Al suo nucleo, nonostante indebite appropriazioni, il Solarpunk immagina una struttura sociale ed economica radicalmente diversa.

Hannah Steinkopf-Frank (University of Oregon), da Motherboard/Tech by Vice, traduzione di Giulia Abbate

Immagina: una fattoria futuristica, in cui i robot raccolgono le arance dagli alberi, e turbine eoliche galleggianti generano energia. Una famiglia multigenerazionale che si riunisce per un pasto all’aperto a godersi un’abbondanza di prodotti locali. E una donna dice a sua figlia: “Il nostro lavoro è piantare semi, così che i nostri nipoti possano goderne i frutti.”

Questo mondo immaginario potrebbe limitarsi alla pubblicità di un’azienda di yogurt greco, ma è anche la manifestazione più mainstream del Solarpunk, un movimento di arti visive e fiction speculativa che spera di costruire un mondo più sostenibile.

Il solarpunk si è ispirato all’estetica cyberpunk e a quella steampunk che l’hanno preceduto: ad esempio i lussureggianti paradisi dei film dello Studio Ghibli, con laggiunta di qualche pannello solare. Il cyberpunk usa la fantascienza per esplorare le nostre ansie rispetto alla tecnologia in rapido sviluppo, mentre lo steampunk è un’estetica nostalgica della rivoluzione industriale. Ma a differenza di questi universi distopici e tecnologici, il solarpunk presenta una visione più ottimista, rigeneratrice del futuro: immagina un mondo in cui l’energia, solitamente proveniente dal sole o dal vento, può essere utilizzata senza danneggiare il nostro ambiente. Dove tetti verdi e mulini a vento permettono all’umanità di vivere in armonia con la natura. Potrebbe sembrare una prospettiva rosea, forse anche ingenua, considerata la situazione in cui ci troviamo: i disastri innescati dal cambiamento climatico sono in prima pagina a giorni alterni. Ma pensare che il solarpunk sia solo un’estetica piacevole mina le sue implicazioni intrinsecamente radicali. Nel suo nucleo, nonostante le indebite appropriazioni, il solarpunk immagina la fine del sistema capitalista globale che ha portato alla distruzione ecologica alla quale assistiamo oggi.

“Noto spesso che una delle cose che spinge verso scenari davvero infernali è che non riusciamo a immaginare le persone se non come distruttori”, afferma Adam Flynn, pensatore solarpunk e studioso di futuri. “Ma perché non pensare invece agli esseri umani come custodi dell’ambiente, e a una società umana costruita su una relazione più simbiotica con la natura?

Molti solarpunker concordano sul fatto che l’elemento “punk” diventa più evidente quando si va oltre le immagini, al nocciolo della questione. Il solarpunk è radicale in quanto immagina una società in cui le persone e il pianeta hanno la priorità sull’individuo e sul profitto. Naturalmente le visioni utopiche del futuro non sono nuove, e l’arte e la tecnologia hanno da tempo attinto dalla natura: prendiamo l’esempio dell’architetto belga Luc Schuiten, i cui disegni ed edifici utilizzano spesso la biomimetica, dove la forma e la funzione degli elementi organici influenzano il design. Il movimento ha guadagnato terreno nei circoli progressisti nei primi anni del 2010 su Tumblr, ma poiché la sua popolarità è sbocciata negli ultimi dieci anni, i solarpunker della prima ora temono la cooptazione capitalista. Flynn lo chiama “falso urbanismo solarpunk”: condomini di lusso con un tetto verde il cui costo esclude e caccia le comunità esistenti, e potrebbero finire per fare ancora più danni all’ambiente.

Jay Springett è un consulente strategico e co-amministratore di solarpunks.net, insieme a Flynn. Springett ricorda i giorni in cui poteva facilmente monitorare ogni post taggato con #solarpunk, ma l’apertura del movimento – e i suoi confini volutamente aperti – sollevano domande: il Cottagecore è solarpunk? E se l’abito da contadino fosse stato acquistato dal sito di fast fashion SHEIN?

“Il solarpunk è molto più delle immagini che le persone generalmente incontrano per la prima volta”, ha detto Springett, aggiungendo: “Se stai guardando un’immagine di eco-futuro che non contiene persone, allora non è solarpunk”.

La preoccupazione principale è il greenwashing, che non affronta effettivamente le questioni ambientali; ciò nonostante, molti solarpunker considerano lo spot di yogurt greco Chobani come abbastanza innocuo, dato che l’azienda vende un alimento salutare fatto con ingredienti naturali.

