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Lorenzo Davia, Bestiario del Capitalocene, ebook € 3,99, Delos Digital 2023

Uscito con Delos, nella collana curata da Sandro Battisti, questo saggio e-book dal titolo suggestivo porta l’attenzione sulla variante economica, politica e sociale del termine “Antropocene”, introdotto per la prima volta dal naturalista Eugene F. Stoermer e dal Premio Nobel per la chimica Paul Crutzen e diventato ormai di uso comune per descrivere un’era caratterizzata da impatti geologici che risalgono alle attività dell’uomo. Lungo il percorso di questo trattato, Davia suggerisce che il termine usato da Stoermer e Crutzen sia non solo riduttivo ma che possa anche fare il gioco dei veri responsabili del cambiamento dei cicli vitali così come li conoscevamo.

Per quanto riguarda la “distribuzione delle colpe” su scala globale è piuttosto facile pensare che il cittadino comune, una volta adattatosi ai risultati della rivoluzione industriale, sia il vero responsabile dei cambiamenti climatici e sociali dal ‘900 in poi. Se facciamo una doccia o sbagliamo la raccolta differenziata, dopotutto, si pensa, i colpevoli siamo noi. Noi con le nostre azioni quotidiane imprescindibili per il funzionamento della Società.

Davia sviluppa il volume come una breve enciclopedia delle cause che hanno portato all’epoca iper-consumistica che viviamo e ne snoda gli intrecci risalendo i fili fino alle imposizioni del capitalismo predatorio, ovvero le scelte della grande industria e del vertice del potere politico che ci ha guidato negli ultimi due secoli circa.

Nella sua introduzione, l’autore si chiede come si faccia a fare una mappa mentale del mondo, una mappa non solo geografica ma che includa informazioni di carattere scientifico, naturale, culturale, storico, politico, economico, ideologico. Da qui l’idea di prendere ispirazione dai bestiari medievali, o dalle Wunderkammer esistenti dal XVI secolo. 

Un esempio con cui si apre il saggio sono le “angurie cubiche”, non un prodotto della fantascienza di Douglas Adams o Stuart Gordon, ma un frutto creato in Giappone nel 1978 per risparmiare spazio nello stoccaggio durante il trasporto. Per poterlo creare, il frutto viene raccolto prima della sua maturazione, per questo motivo il sapore non è lo stesso di quelle coltivate normalmente e le angurie cubiche finiscono per essere oggetti di decorazione vendute a un prezzo triplo. Questo frutto manipolato senza valore nutritivo diventa il simbolo del controllo dell’industria sulla natura, atto a renderla profittevole. La manipolazione dei cicli naturali ha portato al degrado del suolo e alla perdita di biodiversità.

Un altro esempio è il carbon footprint: una delle caratteristiche del capitale, scrive l’autore, è quella di esternalizzare i sensi di colpa. L’idea di calcolare l’Impronta del Carbonio, ovvero la quantità di gas serra emessi da una certa attività scolta da ciascuna persona, fu introdotta da British Petroleum nel 2005 per spostare e dividere le colpe e le responsabilità per le emissioni serra sul consumatore finale, auto-assolvendosi automaticamente.

Potremmo continuare con la spiegazione della nascita della famosa american breakfast, nella quale l’introduzione di bacon e succo di frutta nel pasto della mattina degli americani si deve a un avanzo di carne e arance che in qualche modo all’inizio del Novecento bisognava immettere nel mercato. Attraverso la manipolazione pubblicitaria, si spinsero i consumatori della working class a credere che quello sarebbe stato il pasto ideale per loro e i loro bambini, tanto da diventare uno dei simboli della cultura culinaria americana fino a oggi.

Tra le pagine del saggio si trovano moltissimi riferimenti come questi appena citati. Tra cani robot, grattacieli, incel e nuove malattie sviluppate come lutto per l’ambiente, ripercorriamo le parole che descrivono gli eventi che hanno plasmato l’era contemporanea, fatta di difesa del capitale, della proprietà e dello sfruttamento di risorse umane, animali, minerali e vegetali. Per la prima volta nella Storia, vi è il dominio incontrollato e totale dell’Impero Umano su quello Naturale, ma questo non è privo di costi altissimi per tutti i cittadini, dal momento che il modello parassitario del Capitale riguarda tutto il mondo e tutti i sistemi economici. Nascervi dentro non è una colpa, né lo è provare a venire a capo delle sfide alla qualità della vita che questo sistema quotidianamente impone, ma conoscendo i cambiamenti in atto si potrebbe provare a immaginare una direzione diversa, che non includa necessariamente un futuro di abusi verso l’ambiente e verso gli esseri umani.

Il saggio non è completo e potrebbe arricchirsi presto di nuove voci. Davia lo scrive all’inizio: il mondo cambia troppo velocemente per rimanere al passo con un libro. Aggiungiamo noi: chissà che non possa un giorno anche includere voci che segnalino un cambio di passo in almeno alcune realtà, un bestiario misto con definizioni che proveranno che lo sforzo di molti ha lasciato un’impronta meno apocalittica e più fiduciosa rispetto al mondo capitalocentrico.

Consigliamo la lettura di un saggio che allarga la conoscenza su alcuni fenomeni del mondo recenti che fino ad ora non avevano un nome, o che invece si erano inseriti nella consuetudine apparendo innocui e innocenti, per arrivare a mettere in questione quello che è stato dato per irrinunciabile e ineluttabile e immaginare alternative e prospettive insieme alle presenti e future generazioni.

Matteo Scarfò
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