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Black Panther: l’utopica Wakanda non è poi così lontana

Riccardo Muzi

Nel 2018 usciva nelle sale cinematografiche Black Panther, film sul primo supereroe nero della Marvel. Fin troppo osannato dalla critica statunitense per l’intento celebrativo della cultura afroamericana (addirittura candidato agli Oscar come miglior film), Black Panther racconta le vicende del giovane principe T’Challa di ritorno a Wakanda per occuparne il trono.

La leggendaria nazione africana di Wakanda, benché isolata, è tecnologicamente avanzata e ricca di Vibranio, un metallo indistruttibile con il quale, tanto per rendere l’idea, è stato forgiato lo scudo di Capitan America. In questa sede, però, non ci occuperemo degli intrecci marvelliani, ma ci concentreremo sullo skyline wakandiano.

Ogni “solarpunker” o aspirante tale, dovrebbe avere il desiderio di concedersi una bella passeggiata nei complessi urbani di Wakanda. Certo, sono luoghi immaginari ma, proprio per questo, molto più attraenti e affascinanti. In un momento del film, questo desiderio in qualche modo si realizza: è proprio T’challa, il novello re di Wakanda, a farsi una breve promenade. Mentre seguiamo i passi di Pantera Nera in borghese (anche se nobile) si prova la strana ma piacevole sensazione di attraversare una città molto popolata senza avvertire oppressione o percepire sovraffollamento. Magia della settimana arte o c’è dell’altro?

Innanzitutto i wakandiani vivono isolati dal resto del mondo e hanno a disposizione giacimenti pressoché infiniti di un minerale, il Vibranio, che pare sia in grado di risolvere ogni ordine di problema: questa potrebbe già essere una risposta, ma la sua componente estremamente fantastica non ci soddisfa del tutto. Wakanda è uno stato che ha dato un indirizzo ben preciso al proprio progresso tecnologico, cercando di sviluppare un’architettura in grado di far coesistere futuro e tradizione. I wakandiani abitano una città pedonale con un’efficiente rete di trasposti pubblici. Treni a levitazione magnetica, mini shuttle, presenza bilanciata di aree verdi e grattacieli dalle forme ispirate alle abitazioni tradizionali o alla fauna locale. Mercati e punti di commercio al dettaglio sono a disposizione dei passanti e funzionali al paesaggio cittadino. Chi non vorrebbe passare il resto dei suoi giorni in questa un’utopia urbanistica? Ma è davvero così lontana dalla realtà? No: esiste un collegamento fra l’immaginaria nazione africana e il nostro presente.  

Black Panther si è aggiudicato il premio Oscar per la miglior scenografia e le sue intuizioni in questo ambito hanno fatto colpo sul pubblico. Ma al netto dell’apprezzamento mainstream, cerchiamo di capire cosa ha stimolato alcuni settori dell’opinione pubblica e non solo.

Le visioni di carattere urbanistico di Black Panther sono state partorire dalla mente di Hannah Beachler a cui, appunto, è andato l’Oscar. Per le sue creazioni, la designer statunitense ha rivelato di aver tenuto a mente l’impatto della città sulla natura circostante cercando di integrare ecologia e topografia del posto. Beachler a sua volta è stata ispirata dalle opere di Zaha Hadid, designer e architetto irachena naturalizzata inglese. Hadid è la stata la prima donna ad ottenere, nel 2004, il Premio Pritzker, da molti considerato il Nobel per l’architettura. Tanto per fare un esempio, guardandoci in casa, Il “Museo Messner” in vetta al Plan de Corones è stato ideato dall’architetta di origine irechena. 1.000 mq di superficie di cui solo una piccola parte ha richiesto costruzioni fuori terra. Il museo è prevalentemente ipogeo, con un impatto ambientale minimo. Insomma, il nesso fra il mondo contemporaneo e Wakanda c’è, si vede, è reale e ripropone quel vecchio e sempre valido discorso per il quale l’immaginazione, se sfruttata a dovere, può fare miracoli o far accadere cose simili ai miracoli. Inutile dirlo: con il Vibranio sarebbe tutto più facile. Ma noi siamo scienza, non fantascienza.

Crediti: Anno: 2018; durata: 134 minuti;paese di produzione: USA; regia e sceneggiatura: Ryan Coogler, Soggetto: Jack Kirby e Stan Lee; Cast: Chadwick Boseman, Michael B. Jordan, Lupita Nyong’o, Danai Gurira, Martin Freeman, Andy Serkis.
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