L’eucalipto rosso (Eucalyptus camaldulensis) è originario dell’Australia; cresce rapidamente, richiede bassa manutenzione, ha grande resilienza nelle regioni aride ed è pronto per essere tagliato in cinque-dieci anni. L’ideale, insomma, come fonte di legna da ardere.
L’eucalipto rosso e il Nepal incrociarono i loro destini nel 1977 quando il Paese avviò un progetto per riforestare i terreni degradati.
Nel 1957, infatti, il Nepal aveva nazionalizzato tutte le foreste per proteggerle dai proprietari terrieri, con risultati pessimi: i proprietari disboscarono le loro terre per non farle nazionalizzare; l’esito fu una grande deforestazione.
Seguendo i consigli di esperti australiani, il Nepal riuscì a riforestare e, contemporaneamente, a soddisfare la richiesta di legno da ardere delle comunità locali usando un mix di due specie esotiche – eucalipto e un po’ di teak – e un terzo di palissandro autoctono.
Il primo raccolto, che risale al 1989, fu considerato un successo.
Nel 2015 – nel quarto periodo di raccolta – un gran numero di agricoltori entusiasti convertirono i loro campi di riso, senape e grano in piantagioni di eucalipto. Già un rapporto del 1993 sottolineava che l’elevato consumo d’acqua della specie avrebbe potuto ridurre le rese dei terreni agricoli circostanti le piantagioni e impoverire il suolo di nutrienti causando un calo delle rese e la necessità di fertilizzanti. Oggi, dopo altri dieci anni, l’amarezza è molto diffusa fra gli agricoltori: metà di coloro che un tempo avevano piantato eucalipti li hanno abbandonati.
Attualmente, il problema climatico in Nepal non si limita alla difficile convivenza con gli eucalipti: il Paese sta affrontando una crescente crisi idrica a causa dei cambiamenti climatici. Un tempo, la copertura arborea della catena montuosa che attraversa il Nepal consentiva di rifornire di acqua le pianure e ricaricare le falde acquifere. Oggi, però, la vegetazione è minore e le piogge più intense, così il terreno non riesce ad assorbire l’acqua abbastanza velocemente e le falde non si ricaricano; il Nepal si dibatte tra inondazioni ed erosione del suolo. Inoltre, l’intera pianura indo-gangetica è colpita da violente ondate di calore.
Secondo un esperto, gli agricoltori non furono informati: l’eucalipto avrebbe dovuto essere piantato su terreni asciutti, invece che nelle risaie umide.
Il governo sostiene che non ci sono prove che la politica dell’eucalipto sia stata un errore, ma la ricerca scientifica suggerisce il contrario: specie a crescita rapida come gli eucalipti consumano molta acqua; anche in zone aride possono creare carenze idriche, soppiantando le foreste autoctone.
L’esperienza del Nepal dimostra che non vi sono né scorciatoie né pasti gratis: l’unica soluzione è non contare sulle specie esotiche e lasciare che quelle autoctone raggiungano un equilibrio naturale.
Silvia Treves
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