Il Mondo Quieto, non doveva essere gentilezza, redenzione, perdono e pace?

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Nel Mondo Quieto, la civiltà del futuro prossimo post-industriale, Alina è una Itinerante del Reticolo, il web che tiene in piedi la struttura sociale nella quale si sono organizzati i sopravvissuti alla Grande Epidemia. Suo compito è girare insieme a una piccola squadra di aiutanti tra gli insediamenti dispersi su un vasto territorio spopolato, per ricercare piante alimentari e per insegnare alle comunità umane le buone pratiche agricole. Quando arriva a Belcolle, un abitato in fondo a una valle, si scopre che è qui anche per un motivo segreto: un messaggio, quasi una convocazione, che la porterà nel recinto delle terre ancora contaminate, dove vivono i condannati dalla giustizia, banditi dalla civiltà e organizzati con leggi proprie e un’etica particolare. Qui verrà costretta a guardare in faccia la realtà del proprio passato, strettamente intrecciata con ciò che è accaduto al pianeta durante la Grande Epidemia.

Catastrofe climatica, agricoltura, civiltà post-industriale in un romanzo breve di Milena Debenedetti
The sixteenth issue of Atlantis is THE LONG TRAIL OF SUNSET, a novelette by Milena Debenedetti

THE “QUIET WORLD”, DID IT NOT HAVE TO BE KINDNESS, REDEMPTION, FORGIVENESS AND PEACE?

In the Quiet World, the post-industrial civilization of the near future, Alina is an Itinerant of the Net, the web that maintains the social structure in which the survivors of the Great Epidemic organized themselves. Her task is to travel with a small team of helpers among the scattered settlements on a vast depopulated territory, to search for food plants and to teach human communities the best agricultural practices. When she arrives in Belcolle, a town at the bottom of a valley, it turns out that she is here for a secret reason: a message, almost a convocation, which will take her to the enclosure of the still contaminated lands, where the condemned ones live, banished from civilization and organized with their own laws and particular ethics. Here she will be forced to face the reality of her past, closely intertwined with what happened to the planet during the Great Epidemic.

CLIMATE CATASTROPHE, AGRICULTURE, POST-INDUSTRIAL CIVILIZATION
Le 16ème numéro d’Atlantis est “La longue traînée du coucher du soleil” un roman court par Milena Debenedetti

LE « MONDE PAISIBLE », NE DOIT-IL PAS ÊTRE BIENVEILLANCE, RÉDEMPTION, PARDON ET PAIX?

Dans le Monde Paisible, la civilisation du futur post-industriel proche, Alina est une itinérante du Treillis, le web qui maintient la structure sociale dans laquelle les survivants de la grande épidémie se sont organisés. Sa tâche est de voyager avec une petite équipe d’aides parmi les colonies dispersées sur un vaste territoire dépeuplé, de rechercher des plantes alimentaires et d’enseigner aux communautés humaines les bonnes pratiques agricoles. Lorsqu’elle arrive à Belcolle, une ville au fond d’une vallée, il s’avère qu’elle est là aussi pour une raison secrète: un message, presque une convocation, qui la conduira dans l’enceinte des terres encore contaminées, où vivent les condamnés par la justice, bannis de la civilisation et organisés avec leurs propres lois et leur éthique particulière. Ici, elle sera forcée de faire face à la réalité de son passé, étroitement liée à ce qui est arrivé à la planète pendant la Grande Épidémie.

CATASTROPHE CLIMATIQUE, AGRICULTURE, CIVILISATION POST-INDUSTRIELLE
El número 16 de Atlantis es “El largo camino del ocaso”, una novela corta de Milena Debenedetti

EL “MUNDO QUIETO”, ¿NO TENÍA QUE SER BONDAD, REDENCIÓN, PERDÓN Y PAZ?

En el Mundo Quieto, la civilización del futuro post-industrial cercano, Alina es una Itinerante del Entramado, la red que mantiene la estructura social en la que se organizaron los sobrevivientes de la Gran Epidemia. Su tarea es viajar con un pequeño equipo de ayudantes entre los asentamientos dispersos en un vasto territorio despoblado, para buscar plantas alimenticias y enseñar a las comunidades humanas buenas prácticas agrícolas. Cuando llega a Belcolle, un pueblo en el fondo de un valle, resulta que ella también está aquí por una razón secreta: un mensaje, casi una convocatoria, que la llevará al recinto de las tierras aún contaminadas, donde viven los condenados por la justicia, desterrados de la civilización y organizados con leyes propias y éticas particulares. Aquí se verá obligada a enfrentarse a la realidad de su pasado, estrechamente entrelazado con lo que le pasó al planeta durante la Gran Epidemia.

