Il 15 gennaio 2021, dopo qualche mese di discussione e lavori dietro le quinte, rilasciavamo online il sito di Solarpunk Italia.

Per popolare il blog sin da subito, mettemmo online qualche primo post.

Uno era la descrizione di “Assalto al sole”, antologia con la cura di Franco Ricciardiello alla quale avevamo partecipato anche noi (Silvia Treves, Romina Braggion e la sottoscritta, Giulia Abbate) insieme ad altri autori e autrici italiane che per la prima volta avevano potuto prendere parte a un’impresa letteraria solarpunk condivisa, collettiva e nostrana al cento per cento.

C’era poi la descrizione di “La compagnia perfetta” di Romina Braggion, che è stato probabilmente il primo racconto breve solarpunk italiano, uscito nel febbraio 2020 per la collana di fantascienza sociale “Futuro Presente”, da me curata insieme a Elena Di Fazio per Delos Digital.

Altri post erano di merito, con articoli che descrivevano il solarpunk allo stato dell’arte di tre anni fa. Come il solarpunk vuole salvare il mondo, di Ben Valentine con nostra traduzione.

Gran parte della fantascienza di oggi è distopica; non riusciamo a immaginare di creare una società stabile in cui siamo in pace gli uni con gli altri o con il nostro pianeta. (…) La vera domanda che l’umanità deve affrontare oggi è come nutrire, proteggere e organizzare una vita per oltre sette miliardi di esseri umani che sia al tempo stesso confortevole e sostenibile. I pessimisti dicono che è impossibile. Questo senso di una comunità globale, in cui trattiamo tutte le creature viventi come vicini, non viene naturale; forse la letteratura e l’arte possono aiutare.


Il post Solarpunk è la fantascienza (e l’alternativa sociale alla catastrofe) di Nico Gallo è la recensione di una antologia pubblicata dall’editore Future Fiction, a cura di Francesco Verso e Fabio Fernandez, di racconti solarpunk tradotti.

Volendo superare la distopia in cui viviamo, oltre alle lotte diffuse di natura sindacale e individuale, è necessario un lavoro collettivo di costruzione dell’immaginario, di tessitura culturale e di riconoscimento e integrazione delle reti che si oppongono al capitalismo.


Ci tengo qui a porre l’accento su un preciso aspetto del nostro lavoro.
Nel tempo, oltre all’intervento di Nico Gallo, abbiamo pubblicato numerosi articoli e recensioni sul lavoro di svariati editori: al di là del nostro rapporto privilegiato con Delos Digital, che ci ha sempre dato una fiducia e una disponibilità superiori a qualsiasi altro editore presso cui abbiamo bussato per la divulgazione solarpunk, abbiamo sempre dato spazio a pubblicazioni di ogni casa editrice, perché crediamo che il solarpunk sia condivisione, collaborazione, scambio e confronto anche al di là delle righe, nei fatti e nei comportamenti.

Le Riflessioni sparse sul solarpunk di Silvia Treves mettevano in luce un’altra caratteristica che ci ha contraddistinte da subito e che abbiamo sempre cercato di coltivare: l’apertura al dubbio, al ragionamento privo di rigidità, alla ricerca sincera, leale anche nelle sue fatiche o eventuali ombre.
Per noi il solarpunk non è mai stato un catechismo, non una visione da imporre o di cui convincere, non “la cosa giusta”, ma una speranza, una luce possibile, da mettere continuamente alla prova attraverso discussioni interne ed elaborazioni sempre aperte a una dialettica.

Quando sono stata invitata a partecipare all’antologia ho pensato: “Io non sono ottimista, magari nutro qualche speranza sul futuro ma NON sono ottimista”. Però sono curiosa e soprattutto ritengo decoroso fare del mio meglio. Fino a che ci sarà spazio per dire “questo mondo non mi piace, ne voglio uno diverso” io continuerò a farlo. Quindi eccomi qui. 


Un’intervista a Franco Ricciardiello a cura della redazione della rivista Fantasy Voice è stato il modo di mettere qualche “direttrice di senso” nero su bianco, ed esporre in modo metodico e divulgativo una nostra definizione di solarpunk.

Il Solarpunk è sia un genere letterario, un sottogenere della fantascienza, l’ultimo dei sottogeneri che la fantascienza ha partorito, ed è, contemporaneamente anche, se vogliamo estremizzare il discorso, un modo di vivere. Il Solarpunk è l’immaginario ottimista del futuro che si contrappone a una visione pessimista, cupa, rinunciataria sulle possibilità dell’umanità di riscattarsi dall’attuale situazione del pianeta.


Ultimo articolo presente sul sito alla sua apertura era Solarpunk e Art Nouveau, un collegamento necessario alla forma di arte che sin dalla sua nascita, se non alla gestazione, ha nutrito il solarpunk di colori tendenti al verde e alla luce, di forme curve e complesse, di anticapitalismo e anti-elitarismo.

I ricchi parteggiavano per l’industrializzazione del mondo, il movimento Art Nouveau cercava di produrre cose belle per tutti. (…) Il capitalismo ci ha indotti a credere che le cose vecchie e belle siano anche costose, e che possano essere apprezzate solo dai ricchi. NON credeteci. La bellezza non è per ricchi o per pochi eletti. La bellezza è per tutti.


Tre anni sono passati dal nostro emozionato esordio, molte cose sono cambiate, ma l’essenziale no: questi primi articoli dimostrano che la sostanza è la stessa, che i principi che ci ispirano restano forti, e che il nostro lavoro si è mantenuto coerente con le premesse iniziali.

Molte cose cambieranno ancora, immagino, visto che un lavoro volto alla divulgazione deve necessariamente trasformarsi a seconda dell’accoglienza che riceve, perché è un lavoro che trova la sua efficacia e il suo senso nella relazione.

Restiamo felici di quanto fatto, convinti di continuare, speranzose che il meglio debba ancora venire.

Le ultime parole sono rivolte al di là di questo schermo.

Grazie, grazie di cuore a tutte e tutti voi che ci seguite.

Aiutateci a proseguire la strada con più gioia e più gente: invitate i vostri amici e le vostre amiche a iscriversi alla newsletter di Solarpunk Italia, condividete gli articoli, scriveteci se avete idee o proposte in supporto del nostro lavoro… che è “nostro” di tutte e tutti, in un cerchio sempre aperto, dove ci siete anche voi.

Giulia Abbate
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