Buongiorno e bentrovatə alla newsletter di Solarpunk Italia.
Questo mese Matteo Scarfò, il nuovo collaboratore di Solarpunk Italia, si cimenta con il suo primo editoriale per la NL. Accogliamolo con un grande abbraccio (come quelli che ci siamo scambiati durante la favolosa edizione di Stranimondi appena trascorsa) e dedichiamogli tutta la nostra attenzione: scrive di bivi e scelte.
Buona lettura.

Editoriale

Buongiorno e bentrovata, bentrovato alla newsletter di Solarpunk Italia.

Perché non immaginarci come una comunità globale? Avrei voluto scrivere di altro, ma inevitabilmente i fatti che ci investono in questi giorni (anzi, anni)  portano a immaginare una riflessione specifica. Non ne siamo investiti come europei o partigiani di una fazione, ma come esseri umani.
Il mondo post covid è ricaduto nella barbarie del potere. Due invasioni hanno scosso prima l’Europa dell’Est e poi il Medio Oriente, gettando milioni di persone nell’avvilimento e nell’assoluto dolore. Due fatti anticipati e seguiti da altri atti di atroci efferatezze.
Non starò qui a raccontare i come e i perché, è un fatto però che la domanda su dove andrà l’umanità non è mai posta con sufficiente rabbia. E questo succede perché è offuscata dall’idea che nel mondo ci debba essere un potere decisionale. Il potere, da sempre, è l’idea che una classe di più forti sottometta una maggioranza di più deboli, costringendoli nel tempo a pensare che questa sia l’unica cosa giusta da fare. A volte tramutando l’idea della sottomissione in una giusta delega, da affidare secondo ritmi e dettami, così da renderla come una legge immutabile nel tempo.
Come fa il potere politico a mantenere quest’ordine? Molto spesso col potere legislativo e poi con il potere dell’autorità militare. Il mantenimento di quest’ordine è affidato a una forza che si può usare e sacrificare all’occorrenza nell’idea condivisa che esista tutto questo insieme di norme, diritti e doveri chiamato Stato.
Ma cosa succede quando il diritto delle norme prevarica il diritto del vivente? Si ha un corto circuito e il diritto del vivente smette di esistere. Quando il diritto alla vita smette di esistere, il potere si è esteso in ogni direzione e ha scavalcato e distrutto quelle barriere che rendevano accettabile il compromesso. Da qui allora non si torna più indietro, perché il diritto di ogni essere vivente a godere della connessione con l’infinito su questo pianeta è spezzato. È chiaro che il potere non vive di per sé e per sé, ma vive in base al diritto che il Capitale gli assegna, come quando gli antichi sovrani si ammantavano di autorità divina.
Di fronte all’annientamento di centinaia di migliaia di vite voluta dal potere e dal capitale, a cui ogni giorno assistiamo come se fosse normale, giustificato dalla richiesta piagnucolosa per il mantenimento di questo status affinché il bene collettivo continui a esistere, la domanda che dovrebbe sorgere nel cuore e nella mente è: perché non immaginare un bivio dove l’umanità, per un momento, di fronte al sentimento della morte, si ferma e decide di prendere un’altra strada? Questa strada però avrebbe necessariamente bisogno di essere pavimentata con cambi quasi radicali del nostro modo di esistere.
Innanzitutto un rifiuto del gruppo di potere immarcescibile, un rifiuto dell’autorità militare, il divieto di uccisione anche di altri essere viventi al di fuori degli umani, una divisione diversa del nostro tempo, momenti di pura e semplice contemplazione del creato.
Questo bivio è possibile costruirlo da noi. Non dobbiamo aspettare che arrivi qualcuno a portarcelo dall’alto. Perché allora non scegliere di provare? Cosa avremmo da perdere nel pensarci come una comunità globale anziché essere testardamente divisi nelle fasulle identità nazionali? Anni di sciocchezze create ad arte sullo sport, sull’arte, sul cibo e così via, ci hanno resi permeabili all’idea che le nostre vite siano solo parte di mondi chiusi dentro confini dove è già stabilito come vivere, e al concetto di appartenenza a una terra tramandata dagli avi dei nostri avi. Non è così.
È così impossibile immaginarci come individui che possano essere amici di altri individui anche lontanissimi nello spazio e nelle diversità linguistiche? In casi di guerra come quelli che viviamo oggi, la sofferenza di quegli amici dovrebbe essere la nostra. E così dovrebbe valere anche per gli altri essere viventi del regno animale. Nessuna tradizione ne morirebbe, nessuna delle nostre vite comode finirebbe, anzi, ne trarrebbero giovamento proprio per l’interesse innato degli esseri umani alla scoperta e alla novità.
Perché non ammettere che è ora di dire basta all’idea che qualcun altro, chiuso in un bunker protettivo (oggi tristemente reale e non metaforico), possa mandare i nostri simili alla morte loro o di altri come loro, o che valga ancora la legge del dente per dente, occhio per occhio? In poche parole che qualcuno possa togliere il diritto all’esistenza ad altri della nostra comunità umana.
Questa, ad oggi, mi sembra una domanda mai abbastanza posta. Matteo Scarfò

