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Buongiorno e bentrovatə alla newsletter di Solarpunk Italia.

ll 17 settembre del 1134 ai canonici della Basilica di Sant’Ambrogio venne offerto un banchetto a base di piatti ricchi, tra cui costolette impanate e fritte.
Secondo la tradizione, ancora oggi, la cotoletta alla milanese deve essere di vitello, con o senza osso, di circa 2 o 3 cm di spessore, impanata con uovo e pangrattato e fritta nel burro.

Ormai da tempo è cessato il binomio cotoletta=carne di carré, quindi con osso.
Il vocabolo cotoletta comprende diverse preparazioni alimentari, spesso processate, cioè ottenute da parti di materia prima lavorata e arricchita da altri ingredienti, ma sempre riconoscibili alla vista, all’olfatto e al gusto.
Negli ultimi trent’anni sono comparse anche cotolette ultra processate, preparate con tagli di carne di vario tipo, macinati in quantità variabile; altri ingredienti, per esempio gli spinaci -; additivi: addensanti, coloranti, stabilizzanti, conservanti, insaporitori; grassi aggiunti; acqua etc.

Il 29 dicembre 2022 è stata presentata una proposta di legge, la n. 746,  con iniziativa di deputati tutti appartenenti alla Lega per Salvini premier, relativa a:
Disposizioni in materia di denominazione dei prodotti alimentari contenenti proteine vegetali.
Ecco le prime parole:
“Onorevoli Colleghi! Il mercato agroalimentare in questi ultimi anni ha visto il proliferare di alimenti a base vegetale posti in commercio con l’uso distorto di nomi riferiti alla carne e ai prodotti a base di carne. La diffusione di denominazioni come «bresaola di seitan», «bistecca di tofu» o «prosciutto veg» rende evidente un fenomeno tanto disdicevole quanto diffuso: usare denominazioni di vendita tradizionalmente associate alla carne per sfruttarne la notorietà e le analogie che questa suscita nella mente del consumatore.
[…]
Usare tali denominazioni significa evocare, nell’immaginario del consumatore, alcuni concetti strettamente legati alla produzione zootecnica, quali: la metodologia di produzione fatta di impegno personale, manodopera e passione per l’allevamento animale, la tutela degli stessi e la salvaguardia di ambiente e paesaggio, […] ”
Sul sito di Essere Animali, lo cito solo come esempio di altre associazioni antispeciste, trovate le controargomentazioni. 

Tralascio questioni di carattere etico, ambientale, sociale, culturale, economico, politico, antropologico, sanitario, nutrizionale, legate alla diatriba lessicale. Da qualsiasi lato della barricata la si analizzi, risulta superficiale, approssimativa e polarizzante.
Invece vorrei soffermarmi sulla problematicità a monte di qualsiasi discussione relativa alla nutrizione umana.
Vige un’ignoranza letale e generalizzata in merito a ciò che ingeriamo, dettata da una deresponsabilizzazione indotta dal sistema capitalistico e praticata acriticamente.

Abbiamo affidato gli antichi saperi culinari del bacino del Mediterraneo, identificati con il nome di Dieta Mediterranea – dove per dieta si intende un ampio sistema di approccio alla nutrizione – al marketing, il braccio armato del sistema capitalistico.

Ci siamo emancipat3 dal complesso lavorio quotidiano dedicato alla ricerca di cibi freschi e semplici, miscelati in proporzioni organoletticamente sane e golose, cucinati o trattati con procedimenti atti a garantire la salubrità e la piacevolezza della pietanza. Ottimo!
Pensare, organizzare, cucinare i pasti quotidiani, quando si mangia a casa o anche fuori mediante la schisceta, comporta un impiego di risorse mentali e fisiche importanti e una competenza esperienziale e culturale fuori dal comune.
La contropartita è la schiavitù nei confronti dell’industria agro-alimentare che ci sta obbligando a consegnarle quantità sempre maggiori dei nostri stipendi, sempre più miseri e precari.
Certo perché i comodi cibi ultra processati sono molto costosi, sugli scaffali dei supermercati.
Ma non è solo questo il problema.

Purtroppo non si considera che l’aumento di complessità, applicato al sistema relativamente semplice dell’alimentazione, genera ulteriori costi occulti che riverberano nei settori ambientali, sociali e sanitari quindi ben oltre il prezzo medio di una pietanza a scaffale.
Cioè degrado degli ecosistemi per un maggiore utilizzo di energia e maggiore produzione di imballaggi da smaltire; impoverimento sociale/culturale relativo alle pratiche culinarie e deterioramento del benessere psicofisico, soprattutto nelle fasce a minor reddito; intensificazione dell’uso di medicinali e dell’accesso alle strutture sanitarie, per patologie di vario tipo, legate alla scorretta alimentazione. Solo per citarne alcuni tra i più appariscenti.

Quindi, in merito alla legittimità del termine “cotoletta vegana”, come ci vogliamo porre?
E se fosse di carne coltivata?
Infine se la cotoletta fosse arricchita con farine di insetti?
“Impariamo a leggere le etichette”!
Eh, già. Del mantra markettaro che risolve tutto, sempre davanti a uno scaffale della GDO, sono zeppi anche i progetti destinati alla scuola primaria.

