La recensione di oggi è dedicata a un lavoro abbastanza inusuale della scrittrice e ingegnera Laura Silvestri. Natura morta con Kintsugi è un romanzo breve ambientato in un futuro non troppo lontano, gli anni Sessanta di questo secolo, in una Roma, anzi nel quartiere San Paolo di Roma, dove lo stato delle cose di un tempo è stato abbattuto dai cambiamenti climatici.
Tra le pagine si muove il destino di una donna, sposata con un maestro giapponese dell’arte del Kintsugi, che ha voluto o dovuto prendersi cura di un bambino abbandonato dalla sua migliore amica. Quando quest’ultima ritornerà a reclamarlo cosa succederà nell’equilibrio di questa famiglia non tradizionale?
Si diceva prima che si tratta di un romanzo inusuale: si tratta di letteratura drammatica a tema famigliare molto comune nel romanzo italiano recente, ma ciò che sorprende è come Silvestri riesca a creare dietro una struttura fantascientifica (climate fiction) che non è solo banale background ma è anche energia attiva a sostenere una visione alternativa del nostro presente e futuro. L’enorme cambiamento climatico di cui si intuisce la portata nella storia è riletto non solo come cataclisma mondiale certamente, ma anche come spunto attuale per riorganizzare la nostra società. L’attenzione non è tanto sulla catastrofe, data forse per scontata e inevitabile, ma su quello che gli esseri umani possono fare per ricostruire da quel futuro una nuova società. Non faticherei a definire il romanzo di Silvestri anche politico e attivista solar.
In questa società del futuro dove il consumo eccessivo non è più fisicamente possibile a causa dello sconvolgimento del clima bisogna riflettere sul significato di comunità: sociale, umana e naturale. Diventarne parte integrante, comprendendo che quello che non facciamo per essa è un danno fatto a noi stessi. La Roma immaginata da Silvestri si basa su un senso comunitario di sussistenza e sulla divisione di compiti e responsabilità. L’autrice ci invita a ragionare e aprire un dibattito sulle possibilità di ripensare certi cardini dati per scontati, mettendoci davanti al fatto che l’accettazione di un cambio è possibile e non necessariamente porta a finali nefasti.
Attenzione poi a un’ulteriore analisi: non prendete questo romanzo come un eccesso di positivismo zen o come una fantasticheria privilegiata di chi può immaginare una società nuova dalla catastrofe senza subirne troppo gli eventi rovinosi. È chiaro che Silvestri non voglia dire questo — l’aspetto negativo d’altronde lo vediamo già ora — ma piuttosto concentrarsi su quei cambiamenti che si possono fare da oggi: ricostruire ciò che si è spezzato nei sentimenti senza badare troppo alle vendette e ai torti, rimettere in piedi una terra danneggiata dal consumo eccessivo, ricollegarci come umanità nell’unica casa che abbiamo, per citare Carl Sagan “sottolinea la nostra responsabilità di occuparci più gentilmente l’uno dell’altro, e di preservare e proteggere il pallido punto blu, l’unica casa che abbiamo mai conosciuto”.
Natura morta con Kintsugi non cerca di dire che l’apocalisse è bella ma che una parte della struttura sociale, culturale ed economica della nostra organizzazione mondiale ora è la causa delle sofferenze di molti e perciò va cambiata in meglio provando vie alternative di pensiero e di azione, anche con l’uso della tecnologia in maniera non predatoria. Per farlo Silvestri usa il concetto di Kintsugi, una tecnica di restauro antica ideata dai ceramisti giapponesi per riparare le tazze in ceramica. In poche parole, le linee di rottura sono visibili, anzi sono evidenziate dalla polvere d’oro. Secondo questo principio le cose rotte non devono essere buttate, possono essere rimesse insieme, le fragilità possono essere riparate ma devono diventare anche un punto di vitalità e perfezione.
È chiaro che il riferimento vada alle ferite metaforiche di questa nuova famiglia non tradizionale: un ragazzo lasciato a una nuova madre e la possibilità che le complicazioni si sanino e da queste la nuova famiglia tragga ancora più forza; non in quanto famiglia come principio astratto e freddo, ma nell’ottica delle relazioni e dell’amore tra persone che hanno condiviso una crescita insieme.
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