Riccardo Muzi
Trama:
Si parte con un topos letterario/cinematografico: naufrago alle prese con mare in tempesta si ritrova su un’isola deserta. L’approdo in un luogo dalla natura rigogliosa e incontaminata significa aver salvato la vita ma non basta per mettere a tacere le angosce e le paure. E fin qui siamo nel classico, poi si deraglia. Un animale marino riesce a far aumentare le frustrazioni del malcapitato: una curiosa ed enorme tartaruga rossa renderà vano ogni tentativo di lasciare l’isola con una zattera. Forse il destino del naufrago dovrà consumarsi proprio su quell’angolo di paradiso terrestre.
Recensione:
Quante volte ci siamo sentiti come naufraghi sbattuti su uno scoglio tanto lontano quanto sconosciuto? Poche volte diranno i fortunati, spesso affermeranno i più scalognati. In entrambi i casi, in questa situazione o si scava quel poco di fondo che rimane sotto i piedi o si rinasce. “La tartaruga rossa” prende in considerazione la seconda ipotesi e, grazie agli acquerelli di Michaël Dudok de Wit animati dal famigerato Studio Ghibli, ne fa una storia essenziale costellata di metafore e figure allegoriche. La semplicità della vicenda e la completa assenza di dialoghi amplificano la portata narrativa dell’opera: il quotidiano manifestarsi della natura si abbandona completamente fra le braccia delle splendide musiche di Laurent Perez del Mar, ed è un connubio soave. Lo sciabordio del mare, lo spirare del vento e la calma del sole si fondono con le note del compositore francese diventando dolci e cullanti o d’improvviso drammatiche. In questa affascinante armonia accade la vita: difficoltà, gioie, affanni, amore, genitorialità, vecchiaia e morte. La natura si riappropria del suo ruolo totalizzante fra metodico equilibrio e irrazionale magia. Così, l’insopportabilità della solitudine, la rabbia del sentirsi inermi, lasciano il passo ai lenitivi effluvi della socialità: incredibilmente il naufrago non sarà più solo. Forse siamo in un sogno, ma è uno di quei sogni che aiutano a comprendere la realtà più di mille empiriche esperienze. La tartaruga rossa è una poesia ecologista, un compendio sull’indole umana, un trattato ambientalista. Il tutto per raccontare un patto sottoscritto con la Natura di cui sembriamo ormai dimentichi. L’opera di De Wit, uno dei migliori film di animazione degli ultimi anni, permette di rintracciare i passaggi essenziali di quel patto fondante attraverso un raro coinvolgimento emotivo: osservare per intero l’autenticità del ciclo della vita è un’esperienza sensoriale edificante e allo stesso tempo sbalorditiva..
Crediti:
Titolo originale: La tortue rouge (Francia/Belgio/Giappone 2016); Durata: 80 minuti; regia: Michaël Dudok de Wit; Sceneggiatura: Michaël Dudok de Wit, Pascale Ferran
Comments are closed