CATÁSTROFE CLIMática, AGRICULTURA, CIVILIZACIÓN POSTINDUSTRIAL
L’autrice

Milena Debenedetti, savonese, ha esordito all’inizio degli anni Novanta. I suoi racconti sono stati segnalati o risultati finalisti in praticamente tutti i premi per racconti fantastici dell’epoca. La sua narrativa breve è apparsa in antologie di genere di vari editori,  nonché su siti internet come fantascienza.com e sulla rivista Robot.

Laureata in chimica, ha lavorato per quasi vent’anni come ricercatrice in una industria fotografica e poi si è occupata di redazione testi, collaborando con siti Internet e giornali locali; nel 2011 è stata candidato Sindaco e poi fino al 2020 consigliere comunale nella sua città.  Coltiva da sempre con passione un piccolo appezzamento di terra. È sposata, ha una figlia e un nipotino.

Ecologista, oltre alla natura ama la sottocultura in tutte le sue espressioni, nutre profonde passioni per la musica rock, il cinema e il fumetto, che spesso ispirano la sua narrativa.  Con Delos Digital ha pubblicato cinque romanzi, due dei quali, “Il Dominio della Regola” e “Il Popolo Spezzato”, hanno vinto il Premio Italia. L’ultimo, “il risveglio di Empatia” pubblicato nel 2021, è stato due volte finalista al Premio Urania, nel 2004 e 2005.”


L’incipit

Il piccolo carro da trasporto si accostò ronzando, poi il motore tacque. Alina saltò leggera dal predellino.

La strada correva ampia e diritta sul fondovalle. Era sterrata ma ben tenuta.

Ogni traccia di asfalto era stata rimossa da molto tempo. Ogni buca creata dalle piogge occasionali e dirompenti veniva colmata con tempestività, e un gioco di cunette e tubazioni portava via gli eccessi d’acqua; un leggero velo di ghiaia fine e bianca di dolomia, mantenuto costantemente spianato, creava un sottostrato uniforme e compatto. Il fatto che il percorso fosse in piano aiutava a limitare le manutenzioni.

I particolari contavano, lo stato dei luoghi andava menzionato nei rapporti, ogni buona nota faceva guadagnare punti e risorse nel Reticolo, ma non era per questo che Alina aveva osservato a lungo, se non per una sorta di abitudine ad annotare mentalmente ogni singolo minuscolo aspetto, ad archiviare e mettere insieme indizi.

Non era per questo che lei era lì, né si trattava del suo compito principale. Altre erano le idee che ronzavano delicate come moscerini, nella quiete sempre ovattata della sua mente analitica.

Doveva essere sicura. Tutto doveva sembrare casuale e naturale. Non era una missione programmata e non doveva figurare nei resoconti.

Il pretesto doveva essere plausibile: Alina non poteva sbagliare, né fidarsi del tutto di alcuno, persino dei suoi ragazzi di scorta, che viaggiavano con lei da così tanto tempo. Era uno dei primi insegnamenti del Mondo Quieto, dove passioni e conflitti non avevano cessato di esistere, solo ribollivano sotto strati di condizionamenti e comportamenti obbligati, trattenuti dalle regole e dalla sorveglianza reciproca della società condivisa, ma pronti a esplodere comunque.

Il sole stava declinando all’orizzonte della vasta pianura, davanti ai suoi occhi, sul lato sinistro della strada, con riflessi a tonalità verdognole che segnalavano vicinanze sinistre. Ma c’era ancora abbastanza luce per una ispezione.  Dietro di lei, la cerchia di morbide colline, che digradando verso la piana ne sottolineavano i confini.

Se non si era sbagliata, quel che cercava era esattamente oltre quella collina, perciò ne doveva raggiungere la sommità, in qualche modo, per controllare.

C’era un sentiero, molto meno curato dello stradone ma ben visibile. Saliva dolce e ondeggiante, e certo non avrebbe messo in difficoltà i suoi stivali da cammino.

Il profilo di un prezioso bosco incorniciava il pendio.

– Le querce – spiegò ai tre uomini che la circondavano, il guidatore e i due di scorta. – Voglio dare un’occhiata e prendere campioni del sottobosco. Porta due contenitori, Ale, e la carotatrice.

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