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Buongiorno e bentrovatə alla newsletter di Solarpunk Italia 2024.

Questo mese Romina Braggion, nel suo editoriale, parla di coriandoli. Le vie del Solarpunk sono infinite. ;D
Se conosci persone che sono interessate a immaginare un mondo diverso e, possibilmente, migliore, invitale a visitare il nostro sito e a iscriversi alla newsletter.

Il Commando si è preso un momento di pausa prima dell’ultima, imperdibile vignetta che sarà presentata… L’attesa sarà snervante! 

Grazie <3
Buona lettura.

Editoriale
Il coriandolo

I caratteri della celebrazione del carnevale hanno origini in festività antiche, come per esempio le Dionisie greche e i Saturnali romani, durante le quali si realizzava un temporaneo scioglimento dagli obblighi sociali e dalle gerarchie per lasciar posto al rovesciamento dell’ordine, allo scherzo e anche alla dissolutezza.1
Il vecchio cedeva il posto al nuovo, in una ciclica celebrazione di cosmogonia.
Nel mondo cattolico/cristiano il carnevale rappresenta un periodo di eccessi prima della Quaresima, caratterizzata da circa quaranta giorni di penitenze, digiuni e ascesi.

A metà febbraio, durante una passeggiata in riva al lago, tra l’erba ancora secca, ho notato centinaia di coriandoli giallo oro, specchi ideali su cui si riflettevano i raggi del sole.
Franco Ricciardiello, nel suo recente racconto Outremer, narra di una città utopica – il parallelo con l’”Insula Utopia” di Thomas More è lampante pure se l’autore lo nasconde sotto la maschera dell’amata Venezia –  sorta sul grande agglomerato di plastica nel mezzo del Pacifico.

Per quanto mi riguarda, con spirito solarpunk, auspico che il Grande Carnevale che caratterizza la nostra civiltà consumista sia il preludio a un nuovo ciclo sociale, culturale, economico, possibilmente migliore per tutt3.
Allo stesso tempo è realistico immaginare un periodo di quaresima che imporrà la riparazione dei danni arrecati al pianeta, a tutte le persone che lo abitano.

Immaginare una città vivibile, adagiata su milioni di metri cubi di plastica, è un seme visionario potentissimo da innestare nel cranio fecondo di una scienza non più verticistica e homo centrica.
Da tale parto/genesi, si attendono migliaia di persone-Atena dotate di buon senso, guaritrici della Terra Madre Gea, bisnonna dell’olimpica dea.

La plastica è un prodotto quasi indistruttibile legittimato a una scriteriata funzione usa e getta. Si può considerare emblematico, nel suo peggiore utilizzo, del capitalismo più becero e distruttivo.

Ridurre l’emissione e il consumo della plastica alla fonte non può essere considerata una misura  ambientale delegabile al libero arbitrio individuale dei cittadini, con leggi di transizione all’acqua di rose, diluite in un tempo che non ci è più concesso.
Contemporaneamente, il peso economico e biologico dell’eccesso di plastica non può essere patito e smaltito dalle popolazioni del sud del mondo e dai cittadini comuni.
Tuttavia ogni persona, soprattutto se occidentale, può imprimere un’orma ecologica meno pesante sul pianeta, intervenendo sul proprio stile di vita.
Il cambio di paradigma deve avvenire, in modo drastico, partendo da una legislazione efficace ed efficiente recepita con responsabilità e buon senso dalla collettività.
Abolire la produzione e l’utilizzo di plastica inutile, mi pare uno dei tanti modi per prendersi cura di Gea.

Non comperare più coriandoli di plastica e mostrare a3 pargol3 il raccapriccio per un cerchietto rosso che finisce nella pancia di un pesce, o mescolato alla sabbia del litorale, o ridotto in nano-particelle dentro il latte materno è una presa di coscienza che potrebbe sottintendere a molto altro.

In attesa che i Leviatani statali partoriscano, dai loro crani fossilizzati, leggi in grado di salvare il salvabile, possiamo davvero iniziare tutt3 a riparare il pianeta cominciando con piccoli gesti di buon senso.
Se eliminiamo qualche centinaio di coriandoli iridescenti per milioni di manine in tutto il mondo – e mozziconi di sigaretta, e tappi di bottiglia eccetera eccetera eccetera, nessuno si senta escluso – forse una delle isolette narrate da Franco Ricciardiello in Outremer non esisterebbe più.
 
1 Fonte Wikipedia
  Romina Braggion

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I prossimi appuntamenti
La New Wave: febbraio-maggio 2024
Terzo ciclo del Club di Lettura di Solarpunk Italia, ancora dedicato alla New Wave.
Lunedì 4 marzo 2024, alle ore 21, si terrà il secondo incontro del terzo ciclo del GDL Solarpunk Italia, con protagonista Tanith Lee “Foresta elettrica” (Electric Forest, 1979)

Martedì cinque marzo 2024, alle ore 14, Giulia Abbate sarà co-relatrice insieme a Elena Ronconi, all’Università  di Verona, per un incontro del ciclo “Desiderare l’impossibile”. Nello specifico, nell’intervento di Ronconi “Critica di genener e utopia”, Abbate darà un inquadramento generale su utopia e distopia.
Aula 2.2, via San Francesco, 22, Verona

La vignetta del mese
LA COLLABORAZIONE CONTINUA!
Le amiche e gli amici del Commando Jugendstil realizzano una vignetta solarpunk al mese, per la nostra newsletter. Grazie di cuore!
La vignetta è condivisa anche, in inglese, con la rivista Solarpunk Magazine. Però la dodicesima e ultima vignetta si farà attendere. Abbi pazienza.

Il racconto del mese, dalla collana solarpunk “Atlantis”

Atlantis n. 29: “Outremer”
di Franco Ricciardiello

Scaricalo qui

I post del mese, dal blog di solarpunk.it
Milena Debenedetti, “Gli svuotati”, recensione di Antonio Ippolito
Chi ha vinto e chi ha perso alla Cop28?
Laura Silvestri, “Natura morta con kintsugi”, recensione di Matteo Scarfò
Tre anni (e un mese) di Solarpunk Italia
“Un salmo per il robot” di Becky Chambers, recensione di Giulia Abbate
“Il nostro seme inquieto” di Giulia Abbate, recensione di Romina Braggion
Conversazione a tre sul film “I filosofi – After the dark” di John Huddles

Il seme del mese: idee per scrivere solarpunk
Il futuro del caffè di Silvia Treves

Il caffè è la seconda merce scambiata al mondo, dopo i prodotti petroliferi. Le tre specie coltivate più note sono Coffea arabica, originaria dell’Etiopia, Coffea robusta (scientificamente denominata canephora), originaria dell’Africa occidentale, e Coffea liberica originaria dell’Africa occidentale e centrale. Arabica è un caffè di grande pregio, Robusta contiene più caffeina ma ha un sapore più piatto, ed è usato soprattutto per caffè istantanei e miscele. Liberica è la più resistente e la meno pregiata.



Dal nostro archivio, un articolo selezionato per voi
Liberarsi dalla plastica, di Silvia Treves
Tra il 1950 e il 2015 gli umani hanno prodotto 8,3 miliardi di tonnellate di plastica e l’80% di essa è ancora in giro nelle discariche o nell’ambiente. Sono rifiuti pericolosi e di lunghissima durata ma  ricchi di energia imprigionata nei loro legami chimici.


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