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I prossimi appuntamenti

Il 27 novembre alle ore 21 si terrà il terzo appuntamento del GDL di Solarpunk Italia con protagonista Naomi Mitchison “Memorie di una astronauta”, 1962 

La vignetta del mese

LA COLLABORAZIONE CONTINUA!
Le amiche e gli amici del Commando Jugendstil realizzano una vignetta solarpunk al mese, per la nostra newsletter. Grazie di cuore!
La vignettà è condivisa anche, in inglese, con la rivista Solarpunk Magazine. Ecco l’ottava vignetta.

Simbiosi tra natura ed energia?
Passando in bici, barca o treno attraverso le campagne intorno alla città solarpunk, un visitatore dei nostri tempi si troverebbe un po’ spaesato.
Dove sono le monocolture che si estendono a perdita d’occhio di una volta? E cosa ci fanno tutti quei pannelli solari da quelle parti? E chi ha lasciato le pecore scorrazzare nell’oliveto?
Tecniche agroecologiche hanno in buona parte soppiantato l’agricoltura industriale dello Stadio Terminale. I campi non sono più “fabbriche piatte” volte ad estrarre risorse, ma ecosistemi a tutto tondo, che supportano la biodiversità tanto quanto il benessere umano. Concetti come food forests e agro-silvo-pastoralismo sono sulla bocca di tutti, discussi al bar come una volta lo era la borsa valori.
L’adattamento ai cambiamenti climatici ha portato un cambiamento nelle abitudini degli agricoltori: alcune colture, non più adatte ad un clima più caldo e più estremo, sono state abbandonate, altre sono state introdotte (banane pugliesi e caffè siciliano sono ormai all’ordine del giorno).
Per proteggere dal sole le loro preziose piante, alcuni agricoltori si sono convertiti all’agrosolare, installando pannelli fotovoltaici tra un filare e l’altro delle loro colture, o a mo’ di tettoia a coprirle interamente. Alcune coperture, dalle forme curiose, ricordano delle semisfere.
Frutti di bosco, insalate, agrumi vari e tè (ligure doc, come il pesto) ringraziano e sopravvivono, e le comunità rurali guadagnano una fonte di sovranità energetica senza dover sacrificare né Natura né Coltura.
Ora che il profitto non è più il principale fattore decisionale, il mondo solarpunk è pieno di soluzioni creative e innovative.

Commando Jugendstil

“Solarpunk: il futuro tra speranza e fine del mondo” seconda opera, dalla collana solarpunk “Atlantis saggi”

Atlantis Saggi n. 2: ““Solarpunk: il futuro tra speranza e fine del mondo” di Gabriele Gatto Scaricalo qui

I post del mese, dal blog di solarpunk.it

Il seme del mese: idee per scrivere solarpunk

SEMI: Le alghe sono come i coltellini svizzeri

Prima di tutto una precisazione: alghe e piante acquatiche sono organismi differenti; le prime hanno un corpo indifferenziato definito tallo e non vanno confuse con le seconde, un gruppo di angiosperme terrestri tornate al mare centoventi milioni di anni fa. Il corpo di queste piante è suddiviso in radici, fusto e foglie, la loro riproduzione è sessuata grazie a frutti e semi. Il Mediterraneo ne ospita praterie sommerse, in particolare di Posidonia oceanica, considerato ambiente prioritario e importante bioindicatore ambientale.

Dal nostro archivio, un articolo selezionato per voi

Solarpunk è la fantascienza (e l’alternativa sociale alla catastrofe)

Rivoluzione passiva è un concetto gramsciano che indica il “rinnovamento cui non corrisponde alcuna mobilitazione dal basso”. Questo concetto, purtroppo, risulta azzeccatissimo se usato per una sintetica interpretazione della nostra brutta epoca. Un’epoca in cui non esiste una sinistra parlamentare, non esiste un partito di sinistra capace di opporsi alla crescente brutalità del capitalismo neoliberista, all’aggressione dello stato sociale da parte di compagini neoliberali di destra moderata (come il PD italiano o l’esperienza En Marche di Emmanuel Macron), fino a una varietà di fascismi molto eterogenea. Oggi nessuna mobilitazione dal basso riesce ad avere una benché minima rappresentanza parlamentare, né riesce a vedere condivise dalla classe politica le lotte spontanee che nascono e sono portate avanti dalle persone. Ogni esperienza autonoma viene tacciata di estremismo o di collaborazione, più o meno consapevole, con l’estrema destra. 

 

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Per questo mese è tutto. A rileggerci!  

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