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Il delfino rosa che può salvare se stesso e non solo

di Silvia Treves

Boto non è il nome con cui conosciamo questo raro e bellissimo odontoceto, forse i termini Inia o delfino rosa vi diranno di più.

Le inie sono cetacei d’acqua dolce tipici dei bacini del Rio delle Amazzoni e dell’Orinoco, dove risiedono da più di 25 milioni di anni. Più che nei fiumi, vivono nei sistemi di laghi e di giungle allagate, senza mai spingersi in mare.

Diversamente dai delfini marini, le inie hanno un rostro tubolare coperto di vibrisse e una fronte prominente la cui forma può essere appiattita a volontà. Invece della pinna dorsale mostrano una gobba lunga e stretta, le vertebre cervicali non sono fuse tra loro; quindi, i delfini rosa possono girare il capo ad angolo retto. I giovani sono grigio scuro sul dorso e più chiari sul ventre, gli adulti tendono al bianco con sfumature bluastre; la colorazione rosata è dovuta al trasparire dei vasi sanguigni sotto la pelle chiarissima. Lunghi circa tre metri, i boto sono i delfini di fiume più grandi; vivono in coppia o in piccoli gruppi e, poiché si mostrano raramente, un tempo erano considerati animali sacri.

Tra il 1994 e il 2016 la popolazione delle inie è crollata del 65% (dati Living Planet Report WWF). Tra le ragioni ci sono l’inquinamento delle acque  dovuto a mercurio e altre scorie scaricate da miniere illegali, e l’intelligenza dei cetacei, che li spinge ad attaccare le reti da pesca dove spesso restano impigliati rischiando di soffocare.

I pescatori, inferociti per i danni, preferirebbero un boto morto a uno vivo, ma…

Sfruttare turisticamente le aree protette è sbagliato, spesso criminale. Questa volta, però, una gestione RESPONSABILE e MONITORATA potrebbe offrire una chance alle inie e non soltanto a loro; la strada dei delfini rosa, infatti, si è incrociata con quella di molti membri delle FARC colombiane che, avendo consegnato le armi nel 2017, si sono dovuti riciclare lavorando nell’ecoturismo.

Cosa suggerisce questo seme?

  • 1: che è indispensabile vigilare, soprattutto incaricandone enti terzi e super partes.
  • 2: che un po’ di speranza non guasta.

In conclusione, possiamo sperare nel raggiungimento di un equilibrio fra turisti responsabili, boto – sicuramente tanto intelligenti da abbandonare l’area se importunati – e lavoratori del settore capaci di comprendere il vantaggio di mantenere in buona salute e soddisfatte le inie giocherellone.

Occorre fare in fretta, però, perché – si legge sul n. 1500 di Internazionale 2023 – la specie è in pericolo: due esemplari di inia sono stati soccorsi dopo essersi arenati nelle acque basse di un fiume colombiano.

Silvia Treves

Fonte Wired Non scaldiamoci diario ambientalista sul cambiamento climatico 10/02/2023


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