 “Potrebbe essere cooptazione. Potrebbe anche essere il passaggio dai margini al mainstream“, ha affermato Andrew Dana Hudson, scrittore di fiction speculativa, ricercatore sulla sostenibilità e autore di Our Shared Storm: A Novel of Five Climate Futures, presto in uscita. “Ma da un altro punto di vista, sono rimasto molto sorpreso di come siamo passati dal non avere nulla di simile a qualcosa così chiaramente in linea con molte visioni solarpunk”.

Jessica Woulfe, una concept artist per l’animazione e i videogiochi con sede sull’isola di Vancouver, ha lavorato allo spot e spesso incorpora il solarpunk nei suoi paesaggi naturali. Nel 2019, Woulfe ha vinto l’Atomhawk Solarpunk Art Competition; la sua opera rappresenta un contadino e sua figlia in un mondo con turbine eoliche (finite anche nello spot Chobani) che galleggiano sopra i campi, e una fattoria norvegese tradizionale con tetto di zolle.

“L’arte è un modo per connettersi alle persone a livello emotivo e ha la possibilità di mostrare una prospettiva diversa, con cui le persone possono identificarsi, indipendentemente dalla razza, dal genere o dalla nazionalità”, ha affermato.

Woulfe ha aggiunto che i progetti creativi spesso raggiungono un pubblico più ampio rispetto a un articolo scientifico e sono un mezzo potente per comunicare la conoscenza (“un po’ come mettere i broccoli dentro i maccheroni al formaggio[1]“). Adam Flynn ha evidenziato i temi Solarpunk in Black Panther, con Wakanda inteso come un paesaggio urbano afrofuturista e senza automobili. Molti solarpunker vedono il loro movimento a un passo dall’acquistare un’influenza più ampia, che avrà come catalizzatore un idoneo fenomeno di pop culture; quel momento potrebbe essere già arrivato, grazie a un adattamento cinematografico di “La parabola del seminatore” di Octavia Butler, annunciato di recente dalla casa di produzione A24. In questo classico della fantascienza, la giovane protagonista costruisce la propria religione del Seme della Terra in un’America devastata dalla crisi climatica e dalla disuguaglianza sociale.

Naturalmente, la praticabilità di un futuro solarpunk sul grande schermo rimane una priorità centrale. I solarpunker fanno riferimento a una serie di iniziative globali: durante la Solarpunk Action Week (un evento annuale per azioni indipendenti e collaborative che supportino la costruzione di comunità) qualcuno ha trasformato una cabina telefonica britannica in una biblioteca di semi. Flynn si ispira soprattutto a Cooperation Jackson, una rete di cooperative di lavoratori nel Mississippi finalizzata alla costruzione di una democrazia economica. Springett ha indicato Ridgedale Farm AB — 59° latitudine nord in Svezia[2] — dove Richard Perkins ha realizzato qualcosa che sembrava impossibile: un’agricoltura redditizia e sostenibile vicino al Circolo Polare Artico.

Springett, che vive nel Regno Unito, ha dichiarato: “Penso che l’esplosione dell’agricoltura rigenerativa su piccola scala, in particolare quella europea, sia la cosa più solarpunk che accade nel mondo reale”.

Tutto ciò è ben diverso rispetto alla situazione del 2012, quando Adam Flynn lavorava nella pubblicità e cercava di immaginare futuri migliori, come questi. All’indomani del collasso finanziario e della minaccia di cambiamento climatico sempre più evidenti, tutti sembravano ossessionati dalla fine del mondo: l’apocalisse Maya era imminente e The Hunger Games e The Walking Dead guidavano il trend di successi distopici.

Flynn è diventato rapidamente un collaboratore di rilievo della fiorente comunità solarpunk. Ora, lui e altri vedono il solarpunk come una soluzione all’aumento dell’ansia climatica, mentre gli incendi infuriano, le comunità subiscono inondazioni, gli ecosistemi di tutto il mondo cambiano drasticamente. E come un potente contrasto all’apatia che molti provano, quando apparentemente si può fare poco a livello individuale per riparare un pianeta che si sta riscaldando.

“Nell’hashtag #solarpunk puoi trovare un post del Movimento Sunrise o uno dei fantastici piccoli video di Alexandria Ocasio-Cortez[3]“, ha detto Springett. “Il solarpunk si sta espandendo e sta costruendo un movimento più ampio; è solo un segnale di uno sviluppo mediatico molto più vasto e di un cambiamento sociale”.

