di Franco Ricciardiello
Camille Leboulanger, Eutopia, Argyll Éditions, 2022

“A forza di ripeterci che non c’è alternativa al modello liberal-capitalista, presentato dai suoi epigoni come il meno peggio di tutti i sistemi, siamo arrivati a crederci anche nella fantascienza, la letteratura delle possibilità per eccellenza. Il genere sembra essersi rassegnato ai peggiori scenari della distopia, a cui lo stesso Camille Leboulanger ha dato un contributo significativo, sperando in un sussulto di coscienza o accontentandosi di essere lo spettatore disilluso del mondo così com’è. Si dimentica un po’ troppo in fretta che la fantascienza vuole essere anche una letteratura propositiva, che costruisce desiderabili altrove, a volte critici, persino ironici, ma comunque più stimolanti della lunga litania TINA[1].”

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Nel mondo nuovo descritto in questo romanzo, dopo un secolo di continue crisi è nata una società in cui il lavoro è valorizzato, il non-lavoro non è penalizzato (perché è indispensabile!) e remunerato, la natura è stata in gran parte ripristinata e la proprietà abolita: infatti, secondo la “Dichiarazione di Antonia”, non esiste proprietà al di fuori dell’uso; ogni essere umano è libero e padrone del proprio lavoro; il suolo, l’aria, l’acqua, gli animali e le piante non sono risorse da sfruttare.

E il mondo è un bel posto in cui vivere: Eutopia è infatti un’utopia materialista fondata sul salario perpetuo, si potrebbe dire un’utopia anarco-comunista, insomma.

La vita scorre dolcemente per Umo, nato e cresciuto a Pelagoya, appassionato di musica, di viaggi e di studi: un’infanzia idilliaca, e poi il dolore, la gioia e la ricerca del suo posto nella società. Il romanzo segue la storia della sua vita, dall’infanzia e sino alla tarda età: una quotidianità di piccole cose che mostra al lettore per contrasto la profonda differenza con il nostro mondo in diversi aspetti: istruzione, lavoro, abitazione, salute, relazioni amorose, rapporto con l’ambiente e via dicendo.

“Qualcuno potrebbe deplorare che questo romanzo sia troppo politico, ma immagino che tale critica verrà soprattutto da coloro che sono contrari alle idee che trasmette e che in ogni caso non si lascerebbero mai convincere. Da parte mia, sono tra coloro che ritengono che la fantascienza sia fatta per mettere in discussione la nostra società e per immaginare altri futuri possibili, lontani dallo status-quo e da chi sostiene che non ci sono alternative. Questo libro dimostra il contrario: le alternative sono possibili, dobbiamo solo immaginarle prima di realizzarle.”

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L’altra protagonista è Gob, nata nella città di Antonia; il romanzo è anche la storia del rapporto tra i due, dei loro amori, delle loro esperienze, dei loro dubbi e di tutti i personaggi e le personagge che incrociano il loro cammino lungo le città di eutopia, da Pelagoya a Télégie, passando per le città gemelle di Arkadia e Amistad.

“Un luogo dove la vita è bella, dove vivere è bello. In una recente conferenza, Frédéric Lordon parla della costituzione di un “habitus comunista”: un insieme affettivo, un’ideologia, un quadro di pensiero comunista. È questo habitus che volevo descrivere. In altre parole, volevo raccontare il tipo di persone che una società comunista potrebbe produrre, e viceversa. In questo senso, Eutopia è tanto un’estensione di Le chien du forgeron[2] quanto di Ru[3]: un tentativo di rispondere alla domanda “cosa succede dopo la rivoluzione?”, ma molto dopo, quando il cambiamento è diventato normalità.”

Camille Leboulanger, À propos d’Eutopia
Franco Ricciardiello

Note

[1] There Is No Alternative, “non c’è alternativa”, sottinteso “alla società capitalista liberista”, famoso slogan di Margaret Thatcher.

[2] Precedente romanzo di Camille Leboulanger del 2021

[3] Precedente romanzo di Camille Leboulanger del 2021


Camille Leboulanger ha pubblicato il primo romanzo all’età di vent’anni; da allora ha studiato cinema, registrato musica e insegnato letteratura.
Comunista per vocazione, non ha interesse a scrivere sul futuro del capitalismo. Lavora per descrivere le carenze della cosiddetta società “liberale” e per proporre ai lettori forme sociali e politiche diverse, a volte imperfette, spesso migliori, veramente libere.

(dal sito di Camille Leboulanger)


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