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Franco Ricciardiello
Philip J. Farmer, I cavalieri del salario purpureo (Riders of the purple wage, 1968)

Il 22 maggio si è svolto l’ultimo incontro del Club di lettura di fantascienza, argomento questo romanzo breve, premio Hugo 1968, che Philip J. Famer scrisse per l’antologia Dangerous visions di Harlan Ellison, a proposito della quale cito da Wikipedia:

Considerata un’antologia innovativa, Dangerous Visions ha contribuito a definire il movimento della fantascienza New Wave, in particolare nella sua rappresentazione della sessualità, introducendo altri temi fino ad allora rimasti al margine, quali incesto, ateismo, anti-imperialismo, antimilitarismo, pacifismo. Il curatore editoriale Al Sarrantonio scrive di come “Dangerous Visions quasi da sola […] ha cambiato il modo in cui lettori pensavano la fantascienza”. Isaac Asimov, scrivendo la prefazione all’antologia, la etichettò come “La seconda rivoluzione” (dopo la prima rivoluzione che aveva prodotto l’Epoca d’oro della fantascienza).


La presente recensione tiene conto anche di alcune cose dette dai partecipanti al club di lettura.

La storia di fondo parte da idee sviluppate negli anni Sessanta, in particolare il dibattito sul reddito universale (in Italia la migliore approssimazione è il ‘reddito di cittadinanza’) e le teorie di pianificazione economica che allora venivano adottate nei paesi socialisti. Il titolo è un gioco linguistico su Riders of the purple sage (1912), un romanzo western di Zane Grey portato almeno cinque volte sul grande schermo.

Farmer cita espressamente, come origine della sua ‘utopia’, il memoriale della “Triplice rivoluzione”, un documento inviato nel 1964 da scienziati e ricercatori al Presidente degli Stati Uniti Lyndon Johnson, con suggerimenti politici per il futuro della nazione: queste tre rivoluzioni in corso sarebbero “La rivoluzione cibernetica” (produzione automatica di massa, che richiede progressivamente meno lavoro umano), “La rivoluzione degli armamenti” (lo sviluppo di nuove armi in grado di cancellare la civiltà, ma anche di rendere impossibile la guerra) e “La rivoluzione dei diritti umani” (una richiesta universale di diritti umani).

Nella storia, ogni cittadinə di questo mondo post-scarsità, nato appunto dalla Triplice Rivoluzione, riceve dal governo un reddito di base, il “salario purpureo”, e abita comunità chiuse, specie di arcologie sotto una grande cupola. Tuttə possiedono un Fido, combinazione di televisione e videotelefono, impressionante approssimazione di Internet. Chi non gradisce questo stile di vita può trasferirsi in riserve naturali dove si vive più a contatto con la natura.

Il protagonista, Chibiabos Elgreco Winnegan, è un giovane artista bisessuale (i costumi sessuali, come spesso in Farmer, sono più disinibiti di quelli odierni, e assolutamente privi di pregiudizi) che presenta una propria opera a un concorso, il cui premio gli permetterebbe di continuare a vivere e lavorare a Ellay (Los Angeles) invece che essere trasferito insieme a un’eccedenza di popolazione in Egitto.

In una società senza storia, senza preoccupazioni materiali, l’arte assume un ruolo centrale; glə artistə conoscono una popolarità paragonabile a quella delle odierne star del cinema. Il critico Rex Luscus agisce anche come agente e manager di Chibiabos, aspettandosi in cambio favori sessuali.

Chibiabos fa parte dei Giovani Radicchi, contestatori arrabbiati che mettono scompiglio nella comunità; l’artista ha messo incinta una sua compagna, Benedictine, e adesso si oppone al fatto che lei abortisca, per ragioni che risalgono alla propria infanzia.

Chibiabos è l’unico a sapere che in casa, insieme a lui e sua madre, vive anche di nascosto il Nonno (che in realtà è nato alcune generazioni prima), il quale vent’anni fa ha finto di essere morto dopo avere rubato 20 miliardi di dollari, cifra che non ha mai potuto utilizzare. Al nonno dà la caccia un agente del fisco, Falco Accipiter. Il Nonno era un capitano d’industria e al tempo stesso capo del sindacato deə proprə lavoratorə, ma poi l’azienda fu chiusa anche se permetteva aə dipendenti un reddito superiore al salario purpureo.

Il Nonno scrive un diario, le cui pagine sono riportate nel racconto; è un appassionato di James Joyce, e il lettore comprende che una delle chiavi di lettura è questa: in I cavalieri del salario purpureo c’è lo stile di Ulisse, c’è persino il protagonista che prende il nome da Finnegan’s Wake (in una delle ultime pagine, diventa “Winnegan’s Fake”).

Questa imitazione della scrittura di Joyce rende ardua la lettura, specialmente delle prime pagine, che sono respingenti, poi diventa più semplice e a un certo punto c‘è anche una spiegazione di discreta lunghezza sugli antefatti.

Alcuni particolari sono effettivamente disturbanti (ma anche questo è nei propositi di Dangerous visions), come la questione dell’interruzione di gravidanza di Benedictine, in particolare la scabrosa scena della ‘rissa’ tra Chibiabos e Benedictine, comica nelle intenzioni ma piuttosto fastidiosa per ciò che implica.

Il racconto, oltre a essere una magnifica anticipazione di tendenze future (che difficilmente si realizzeranno in questi termini, ammettiamolo), è anche una presa in giro di una società collettivista, nei limiti di quanto potrebbe avvenire negli USA, da parte di uno scrittore che possiamo inquadrare nel tipo ‘anarchico americano’, cioè un individualista contrario a qualsiasi preminenza dello Stato. Si tratta comunque di una delle pochissime ‘utopie’ collettiviste non-marxiste scritte da autori di fantascienza.

La maggiore difficoltà nella lettura si è rivelata la quantità di “carne al fuoco”, idee appena sviluppate per ragioni di spazio, oltre naturalmente allo stile, che la maggior parte dei lettori ha considerato ostico. Lo stile, volutamente barocco, o meglio “modernista” nel senso joyciano, è ricchissimo di citazioni, a partire dai nomi che ogni abitante sceglie in una giorno predefinito, la “giornata del nome”: ognuno dei protagonisti richiama quindi idealmente almeno tre figure ben determinate, dal momento che i nomi sono triplici: Chibiabos Elgreco Winnegan, Rousseau Red Hawk, Benedictine Serinus Melba, Omar Bacchylides Runic e via dicendo.

Franco Ricciardiello

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