Ma il solarpunk non è nuovo: molte delle sue pratiche sono tratte da secolari sistemi di agricoltura e di vita indigeni, come la permacultura o la raccolta della pioggia. Si ispira anche a innovazioni più recenti come l’agricoltura rigenerativa e la progettazione keyline, una tecnica paesaggistica per utilizzare in modo più efficiente l’approvvigionamento idrico di un’area. Nella cultura popolare, un proto-solarpunk è “(Nothing But) Flowers”, il successo del 1988 dei Talking Heads in cui David Byrne canticchia “This was a Pizza Hut / Now it’s all covered with daisies.”[4]

Allora le prospettive di speranza erano limitate. “È più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo“, ha detto Flynn, citando un detto che è stato attribuito sia al critico letterario Fredric Jameson che al filosofo Slavoj Žižek.

Nel 2014, il solarpunk ha iniziato ad espandersi su Reddit, Facebook e altre piattaforme, e Flynn scrisse “Solarpunk: Note verso un manifesto“. La settimana stessa, l’utente di Tumblr Miss Olivia Louise ha pubblicato un post diventato virale che definiva l’estetica del movimento, includendo i paesaggi dell’artista giapponese Teikoku Shounen. Andrew Dana Hudson, scrittore e ricercatore, si è imbattuto nel manifesto di Flynn e ha deciso di esplorare le dimensioni politiche del solarpunk, trasformando un movimento speculativo in qualcosa di più tangibile. Come ha scritto: “Un genere esplora le idee attraverso motivi e variazioni su un tema. Un movimento provoca il cambiamento attraverso iterazioni di strategia e azione”.

Illustrazione di Moebius

“Dovremmo ripensare il sistema del capitalismo”, ha detto. “Dovremmo ripensare alle gerarchie in sé stesse, e questo è un conflitto importante che non è necessariamente così utopico”

Hudson ha affermato di aver scritto il saggio del 2015 partendo dal presupposto che Hillary Clinton avrebbe vinto le elezioni presidenziali dell’anno seguente e “la presa neoliberista sulle leve del cambiamento sarebbe continuata… Quindi abbiamo dovuto creare dai margini un’alternativa competitiva al capitalismo. Trump è stato eletto e questo mi ha dimostrato in modo repentino che in effetti nessuno aveva le mani sul volante”.

Mentre l’America sembrava muoversi nella direzione sbagliata, con l’amministrazione Trump che si ritirava dall’accordo di Parigi e annullava la legislazione di protezione ambientale, Extinction Rebellion e il movimento Sunrise hanno guidato alcune delle più grandi proteste di una intera generazione. Il loro ethos si inserisce nel contenitore volutamente ampio del solarpunk, secondo Springett.

Il solarpunk è più interessato a portare alla luce le cose pratiche che puoi fare, sulla via per un mondo migliore, piuttosto che quelle di principio“, ha detto Springett. “Non puoi inventare un role-play solarpunk, perché un role-play solarpunk significherebbe uscire di casa e piantare un giardino.”

Il solarpunk ha acquisito una risonanza internazionale soprattutto in Brasile, paese le cui risorse naturali sono seriamente minacciate da un’amministrazione di destra. La prima raccolta di narrativa solarpunk è stata pubblicata nel 2012 in Brasile. Ana Rüsche è una scrittrice e ricercatrice di São Paulo che include il solarpunk nel suo lavoro. Nel suo romanzo A telepatia são os outros, la protagonista si reca in Cile dove apprende la conservazione dei semi, questione significativa in Brasile dove la stragrande maggioranza del mais è transgenico, ovvero geneticamente modificato. Rüsche esplora questi temi anche nella saggistica, ad esempio in un pezzo sulle rane i cui gracidii la calmavano di notte; scomparse le rane a causa di nuove edificazioni, Rüsche sostituì il loro verso con un tono sul cellulare. (Il brano sarà pubblicato in un volume di saggi su letteratura e Antropocene.)

Il Solarpunk non è ingenuo”, ha detto. “Ci confrontiamo con il mondo che già abbiamo, quindi la sfida è immaginare insieme, e questo è davvero bello.”

