Gli ippopotami appartengono al sottordine dei suiformi, insieme a numerose specie, tra cui il cinghiale e la sua sottospecie maiale. Della famiglia Hippopotamidae, attualmente fanno parte soltanto due specie: l’ippopotamo comune, diffuso in tutta l’Africa centrale e meridionale, e il rarissimo ippopotamo pigmeo che vive solo in poche giungle dell’Africa occidentale.
Uno studio recente ha messo in evidenza che le due specie si sono separate quattro milioni di anni fa. È tanto o poco? Fate voi: nello stesso lasso di tempo gli orsi neri americani si sono separati dagli orsi bruni, mentre tigri e leoni si sono separati due milioni di anni fa, esattamente come scimpanzé e umani. Questa storia parla di animali, ma noi umani – in bene o, più spesso, in male – c’entriamo sempre.
In quei quattro milioni di anni, gli ippopotami si sono differenziati notevolmente: i pigmei sono diventati più piccoli, forse adattandosi alla terraferma; quelli comuni sono cresciuti grazie alla vita prevalentemente acquatica che ne sosteneva la mole; sono animali gregari che giungono sino a 4500 kg di peso, mentre i piccoletti, solitari e notturni, raggiungono al massimo 260 kg.
Gli ippopotami pigmei sono quasi sconosciuti al di fuori dei loro territori e degli zoo di diverse nazioni che li ospitano in piccolo numero.
È il caso della piccola Moo Deng – nata sei mesi fa nel Khao Kheow Open Zoo thailandese – che spopola sui social venendo continuamente fotografata e usata persino da Sephora Thailandia per promuovere i suoi prodotti. La povera cucciola, diva suo malgrado, vede sfilare davanti a sé migliaia di visitatori; alcuni turisti le lanciano spruzzi d’acqua e crostacei perfino mentre riposa, cosa che tutti gli ippopotami del mondo fanno per la maggior parte della giornata.
Il direttore dello zoo, per proteggere Moo Deng (e forse non soltanto per questo), ha deciso di registrarla come marchio commerciale e, addirittura, di brevettarla, per evitare che il suo musetto venga utilizzato da terzi, abitudine iniziata da subito su tazze, magliette e accessori vari.
Il fandom sta davvero esagerando: uno dei video più virali della cucciola ha 34 milioni di visualizzazioni su TikTok e lo zoo ha dovuto ridurre il tempo di visita a cinque minuti durante il weekend per evitare che troppi visitatori facciano ressa per produrre materiali da piazzare sui social.
Questa fama eccessiva e invadente tocca ogni giorno anche ad artisti, pop star e altri personaggi noti, ma Moo Deng – che tra l’altro fa parte di una specie in via d’estinzione – ha il diritto, come ogni vivente, di essere rispettata e protetta. Il suo è un altro esempio di come gli umani consumano gli altri animali.
Silvia Treves
Fonti
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