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Marco Melis
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Gaia Bindi, Arte, ambiente, ecologia, Postmedia books, 2019, € 19,00

Gaia Bindi è insegnante all’Accademia di Belle Arti di Firenze, ha collaborato con numerosi critici e curato le mostre di numerosi musei a Parigi e nel capoluogo toscano. Dal 2009 si occupa di arte contemporanea con un intento ecologico, cercando di superare la dicotomia uomo/natura per rivisitare la stretta connessione biologica nella sfera del vivente. Per l’autrice l’arte è una chiave fondamentale per comunicare le realtà scientifiche e le necessità ambientali in maniera diretta, sensoriale ed empatica:

“L’arte può anche immaginare nuove soluzioni ambientali/sociali/economiche, creando ipotesi di armonizzazione tra uomo e natura, coltivando l’utopia di un futuro sostenibile, coadiuvando la scienza nell’orientamento di prospettive a lungo termine”.

“Riconoscere il problema della crisi ambientale e creare alleanze con gli altri esseri viventi diventano oggi strategie necessarie per la sopravvivenza”.

Caratterizzata da una crisi ambientale tale da prefigurare un orizzonte di cambiamenti climatici irreversibili, la presente era antropocenica ha necessità di ripensare il futuro e chiama la pratica artistica a definire l’utopia. Il pianeta Terra cerca di comporre un orizzonte a cui mirare attraverso una nuova prospettiva di felicità, che nasca non solo da approcci politico-economici razionali, ma anche dalla libertà di atti estetici, creativi e immaginativi.

Attraverso tematiche specifiche, questo libro segue un interesse emergente nelle pratiche artistiche degli ultimi cinquant’anni, che vede numerose interpretazioni e differenti approcci, nel proficuo dialogo con la scienza e l’attualità socio-economica.

Dalla prefazione di Piero Gilardi: Il ruolo delle arti ecologiche è quello di collaborare alla presa di coscienza della maggioranza degli abitanti del pianeta, superando con l’empatia estetica la “grande cecità” che ci attanaglia.

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Mauro Mandrioli, Nove miliardi a tavola, Zanichelli, 2020, € 14,30

Nel 2050 saremo in 9 miliardi, 2 miliardi in più di adesso. Oggi coltiviamo la metà della terra abitabile: come potremo dar da mangiare alle generazioni future senza distruggere l’ambiente in cui viviamo?

Dovremo diventare più efficienti. Con telecamere a infrarossi e droni valuteremo la salute delle piante nei campi. Squadre di robot agricoli e sistemi automatici useranno questi dati per distribuire acqua, fertilizzanti e fitofarmaci solo alle piante che ne hanno bisogno.

Avremo fattorie verticali ricavate da spazi abbandonati delle metropoli, dove verdure e ortaggi cresceranno tutto l’anno e a kilometro zero. La digitalizzazione ci permetterà di creare filiere trasparenti, per sapere dove e come è stato coltivato e trasformato ogni prodotto: basterà uno smartphone per esaminare la carta di identità di quello che mettiamo nel piatto.

Saranno quindi i big data, la genomica e l’automazione a guidare la nuova Rivoluzione verde. Solo così potremo mettere tutti a tavola e garantire un’alimentazione sostenibile che sia anche di qualità, senza lasciare nessuno indietro.

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Laura Pugno, In territorio selvaggio, Nottetempo, 2018, € 10,00 cartaceo, € 5,99 eBook

Cosa chiediamo ancora a un libro, noi lettrici e lettori? Vogliamo solo, come recita un mantra editoriale raccolto dallo scrittore e scout Giulio Mozzi, che sia “lineare, ben scritto, con un/a protagonista in cui ci si possa identificare senza indugi, che affronti difficoltà che fanno parte dell’esperienza quotidiana, e che contenga alla fine un messaggio di conforto”? O i libri possono essere ancora per noi guide verso un territorio selvaggio? Chiediamo ai nostri romanzi (e a noi stessi) di essere solo giardini? Tagliamo fuori tutto ciò che è bosco, perdersi, fare esperienza dell’oltre? In questo quaderno di appunti, che segue liberamente l’andamento delle idee che si cercano e si rispondono, Laura Pugno, autrice de La ragazza selvaggia (finalista Premio Campiello 2017), cerca di rispondere a queste domande, e lo fa partendo dal corpo, dalla sua lingua incapace di mentire.

Immagine in evidenza: “Grande Albero” di Tian Zi, Shenzhen (Cina)
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