Rüsche è una dei tanti che portano una più ampia diversità all’interno del solarpunk. Sebbene sia fondato su pratiche e credenze in gran parte non bianche-occidentali (ed è una risposta ai problemi causati dalle nazioni più ricche) gran parte del primo solarpunk è iniziato negli Stati Uniti e in Europa. Ma la crescita del movimento è accompagnata da un’ampia gamma di voci e sfondi.

Keisha Howard è la fondatrice di Sugar Gamers,organizzazione che incoraggia la diversità nei giochi e non solo. Precedentemente impegnata nella mediazione immobiliare, nativa di Chicago, ha conosciuto l’architetto milanese Stefano Boeri, la cui azienda è leader nell’edilizia sostenibile e verde. Howard ha poi tenuto un Tedx Talk sul solarpunk e lavora sul potenziale dei videogiochi solarpunk.

Howard ha deciso di creare il suo gioco, Project Violacea, esplorando la questione della libertà e dei compromessi che devono essere fatti per un futuro solarpunk. Crede che i videogiochi e i giochi di ruolo possano riunire diversi personaggi per esplorare soluzioni per salvare il pianeta. Ma non minimizza la sfida dell’eliminazione della plastica o dei combustibili fossili.

“Dovremmo ripensare il sistema del capitalismo”, ha detto. “Dovremmo ripensare alle gerarchie in sé stesse, e questo è un conflitto importante che non è necessariamente così utopico”.

Mentre questo livello di cambiamento radicale potrebbe ancora essere riservato alle pagine della narrativa, la più grande prova del concetto di solarpunk potrebbe essere nel nome stesso: solarpunk inizia con sole e molti segnalano il drastico e inaspettatamente rapido calo del prezzo dell’energia solare negli ultimi dieci anni, che rende la tecnologia significativamente più accessibile.

Un principio centrale del solarpunk è non aver paura di come cambierà il mondo e degli adattamenti che ci aspettano. Jay Springett lo descrive come la “pillola velenosa” che viene spesso mandata giù quando si interagisce con il solarpunk: “Solarpunk significa decentramento della tecnologia, decentramento del potere”.

In effetti, molte soluzioni solarpunk sono prontamente disponibili, attingendo a pratiche tradizionali e sostenibili. Lo scrittore e artista Saint Andrew ha appreso per la prima volta dell’esistenza del solarpunk su Reddit e ha creato il suo canale YouTube per esplorare concetti politici e culturali attraverso un formato a facile fruizione. Ha creato video sul motivo per cui il movimento per il clima è frammentato e sul permablitzing – la pratica solarpunk del trasformare rapidamente uno spazio inutilizzato in un terreno fertile per la coltivazione e la raccolta di piante. Ma il suo video più popolare è Solarpunk primer. Vivendo a Trinidad e Tobago, è particolarmente interessato a come le pratiche di coltivazione indigene e le celebrazioni culturali si inseriscono nel solarpunk, così come l’aiuto reciproco e il giardinaggio comunitario. Ora sta lavorando a una raccolta di racconti incentrata su una società immaginaria solarpunk nei Caraibi, esplorando idee di solidarietà regionale e autosufficienza.

“Voglio fornire ai miei concittadini isolani la visione di un mondo migliore”, ha detto. “Voglio aumentare la nostra presenza, come persone dei Caraibi, nel genere fantascienza/fiction speculativa, e voglio esplorare i punti di forza e le debolezze di una società solarpunk nel “parco giochi” della finzione”.

Dopo circa un decennio di solarpunk, Adam Flynn ha affermato che la posta in gioco è ora più alta che mai, ma potrebbe anche essere finalmente il momento per splendere. Flynn vede sempre più una rivoluzione nei valori che guadagna terreno, con narrazioni solarpunk che nutrono gli animi e danno il senso di uno scopo al duro lavoro che deve essere svolto.

“Sembra che le persone siano davvero affamate di nuovi modi per trovare un significato nella loro vita”, ha detto. “Questo richiede nuovi tipi di storie su ciò che potrebbe essere e nuovi modi di pensare a noi stessi in relazione alla terra”.

Traduzione di Giulia ABbate
Hannah Steinkopf-Frank

Note

[1] Piatto della cucina tradizionale statunitense (sic), NdR

[2] Più o meno la stessa latitudine di Stoccolma, ma più a ovest all’interno della penisola scandinava

[3] La più giovane deputata eletta al Congresso nella storia degli USA, tra gli esponenti più in vista dell’ala sinistra del Democratic Party.

[4] “Questo era un Pizza Hut / ora è tutto ricoperto di margherite.”

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