Invece potremmo riscoprire la ribollita, un piatto di risi e bisi, un’insalata di rinforzo, un salutare e goloso cous cous di ceci e verdure, oppure un panino ai cereali con pomodorini e olio e.v.o., se fossimo di fretta.
In buona sostanza si tratta dei piatti tipici regionali, ben combinati in piacevoli e salubri accostamenti di ingredienti.

Se imparassimo a imbandire solo le calorie necessarie e adeguate al nostro stile di vita?

Se ci appassionassimo alla storia alimentare dei nostri avi e la adattassimo alle urgenze ambientali odierne, scopriremmo un ottimo sistema per liberarci dalla schiavitù dei falsi bisogni alimentari alla quale sono sottoposti il nostro corpo e la nostra mente in qualità di S-Oggetti generatori di profitto.

Il petto del povero pollo Broiler possiamo mangiarlo una volta alla settimana o anche meno.
O anche affatto date le agghiaccianti condizioni di allevamento.  
Tanto le nostre nonne e i nostri nonni sono campati fino a cent’anni con tutta una pletora di ricette “fujute”.

L’alimentazione è uno degli ultimi baluardi della resistenza al capitalismo predatorio, specista, razzista, classista, ageista, abilista e di genere.
Mostriamo la potenza dell’attivismo privato, nascosto in una manciata di legumi secchi e verdure fresche cucinati sul fornello di casa.

Possiamo essere tutt3 attivist3 in modo pacato e non violento.
Basta aprire un vecchio e polveroso Cucchiaio d’argento – lo trovate anche in biblioteca! – oppure cercare le indicazioni della piramide alimentare, per riappropriarci e praticare la grandiosità culturale, sociale e nutrizionale della tradizione culinaria del Mediterraneo.

Non facciamoci fregare dagli slogan, da qualunque parte arrivino.

Romina Braggion


NUOVA COLLABORAZIONE!
Le amiche e gli amici del Commando Jugendstil realizzeranno una vignetta solarpunk al mese, per la nostra newsletter. Grazie di cuore!
La vignettà sarà condivisa anche, in inglese, con la rivista Solarpunk Magazine, inaugurando un “gemellaggio” che speriamo prosegua con altre iniziative.

Ecco la seconda vignetta.
Come fa la città solarpunk a scambiare beni con altre comunità solarpunk in giro per il mondo?

I membri di un gruppo di acquisto si mettono d’accordo e mandano una richiesta diretta ai consorzi produttori, che mettono insieme gli ordini e contattano le cooperative di trasporto per la spedizione. Piattaforme federate aiutano GAS e consorzi di produttori a tenersi in contatto e pianificare spedizioni regolari e occasionali nel modo più efficiente ed efficace.
Navi a vela, high tech o tradizionali, solcano il Mediterraneo, portando carichi di porto in porto. Appartengono a cooperative che raccolgono spedizioni dai produttori locali.
Giunte in porto, le navi scaricano i beni su treni merci che le trasportano verso centri regionali di scambio e scali merci.
Qui cooperative locali li caricano su filobus da trasporto che usano energia direttamente dalla rete federata per portarli in quartieri, paesini e villaggi del circondario.
I gruppi di acquisto solidale vanno a ritirare i loro acquisiti alle fermate prestabilite, in sella alle loro bici da carico, spesso a pedalata assistita, o con carrelli, carriole e quant’altro. Produttori locali consegnano a loro volta i loro ordini alle cooperative di trasporto in modo che facciano il viaggio inverso alla volta di comunità vicine e lontane. Ogni scambio è equo e solidale di default.

Commando Jugendstil

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COLLANA SOLARPUNK ATLANTIS: il racconto del mese

Atlantis n. 21: “Incommunicado spin-off” di Lukha B. KremoScaricalo qui

MEMO
Il 17 aprile si terrà, online alle ore 21, il secondo incontro del
Gruppo di Lettura di Solarpunk Italia.
Protagonista: Alice Sheldon con
“La ragazza collegata”

I POST del mese
Letture a tema: “Rouge impératrice” di Léonora Miano

Attivismo ecologista, tra semi e consapevolezza: intervista a Carlo Papalini
Solarpunk Italia al Politecnico di Torino: il progetto solARGpunk del corso Transmedia
8 marzo 2023. I consigli di lettura di Giulia Abbate
8 marzo 2023. I consigli di lettura di Silvia Treves
8 marzo 2023. I consigli di lettura di Romina Braggion
Arriva la terza serie di ATLANTIS
Un club di lettura di fantascienza
Città immaginarie e sostenibili

IL SEME del mese
Da dove ricavare l’idrogeno?
Nell’ambito della ricerca di un’energia più sostenibile, molti studi sono rivolti all’utilizzo di fonti nuove, per esempio elettricità o idrogeno a sostituire gli idrocarburi nell’alimentazione di automobili e, al limite, aerei. È il campo più frequentato e in parte già industrializzato, ma comporta la sostituzione dell’intera filiera energetica (produzione, trasporto, utilizzo finale).
Dal nostro archivio
SEMI: Andernach è diventata una città commestibile
Secondo Martina Artmann, che dirige un gruppo di ricerca sulla risonanza tra esseri umani e natura urbana, in molte città tedesche c’è un crescente interesse per gli orti urbani e la coltivazione di cibo in generale.
Il fenomeno può essere spiegato con la volontà di procurarsi cibo più vicino a casa, evitando le debolezze del sistema alimentare globale.


Per questo mese è tutto. A rileggerci!
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