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di Franco Ricciardiello
Lisa Goldstein, Una maschera per il generale (A mask for the General, 1987), trad. di Gaetano Staffilano, Urania Mondadori 1988

Forse l’arte non potrebbe sopravvivere se fosse sponsorizzata dal governo. Forse l’arte deve sempre essere sovversiva.

(capitolo 10)

Benché questo romanzo dell’americana Lisa Goldstein si sia conquistato una certa notorietà tra i fan di lingua anglosassone, in Italia è praticamente sconosciuto: ha avuto un’unica edizione venticinque anni fa, nella collana Urania (con copertina argento e una brutta illustrazione di Karel Thole), mai più ristampata.

È davvero un peccato, dato che si tratta di un’opera pregevole, ricca di fascino e atmosfera; d’altro canto non stupisce, perché pur essendo ambientato in un’America sotto il tallone di una dittatura del futuro prossimo, rifugge in maniera radicale tutti gli stereotipi della distopia, come pure quello che abbiamo chiamato “il carattere massimalista della science fiction”.

La storia è ambientata nel 2021, diversi anni dopo che un disastro provocato da un virus informatico ha causato il Collasso degli USA; il potere è stato preso nelle proprie mani dal generale Otis Gleason, un autocrate che ha instaurato uno stato di polizia. Malgrado la nazione si stia lentamente riprendendo, è ancora in vigore il razionamento alimentare, come pure il divieto di circolazione all’interno degli Stati Uniti, e un controllo ossessivo inibisce qualsiasi iniziativa politica. Mentre il resto del mondo si è salvato dalla catastrofe, il paese è chiuso in uno spietato isolamento che impedisce un’autentica ripresa.

La vicenda si svolge a Berkeley, nella San Francisco Bay, che negli anni Sessanta era famosa per il movimento studentesco. Un gruppo di giovani dissidenti, i Mascherai, ha ricavato una parvenza di autonomia ricalcata sull’iconografia di una tribù di nativi americani, con tanto di culto pseudo-animista e l’utilizzo di elaborate maschere cui si attribuisce il potere di influenzare la personalità di chi la indossa. I Mascherai credono che le maschere permettano di rivelare lo spirito animale nascosto in ogni essere umano.

Le maschere, inoltre, permettono di sfuggire all’ossessivo controllo del Generale, e questo rende i Mascherai molto più efficaci della spaurita resistenza residua.

La protagonista è una ragazza di diciassette anni, Mary, che si reca a Berkeley perché ha sentito parlare dei poteri delle maschere. La sua intenzione è chiedere alla più famosa tra i Mascherai, la carismatica Layla, di aiutarla a tirare fuori l’animale che è dentro di lei.

Layla, che è il punto di riferimento dei dissidenti di Berkeley, ha un carattere difficile, ma prende subito in simpatia Mary e le propone di diventare apprendista Mascheraia. Questo però potrebbe costituire un problema, perché per creare i loro manufatti, i mascherai lavorano in trance, e Mary teme che l’epilessia di cui soffre possa diventare un pericolo.

Intanto Layla, afflitta da alti e bassi d’umore e anche da fasi alterne nel suo sentimento verso Mary, sta lavorando al progetto più ambizioso della sua vita: fabbricare una maschera per il generale Gleason, con le sembianze da corvo, che sia in grado di aiutare l’uomo a tornare in contatto con la propria anima e sollevare il suo tallone di ferro dal paese.

Franco Ricciardiello
Lisa Goldstein
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