Idee per scrivere Solarpunk
Notizie da riviste e pubblicazioni scientifiche, idee a disposizione di chi vuole scrivere letteratura solarpunk, ma anche per chi ama la lettura e per chiunque si interessi a ciò che può cambiare in meglio il nostro futuro.
di Franco Ricciardiello
Istituzioni finanziare fondate e controllate dai paesi “ricchi” incoraggiano le ex colonie a un modello di sviluppo occidentale: prendono materiali e fonti energetiche e offrono beni di consumo, creando mercati dipendenti dall’importazione di prodotti a alta tecnologia. Aspetto intrinseco di questo modello, legato alle condizioni imposte dalla Banca Mondiale e dell’FMI, è la privatizzazione/confisca dei beni comuni locali.
Elinor Ostrom, premio Nobel per l’economia 2009, ha dimostrato che i beni comuni sono gestiti in modo molto più sostenibile dalle comunità piuttosto che da governi e aziende.
Molte iniziative in corso in tutto il mondo vanno nella direzione di una gestione decentrata dei beni comuni:
- prima di tutto, agricoltura su piccola scala per non impoverire i suoli e le acque, e preservare la biodiversità;
- in secondo luogo, sovranità alimentare: controllo dei mezzi di produzione alimentare, terra, suolo, semi e relative conoscenze.
Per esempio, l’agricoltura urbana copre oltre metà del fabbisogno di alimenti freschi all’Avana. In centinaia di villaggi dell’India occidentale è stata instaurata una “democrazia idrica” con la raccolta dell’acqua piovana e la gestione di falde sotterranee: è l’antico concetto indiano di swaraj, cioè l’autogoverno locale.
Il processo è in corso anche in paesi più avanzati: si veda per esempio la trasformazione verde dei centri comunitari di Lisbona, che richiede una gestione comune dei beni e un’economia basata su cura e condivisione. A Salonicco i lavoratori hanno rilevato e convertito la fabbrica di detersivi Vio.Me in direzione ecocompatibile; lo slogan dell’iniziativa è “Non abbiamo capi!” e nell’organizzazione del lavoro vige la parità dei compensi. La rete Fearless Cities che offre un ambiente sicuro a rifugiati e migranti, comprende Barcellona, Valparaiso, Atene e Madrid. Il Transition Movement è fondato per rigenerare i beni comuni e pareggiare il bilancio del carbonio nelle città europee.
Un concetto così radicale di democrazia, basato sulla gestione collettiva delle risorse naturali e dei processi produttivi come agricoltura, pesca, artigianato, manifattura e servizi, mette in dubbio i confini degli Stati nazionali, e sembra presagire decine di migliaia di comunità relativamente autonome e autosufficienti collegate in un “tessuto” globale.
Fonte: Le Scienze n. 636, agosto 2021
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