Lorenzo Colantoni, Lungo la corrente, 248 pagg. € 20,00, Laterza 2024
Ho trovato questo libro in una fidata libreria torinese, aspettandomi un saggio dal netto taglio scientifico con dati e previsioni di come la Corrente del Golfo, l’arteria climatica dell’Europa occidentale che si sta indebolendo di anno in anno, modificherà gli ecosistemi dei paesi che lambisce.
È stata una piacevole sorpresa vedere le mie aspettative disattese: Lungo la Corrente è infatti ben più che un report scientifico, ma quasi un’esplorazione del futuro, acuta e urgente, che traccia le proprie radici negli inevitabili passati delle comunità che abitano questi luoghi.
Nota di merito all’approccio transmediale: in apertura si trova infatti un codice QR che linka a un sito di giornalismo climatico con foto e documentari a cui l’autore partecipa e contribuisce con vari contenuti multimediali.
I Luoghi della Corrente
La più grande differenza dai saggi tradizionali è in come Lorenzo Colantoni racconta in prima persona i viaggi che ha compiuto da un capo all’altro dell’Europa lungo il 2023, l’anno più caldo misurato nella storia umana (prima di questo 2024). Si è recato nei sei luoghi che più dipendono dalla Corrente (Azzorre, Andalusia, Galles, Scozia, Lapponia e Svalbard) per toccare con mano gli effetti già imponenti che questo tipping point, ovvero punto di non ritorno, ha sulle comunità di ogni area.
Nello specifico, Andalusia, Lapponia e Svalbard sono le regioni più minacciate da questo sconvolgimento climatico: la prima in pericolosa desertificazione, le seconde con inverni e ghiacciai in ritirata; linci e renne sono infatti costrette a migrazioni impossibili pur di sopravvivere al mondo che cambia intorno a loro. Tutti cambiamenti potenzialmente irreversibili e letali verso gli ecosistemi caratteristici di quelle regioni, le prime in Europa a essere radicalmente alterate dalla rottura degli equilibri climatici.
Le Storie della Corrente
Ciò che più rimane impresso di questo reportage, sorprendentemente, non è ciò che Colantoni vede in senso naturalistico e climatico, bensì ciò che sente a livello umano e sociale. Egli conversa con i balenieri azzoreani e con gli agricoltori andalusi; con gli ex-minatori gallesi e con gli ingegneri scozzesi, e poi ancora con pastori lapponi e ricercatori artici. Ognuno porta con sé le storie della propria comunità, intrise di nostalgia per le tradizioni che lentamente vengono costrette a cambiare, talvolta in meglio e talvolta in peggio, per preservare la comunità stessa.
Ogni area, ogni regione, Colantoni sottolinea, non ha di fronte a sé crisi nuove e unicamente portate dal collasso della Corrente: questi conflitti tra antropizzazione ed ecosistema, tra lavoratori e grandi proprietari terrieri e industriali, già esistono da venti, trenta, quarant’anni. Sono resi possibili dalla Corrente, e il suo declino li inasprisce e li esacerba.
La Corrente della Speranza
Subito di fianco alle tradizioni che cedono il passo, Colantoni mostra con grande passione le speranze delle nuove generazioni. Esse intravedono e implementano soluzioni intelligenti che fanno da ponte tra le suddette tradizioni e tecnologie nuove o ritrovate che permettono alle comunità di resistere, nonostante tutto. Questo è maggiormente evidente nelle Azzorre, in cui il turismo baleniero viene combinato alle osservazioni scientifiche, e in Scozia, dove gli storici impianti petroliferi sono stati e tutt’oggi vengono riconvertiti in parchi eolici. E ancora: i giovani permacultori andalusi che si rifiutano di cedere le proprie terre al deserto e alla plastica, come i gallesi che scoprono paradisi micologici nelle miniere di carbone abbandonate.
Se questi esempi vi fanno pensare al solarpunk, è perché lo sono: storie di incredibile resilienza da parte delle comunità di ogni area, che stanno già lottando contro la crisi climatica in primissima linea.
Nonostante l’intero libro sia pervaso da un evidente senso di apprensione, sia da parte di Colantoni che dai vari europei che intervista lungo il suo viaggio, non manca di pari passo un’incrollabile speranza: verso le proprie terre, verso le proprie comunità e verso le soluzioni che vengono perfezionate e adattate a ciascun luogo per garantire un futuro a chi vi abita.
Il solarpunk, dopotutto, non è solo narrativa e questo saggio lo mostra con forza: è fatto di persone, villaggi ed ecosistemi che sperimentano, cambiano e vengono cambiati. Non è solo nel Sud Globale che incombe la minaccia della crisi climatica, dopotutto, e la ricca Europa non ne è immune. La lotta è già iniziata, e le sfide che europei come noi stanno già affrontando sono e saranno la base di ciò che verrà.
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