Justine Norton-Kertson da Solarpunk Magazine, traduzione di Silvia Treves

Uno dei miei racconti preferiti di genere solarpunk è Caught Root (Radice rubata) di Julia K. Patt. Forse lo conoscete già. È il primo racconto dell’antologia fondamentale Glass and Gardens: Solarpunk Summers, curata da Sarena Ulibarri e pubblicata da World Weaver Press.

Il racconto parla dell’interazione tra due persone provenienti da due diverse società solarpunk del futuro. Una di queste comunità utopiche utilizza l’alta tecnologia per svolgere la maggior parte possibile del lavoro nella società, liberando coloro che vi abitano in modo che possano dedicarsi ad attività più artistiche e creative. L’altra comunità, New-Ur, è un’utopia che utilizza la bassa tecnologia e pone l’accento sul valore delle relazioni umane e del lavoro fisico per soddisfare le esigenze sociali e di sopravvivenza.

Nei circoli solarpunk parliamo molto di come creare un mondo in cui l’umanità, la natura e la tecnologia coesistano in armonia anziché in conflitto. Sogniamo una società in cui la tecnologia sia al servizio delle persone anziché dominarle. Non ci limitiamo a fantasticare, ma cerchiamo attivamente di creare un mondo in cui la tecnologia sia parte della soluzione per preservare il pianeta, piuttosto che uno strumento di distruzione ambientale e di estinzione. Ma la tecnologia è necessaria perché una società, presente o futura, possa essere considerata solarpunk?

La risposta breve è sì. Anche la risposta lunga è sì. Dopotutto, dalla fabbricazione di strumenti per la caccia e la costruzione di rifugi, fino all’accensione di fuochi per riscaldarsi e stare al sicuro durante la notte, la tecnologia è più antica della specie Homo sapiens e la creazione e l’uso della tecnologia hanno sempre fatto parte della costruzione della comunità umana. Ma questa risposta lunga è accompagnata da una serie di condizioni evidenziate nell’articolo.

1. Il concetto di Solarpunk non è così tangibile

Per quanto si parli di cosa sia il Solarpunk, di cosa significhi o di come si esprima, resta il fatto che è ancora un concetto e un genere relativamente nuovi. Forse è meglio pensare al termine come a una descrizione delle cose, invece di un vocabolo che pone limiti effettivi. In questo senso, il Solarpunk è come una scatola in cui inserire le cose per effettuare confronti, valutazioni, analisi e costruire relazioni. Le definizioni sono certamente utili, ma usare il termine Solarpunk come mezzo per applicare limiti strettamente prescrittivi alle idee non sembra particolarmente utile a questo punto della vita del genere. Per approfondire questa discussione, si veda l’intervento di Jay Springett sul solarpunk come strategia narrativa e motore memetico.

2. Tecnologia non significa necessariamente alta tecnologia

Nel nostro mondo di tecnologie relativamente avanzate, elettrificate, collegate in rete e dotate di intelligenza artificiale, può essere facile pensare che “tecnologia” abbia il medesimo significato di “alta tecnologia”, che possa essere definita semplicemente come la tecnologia più recente, all’avanguardia e più avanzata disponibile. In senso molto più ampio, la tecnologia stessa si riferisce a un’ampia varietà di strumenti e processi creati e utilizzati per l’applicazione pratica della conoscenza appresa. La comunità di New-Ur, nel racconto di Pratt sopra citato, è un ottimo esempio di utopia futura che, per risolvere i problemi, utilizza la tecnologia ma non l’alta tecnologia.

Un classico esempio di soluzioni a bassa tecnologia è il modo in cui gli scimpanzé usano i bastoni per pescare le termiti come snack. Questi scimpanzé stanno usando la tecnologia non meno di un umano seduto al computer a codificare un videogioco. Non è necessario che qualcosa corrisponda alla definizione umana di innovativo, e di certo non è necessario che sia meccanico o elettrico per rientrare nel concetto di tecnologia.

3. L’alta tecnologia non è necessaria

Anche se l’uso della tecnologia, in generale, sembra essere un prerequisito per la costruzione del mondo umano, ciò non significa che esista una correlazione necessaria tra utopia e alta tecnologia. Anzi, è proprio il contrario. Esistono tante concezioni di utopia quante sono le ideologie nel mondo.

È appropriato che guardiamo collettivamente una nuova tecnologia e diciamo: “Per quanto avanzata possa essere, probabilmente non è l’opzione migliore per noi in questo momento”. Più importante del fatto che la tecnologia sia la più avanzata disponibile è semplicemente che venga creata e utilizzata allo scopo di costruire armonia e comunità tra le persone, tra le specie e con il pianeta.

4. Le utopie sono accessibili

Sebbene una società utopica non debba necessariamente essere altamente tecnologica, deve essere accessibile. Per esempio, se le persone che usano sedie a rotelle o altri ausili per la mobilità non possono muoversi, accedere agli spazi pubblici e privati della comunità e partecipare in modo significativo al mondo che immaginate, allora quel mondo non è utopico secondo alcuna definizione significativa della parola. Se una persona affetta da diabete o da qualche altro disturbo non può sopravvivere nel vostro mondo futuro perché la tecnologia medica di cui ha bisogno per continuare a vivere non esiste più, allora non solo il vostro mondo non è utopico, ma il concetto primitivista alla base della vostra utopia è una porta verso l’eco-fascismo. Allo stesso modo, se l’alta tecnologia nel vostro futuro immaginario si traduce in sistemi di oppressione, allora non potete definirlo utopico.

A Solarpunk Magazine siamo entusiasti di leggere di futuri utopici e solarpunk che siano sia high tech sia low tech. Almeno, io so di esserlo. Ma se le persone non possono sopravvivere nel vostro mondo futuro a causa di una riduzione dell’uso della tecnologia o del modo in cui l’alta tecnologia viene implementata e utilizzata, allora il vostro mondo potrebbe non adattarsi molto bene alla scatola del Solarpunk.

Justine Norton-Kertson

Justine Norton-Kertson è autore/autrice di racconti, giochi, poesie e musica. Il suo lavoro è stato pubblicato in oltre una dozzina di riviste, tra cui Utopian Science Fiction Magazine, Rulerless e Jupiter Review. Il suo libro di saggistica, Solarpunk Witchcraft, è in uscita per Microcosm Publishing nel 2024. Il suo account twitter è @jankwrites.

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