Silvia Treves
Negli ultimi anni l’interesse per la coltivazione delle alghe è praticamente esploso, a causa dell’enorme varietà di ambiti nei quali queste creature possono essere impiegate.
Prima di tutto una precisazione: alghe e piante acquatiche sono organismi differenti; le prime hanno un corpo indifferenziato definito tallo e non vanno confuse con le seconde, un gruppo di angiosperme terrestri tornate al mare centoventi milioni di anni fa. Il corpo di queste piante è suddiviso in radici, fusto e foglie, la loro riproduzione è sessuata grazie a frutti e semi. Il Mediterraneo ne ospita praterie sommerse, in particolare di Posidonia oceanica, considerato ambiente prioritario e importante bioindicatore ambientale.
Torniamo alle alghe, diffuse in tutti i mari e nelle acque dolci. Le alghe unicellulari vivono sulla superficie delle acque e fanno parte del fitoplancton; le pluricellulari, fornite dello pseudotessuto chiamato tallo, vivono in acque poco profonde, posizionandosi a diversa distanza differente dalla superficie.
Alghe unicellulari
Le alghe azzurre sono organismi procarioti (come i batteri), nonché i più antichi vegetali fotosintetici ancora esistenti. La fucocianina è il pigmento azzurro che consente loro la fotosintesi.
Le diatomee sono fornite di pareti silicee dure e resistenti; quando muoiono, i resti delle pareti restano sui fondali dove, in milioni di anni, hanno formato rocce sedimentarie farinose.
Alghe pluricellulari eucariote
Le alghe verdi contengono clorofilla; comprendono circa 8000 specie, hanno alcune caratteristiche in comune con le piante terrestri, il che fa ipotizzare che ne siano progenitrici.
Le alghe brune vivono soprattutto in ambienti marini, a una profondità maggiore rispetto alle alghe verdi; contengono alginati.
Le alghe rosse sono prevalentemente marine e vivono più lontane dalla superficie. Contengono agar-agar.
Ora possiamo aprire i nostri coltellini svizzeri pluriattrezzati e scoprire a che cosa possano servire.
1. ridurre la produzione di metano in ruminanti come mucche, capre e pecore: un compito ottimamente svolto dall’alga rossa australiana Asparagopsis, se aggiunta alla loro dieta. Consultare in proposito un seme firmato da Franco Ricciardiello.
Il vantaggio di usare queste alghe per abbattere le emissioni di metano è evidente, se pensiamo agli allevamenti intensivi, ma la soluzione più semplice (e più etica) sarebbe ridurre la quantità di carne consumata.
2. aumentare le proteine e i nutrienti nei prodotti alimentari: alcune alghe possono contenere il 10-30% di proteine, un valore paragonabile ai livelli proteici della soia. Inoltre, presentano livelli relativamente elevati di acidi grassi omega-3 a catena lunga (cibo per il cervello) che non si trovano naturalmente nelle fonti alimentari terrestri.
3. fornire ulteriori benefici per la salute nelle nuove terapie: è in crescita il numero di specie di alghe che rivelano proprietà anticoagulanti, antinfiammatorie, antiossidanti, anticarcinogene e antivirali. Alcune, inoltre, paiono promuovere una buona risposta immunitaria.
4. assorbire i nutrienti in eccesso nelle acque reflue: alcune specie di alghe sono in grado di recuperare e riciclare nutrienti che finiscono lì, come azoto e fosfati. Un’ottima prestazione in aree ad alta concentrazione umana, o di acquacoltura intensiva vicino alle coste.
5. catturare e immagazzinare CO2 è forse la questione più complicata da calcolare: quanta ne può essere fissata attraverso la fotosintesi algale? I dati variano tra specie e tra ecosistemi; talvolta, ad esempio, gli ecosistemi algali producono più carbonio di quanto possano catturarne. Realizzare nuovi prodotti, però, potrebbe consentire la sostituzione di altri con un’impronta di carbonio maggiore, ad esempio nell’ambito dei nuovi materiali da costruzione.
6. alimentare lampade elettriche, vedi un precedente post di questa rubrica.
7. combattere la crisi climatica: Le alghe del fondale e il fitoplancton alla loro morte rilasciano dimetil solfuro, un composto chimico che dà quel tipico e intenso odore “di mare”; questa molecola, se ossidata, produce composti che fanno condensare il vapore acqueo dando origine a nubi che, riflettendo la luce solare nello spazio, raffreddano l’ambiente.
Per le informazioni, solo citate, di seguito consultare questo link.
8. produrre biocarburanti a partire dalle alghe utilizzabili nel trasporto su strada e nella navigazione
9. produrre bioplastiche partendo da basi come l’agar-agar o i polimeri di proteine e carboidrati algali.
10. produrre materiali isolanti termoacustici partendo dall’agar-agar
In conclusione, le alghe sono davvero un multiutensile, coltivabile contemporaneamente come fibre tessili, integratori, fertilizzanti, farmaci, biocarburanti… per poi indirizzarli verso le necessità del momento. Così, nulla andrebbe sprecato.
Silvia Treves
Fonte: The Conversation
Leggi gli altri post dei SEMI
Cos’è il solarpunk: leggi il manifesto
Blog: HOME
Comments are closed