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Recensione di Franco Ricciardiello
Yanis Varoufakis, Another Now, The Bodley Head, London 2020, 234 pagg, £ 16,99 stampa

“Capitalismo e fantascienza hanno una cosa in comune. Commerciano sul futuro usando valuta immaginaria”

[Another Now, p. 18]

La presente recensione completa un’ideale trilogia di titoli che tentano di immaginare in che modo avverrà la transizione dall’ordine internazionale capitalista alla società futura: più vicino al racconto di science fiction è Walkaway (2017) del canadese Cory Doctorow,  ambizioso e realistico The Ministry for the Future (2020) dello statunitense Kim Stanley Robinson, nel solco dell’utopia classica invece Another Now (2020) dell’economista nonché ex ministro delle Finanze greco Gianīs Varoufakīs, che sulla copertina dell’edizione inglese del romanzo è indicato con la trascrizione Yanis.

Forse è superfluo specificarlo, tuttavia: nessuno dei tre titoli è mai stato tradotto in Italia, benché gli autori abbiano già nel nostro paese una bibliografia di un certo rispetto. Attendiamo di vedere cosa accadrà nel futuro prossimo.

L’intento narrativo e il pubblico degli autori sono naturalmente differenti, e si può dire che i risultati sono in ogni caso congruenti con le premesse. Ricominciamo da zero, dalla famosa osservazione di Fredric Jameson sul fatto che sia più semplice immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo. Tutti e tre i libri seguono la via più difficile tra le due, dunque, come il solarpunk, e ognuno dà una risposta diversa. Per Doctorow, una crisi economica nel XXI secolo, con polarizzazione tra estremamente ricchi sempre più ricchi e poveri irrimediabilmente più poveri: uno scontro molto duro con impiego di milizie private e con la forza residua degli Stati nazionali al servizio del potere economico, il cui intento risulta comunque vano contro una dialettica storica inarrestabile, e contro la stessa innovazione tecnologico-scientifica che sfugge al controllo del capitale. Per Robinson, l’approssimarsi della catastrofe climatico-ecologica e la presa di coscienza, da parte di un gruppo illuminato di rappresentanti di varie istituzioni internazionali, coordinate da una direzione consapevole, dell’inevitabilità di subordinare le dinamiche del mercato alla volontà dei governi. In Varoufakīs abbiamo invece lo smantellamento del capitalismo, pur senza toccare il libero mercato, a seguito di una crisi economica. Di rilievo il fatto che il cambio di paradigma non avviene nel futuro bensì nel passato prossimo.

Alla base di Another now c’è infatti un meccanismo narrativo che tiene insieme utopia e ucronia.

In un futuro non troppo lontano, lo scienziato Costa, alla ricerca di un gioco di realtà virtuale totalmente immersivo, trova casualmente il modo di comunicare in via quantistica con un altro-da-sé che vive in un presente alternativo. Nel mondo del suo doppio, a seguito della crisi economica globale del 2008, una serie di movimenti “dal basso” succedutisi a cascata hanno costretto i governi a una serie di riforme sempre più radicali, innescando una rivoluzione nonviolenta che ha completamente cambiato la struttura economica del mondo.

Ecco come l’autore descrive i tre personaggi, ognuno dei quali rappresenta un punto di vista differente sull’utopia:

“Adesso mi rendo conto che si erano messe insieme tre persone ognuna delle quali era stata in maniera differente adescata e poi sconfitta dalla modernità: Iris da una lunga teoria di scoraggianti calamità della sinistra, dalla sorte toccata alle sue eroine continentali Rosa Luxemburg e Aleksandra Kollontaj al trionfo britannico della Thatcher; Eva dalle armi di distruzione finanziaria di massa e dal “rischio senza rischi” che lei stessa aveva un tempo spacciato; Costa dalla fede mal riposta nel potere d’emancipazione della rivoluzione digitale.”

