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Marco Melis
Laura Silvestri, Natura morta con kintsugi, 56 pagg, Collana Atlantis, Delos Digital 2023, € 2,99 (ebook)

Il numero di Atlantis dello scorso mese è uscito con un nuovo racconto di Laura Silvestri, autrice romana che aveva già pubblicato nella collana di Delos Digital in una delle scorse stagioni. Il precedente racconto, “Lasciate fare a Elvis”, si basava sulla complicata convivenza tra gli abitanti di un condominio romano sito nel quartiere della Magliana. Nella recensione del racconto (che potete trovare qui), Giulia Abbate era riuscita a cogliere e a spiegare bene quel senso di amarezza, impotenza e malinconia che si cela nella comicità romana, e che Laura Silvestri era stata abile a far emergere dalle storie, nonché dal carattere dei personaggi.

Pare che l’autrice abbia compreso bene quanto sia importante per una volta focalizzare l’attenzione non tanto sulle tecnologie, ma sui rapporti sociali, per quanto possano essere difficili e problematici, all’interno di un movimento come quello del solarpunk, tant’è che sembra averne fatto una caratteristica propria, e che le riesce anche parecchio bene.

Per salvare la civiltà infranta dalla crisi ecologica, c’è bisogno della tecnica giapponese di “riparare con l’oro”

Dalla ragnatela di relazioni interpersonali che riguardava gli abitanti del condominio romano, questa volta il campo si restringe all’interno di una famiglia, in un futuro prossimo nel quartiere San Paolo, sempre a Roma. È il luogo in cui la protagonista Clara è cresciuta, e in cui presumibilmente continuerà a vivere per larga parte della sua vita. Clara ha una sorella non di sangue: Anita. La madre di Anita è morta quando entrambe erano ancora giovani, uccisa da due ladri nei primi tempi dello Switch, ovvero un periodo post-collasso, un’epoca di scarsità e decadenza, in cui i beni e l’energia vengono centellinati e le persone girano per strada armate, in cerca di bottini. La madre di Clara assunse la decisione di adottare Anita, e una volta superati i dubbi iniziali, le due svilupparono un profondo rapporto di amicizia e sorellanza. Anita, al contrario di Clara, ha sempre avuto un’aspirazione: studiare come fermare la desertificazione che ha iniziato a diffondersi dal sud Italia, ma proprio quando supera il test di ammissione all’università di Palermo, scopre di esser rimasta incinta di uno sconosciuto. Lascerà il suo bambino a Clara per inseguire il suo sogno, ma dopo otto anni tornerà nel quartiere San Paolo per riprendersi un pezzo della vita che si era lasciata alle spalle.

Natura morta con kintsugi è un racconto di valori, e l’attenzione va posta sulla cura che gli esseri umani pongono sulle cose, sugli oggetti, nonché sulle persone:

– Abbiamo smesso molto tempo fa di gettare via le cose che si rompono, ed è stato un grande passo in avanti. Hiroshi lo sa bene. Lo stesso vale per le cose che non si toccano. Le persone, i sentimenti… non si buttano via.


Hiroshi, il compagno di Clara, ha un passato da riparatore. Quando Clara, presa dalla rabbia, rompe il vaso giapponese regalatogli dalla madre di Hiroshi, quest’ultimo si siede per ripararlo con un’invidiabile calma e compostezza. Tramandando la preziosa arte del kintsugi, l’antica tecnica di restauro giapponese con la quale si ricongiungono i pezzi di vasi o altri oggetti con della lacca urushi e della polvere d’oro, Hiroshi insegna alle persone a lui vicine l’importanza delle cose. Le cose rotte, almeno quelle di valore, non si buttano, ma anzi, le linee di rottura possono trasformarsi in cicatrici in grado di donare un valore aggiunto all’oggetto, al sentimento, alla persona. Se i vasi rotti possono essere le relazioni e i rapporti interpersonali, l’oro riparatore non può che nascondersi all’interno delle persone.

Un ramo fiorito di ciliegio ritrova il suo prolungamento, le gemme rosa che aveva perduto nell’impatto con il suolo.
– Siamo forti solo insieme, se intrecciamo le nostre radici.
Eppure lui continua a osservare i cocci aguzzi senza toccarli, in una specie di contemplazione; quasi che stesse cercando il modo migliore per creare una nuova bellezza, diversa dall’originale, ma altrettanto pregevole; come se dovesse studiare la causa di quel disastro, per onorarne la natura e renderla parte della rinascita.


Quando si vive la catastrofe, ci si sente sommersi da tutte le nefandezze di cui è capace l’essere umano, tanto da considerare l’intera nostra specie come malvagia, autodistruttiva, e meritevole dell’estinzione. Laura Silvestri con “Natura morta con kintsugi” si dimostra una scrittrice solarpunk di un certo livello, perché in grado di estrarre la linfa più preziosa della filosofia solarpunkiana, ovvero evidenziando il fatto che non tutto l’essere umano è da buttare, ma solo una certa parte, e a certe condizioni; che i valori riparatori esistono già, ma vanno messi assieme; che molto è andato perso, ma il mondo, così come la società, vengono distrutti e riparati pur sempre dagli esseri umani.

Marco Melis
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