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Silvia Treves

Tucson sorge in un ambiente desertico, con temperature che in estate superano i 38°C e piogge scarse. La fonte principale di acqua è il fiume Colorado, un tempo chiamato il grande fiume. Il suo bacino, che si estende dal Wyoming al Messico, a causa del surriscaldamento è molto diminuito ed è al centro del più intenso cambiamento climatico degli Stati Uniti Occidentali.

Brad Lancaster, cresciuto in città, si è reso conto che la situazione idrica peggiorava sempre più: la falda freatica si abbassava e le sorgenti si prosciugavano. Fortunatamente ha scoperto il lavoro di Rajendra Singh, in India soprannominato “L’uomo dell’acqua”, che ha riportato in equilibrio zone schiacciate dalla crisi idrica scavando grandi fosse (johad) per catturare le piogge monsoniche e ricaricare le falde acquifere in previsione della stagione secca, secondo un sapere antico cancellato dall’Impero britannico.

Pratiche antiche molto simili sono state riprese in Zimbabwe: Zephaniah Phiri Maseko le ha insegnate a Lancaster, che ora spiega:

“sono rimasto sbalordito dall’incredibile effetto positivo che ha avuto questo lavoro. Ma ho anche capito che, wow, posso farlo, chiunque abbia la capacità di muovere una pala può farlo”.


Così, Brad ha costruito un bacino di raccolta collegato con gli scarichi domestici e ha poi diretto l’acqua verso le aree piantumate adiacenti. Nel frattempo, ha iniziato a raccogliere l’acqua dal tetto dirigendola in un serbatoio collegato con il lavello di cucina e con un impianto doccia esterno. Un tetto di 38 mq bastava a fornire il 95% del suo fabbisogno idrico domestico.

Ma non era l’unico a impiegare queste tecniche: le tribù indigene locali da molto tempo deviavano l’acqua piovana nei loro raccolti e giardini, raccogliendola dalla grondaia, facendola passare in un cordolo del marciapiede e riempiendo i loro bacini.

La tecnica diffusa da Brad, e già avviata dalla popolazione indigena, è a basso costo e utilizzabile in piccole collettività, come famiglie e vicinato. Brad ha insegnato ad altri:

“Così, con l’ispirazione del passato e il desiderio di cambiare il presente, abbiamo organizzato questo progetto annuale di piantagione di alberi. E poi, abbiamo pensato beh, come possiamo […] prenderci cura di questa foresta in modo da aiutare a costruire una comunità più resiliente? Perché tutti quelli che vivono intorno a noi fanno parte del potenziale di questo posto”.


Ora a Tucson il taglio del marciapiede per raccogliere l’acqua piovana è stato legalizzato.

Come spiega Silvia, abitante del quartiere, si condividono le abilità acquisite e poi chi ha imparato può mettere in pratica la tecnica e incentivare altre persone: “un effetto a catena di questa conoscenza che viene condivisa”.

E Rachel rivendica questo sapere: “Noi, vogliamo connetterci con le nostre radici indigene […] Vogliamo essere in grado di coltivare il nostro cibo in un modo che faccia parte delle nostre radici.
Così Tucson, negli ultimi decenni, ha ridotto il suo consumo di acqua di oltre il 30%, nonostante una popolazione in aumento. E il verde prospera portando ombra e migliorando la qualità della vita.

Ma occorre continuare a monitorare la situazione climatica.

Silvia Treves

Fonte: Scientific American 20/04/2023

Un johad per il recupero dell’acqua piovana, in India
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