[p. 21]

Costa mette a parte del segreto due care amiche, entrambe in qualche misura deluse da come vanno le cose nel mondo: Eva, ex intermediatrice finanziaria coinvolta nella crisi dei subprime, e Iris, che si può definire più o meno “contestatrice di professione”, ex femminista e poi membro di diversi movimenti di opposizione alla globalizzazione capitalista. Divertente  il modo in cui la voce narrante introduce alla prima apparizione il personaggio di Iris:

“Iris ed io c’incontrammo in quella distopia che era la vita universitaria in Inghilterra.”

[p. 7]

Ognuno dei tre ha possibilità di interrogare il/la propriǝ doppiǝ attraverso il canale di comunicazione tra gli universi, così che nelle 200 pagine circa di questo volume tutto sommato veloce da leggere Varaoufakīs ci presenta la sua utopia di liberazione dal capitalismo. Nonostante la relativa brevità, il testo offre un sistema dettagliato, coerente e di grande interesse — non solo come costruzione economica, dal momento che Iris per esempio rappresenta preoccupazioni sociali e morali.

Cerco di esporre i punti principali di questa ucronia utopistica:

  • Le società appartengono a chi vi lavora, la proprietà è ripartita in quote di uguale valore; stipendi, incentivi e carriere interne vengono stabilite tramite votazione generale;
  • le società possiedono un valore di qualità esterna, nei confronti di terzi (clienti, aspiranti collaboratori etc) pure ottenuto tramite votazione (non dei dipendenti-proprietari, ovviamente);
  • il mercato dei valori finanziari, la Borsa valori, non esiste;
  • non esistono imposte sui redditi, solo un prelievo del 5% sugli utili delle imprese;
  • in ogni nazione c’è solo una banca centrale con la quale tutti i cittadini intrattengono rapporti; ogni nuovo nato riceve una congruente somma sul conto, che non è tuttavia semplice da prelevare — si può utilizzare a raggiunta maturità, e dietro presentazione di un progetto economico;
  • allo stesso modo, tutti i cittadini si vedono accreditare ogni mese una cifra di base sul conto, mediante la quale è possibile vivere senza particolari difficoltà: serve soprattutto a chi desidera dedicarsi a attività non remunerative, filantropiche, di cura e altro;
  • tutte queste cifre vengono create “dal nulla” con una semplice operazione contabile delle banche centrali, generando una quantità di ricchezza che fa girare l’economia;
  • l’assegnazione delle abitazioni avviene con un complesso meccanismo che privilegia non chi può pagare di più, ma chi dimostra più interesse nell’ottenerla;
  • ognuno può spostarsi dove vuole e quando vuole, e trovare lavoro (o non trovarlo) ovunque;
  • un meccanismo di controllo internazionale compensa le bilance dei pagamenti tra stati, trasferendo verso le economie in deficit somme prelevate da quelle in surplus.

Tutte queste misure distruggono l’economia capitalista, ma lasciando intatto il libero mercato; infatti Costa

“avrebbe scoperto una via per minare la base stessa del capitalismo: la disponibilità delle persone a pensare se stessi in quanto consumatori.”

[p. 28]

Poiché anche la società più nuova deve sperimentare sulla propria pelle gli strumenti per superare crisi economiche, c’è anche il racconto di come le autorità affrontino brillantemente una di queste congiunture. Ci sono poi anche ombre e ambiguità, soprattutto nei rapporti sociali e morali, perché come Iris constata dallo scambio di opinioni con la sua doppia,

“la fine del capitalismo non era riuscita a estinguere il contratto sessuale su cui il capitalismo si basava.

[p. 167]

Questo punto tuttavia è affrontato piuttosto rapidamente, e potrebbe essere una percezione errata di Iris, che sta cercando una scusa per non trasferirsi “di là” quando per un momento diventa possibile: peferisce continuare la sua attività di opposizione allo status quo “di qua” — la questione del potere nei rapporti sessuale rimane quindi nel vago.

Another Now non è un romanzo di colpi di scena, anzi è più impostato sul modello del dialogo alla Platone, un simposio sul futuro che dovrebbe interessare chiunque si interessi a un’alternativa alla società attuale.

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