Franco Ricciardiello
Per tutto il primo anno, dalla sua nascita e fino a oggi, la home page di Solarpunk Italia si è presentata al pubblico con una splendida, suggestiva opera di Artur Rosa, “I crateri di Lyra 9”; anche la seconda immagine, quella che si accompagna al nostro Manifesto, è opera della stessa mano: si tratta di un dettaglio della toccante “Colonia 7”.
Artur Rosa è un artista di Aveiro, Portogallo, che malgrado il grande senso del meraviglioso che ispirano le sue opere, si definisce “hobbysta” sulla pagina di ArtStation dove sono in visione i suoi lavori, oppure su quella Deviantart. Con questa breve intervista prendiamo congedo da lui, e al tempo stesso intendiamo ringraziarlo e conoscere meglio la sua arte.
Franco: Buongiorno Artur, grazie per avere concesso la tua magnifica arte a Solarpunk Italia e ai nostri followers. Vuoi raccontarci qualcosa di te?
Artur: Ciao Franco. Grazie per l’onore di essere stato scelto per il tuo sito web. Ho 57 anni, sono nato e vivo in Portogallo, vicino al mare. Disegnare per me è solo un hobby, ma anche una specie di passione. Il mio lavoro quotidiano non ha nulla a che fare con la pittura. Lavoro in un dipartimento IT di una grande multinazionale.
Franco: Lavori esclusivamente in computer graphics? Quando preferisci lavorare? Durante il giorno, la notte, o ogni volta che hai tempo libero?
Artur: Attualmente sì, creo solo immagini al computer. Quando avevo circa 20 anni ho anche lavorato a matita. In quel periodo ho anche partecipato a una mostra collettiva.
Durante il giorno sono al lavoro, quindi non ho possibilità di fare altro. È solo di notte, ma soprattutto durante i fine settimana, che gioco con le immagini. La maggior parte delle volte non produco nulla, mi limito a giocare, imparare nuove tecniche e sperimentare alcuni trucchi.
Franco: Quando ti abbiamo contattato, a fine 2020, avevamo preso in considerazione quasi un centinaio di artisti, e trovato lavori anche molto belli; tuttavia, ci è sembrato che nel tuo caso l’intero complesso della tua opera possedesse straordinari punti di contatto con l’immaginario solarpunk. Avevi mai sentito parlare in precedenza di questo genere letterario, che dopotutto è nato in Brasile, un paese di lingua portoghese?
Artur: Oh wow, sono stupito. Non sapevo che avessi considerato così tante persone. Sono ancora più onorato ora, grazie! Ad essere onesti, no, non avevo mai letto del solarpunk prima. Mi piace solo immaginare che l’Umanità imparerà a vivere in pace con la Natura. Che i nostri edifici saranno belli invece di cubi giganti di vetro e metallo, e che non danneggeremo il pianeta. Che raggiungeremo le stelle e vivremo felici su altri pianeti. Che non vivremo distopie. Mi piace pensare che potremmo avere utopie, ma a volte sono più realista e spero semplicemente in un equilibrio. Questi sono solo alcuni dei pensieri dietro quello che faccio. Se sono in consonanza con il solarpunk, è solo una felice coincidenza.
Franco: La tua arte ha un’apparenza veramente professionale, quindi abbiamo letto con stupore sulla sua pagina Deviantart che non ti consideri un artista, che non sai esattamente cosa sia l’Arte ma che hai la sensazione che sia più di ciò che fai tu. Da parte mia, ammetto di provare sensazioni forti, benché difficili da definire a parole, quando osservo una galleria di tuoi lavori. È come se parlassero direttamente al subconscio: un effetto che ho provato anche con il lavoro di altri artisti grafici, è vero, ma nel tuo caso ha lo stesso sapore dei racconti di fantascienza di James Ballard degli anni Sessanta e Settanta. Hai mai letto Ballard? Sei un lettore, o un fan di fantascienza?
Artur: Riguardo all’affermazione che non mi considero un artista, sì, è vero. Penso che la parola “artista” sia abusata. Sento continuamente persone che affermano di essere artisti e questo mi innervosisce. Ad esempio, non considero un attore o un cantante un artista: stanno semplicemente eseguendo ciò che qualcun altro ha creato. Sono esecutori e se c’è un artista coinvolto, quello è lo scrittore o il compositore perché è stato lui a creare qualcosa.
La parola “artista” dovrebbe essere riservata a persone straordinarie. Se mi considero un artista, allora cos’era Michelangelo, o Leonardo da Vinci, per esempio? Dèi?… Ci deve essere un senso delle proporzioni. Se sono artisti, non posso considerarmi un artista, sarebbe arrogante da parte mia. Le persone spesso confondono “artigiano” con “artista”. Penso di essere probabilmente un artigiano, ma non un artista. E lo stesso vale per il 99,9% delle persone che si dichiarano artisti, secondo me.
Sì, sono un avido lettore di fantascienza e la adoro. Leggo migliaia di libri e continuo a leggere, anche se ora non ho molto tempo. I miei preferiti sono ancora i classici, come Asimov, Clarke, Heinlein, Simak, van Vogt, ma recentemente mi sono imbattuto in molti nuovi scrittori indipendenti che le edizioni digitali hanno reso possibili. Da diversi anni leggo nel mio e-book reader, e una recente sorpresa molto piacevole è stata Nathan van Coops, che incredibili storie di viaggio nel tempo.
Franco: Mi sembra che l’illustrazione di fantascienza tenda a ottenere due effetti: a “colpire duramente” con immagini di forte impatto, violente, sensazionali, un po’ come fanno la letteratura distopica, l’horror, lo splatter; oppure cattura perfettamente il “senso del meraviglioso” di certa fantascienza classica, di certe copertine di riviste degli anni Cinquanta e Sessanta, come Fantastic e If che si distaccavano dall’iconografia sessista del pulp. Molti tuoi lavori vanno tuttavia oltre: si sente una dimensione che si stacca dal “senso del meraviglioso” e si avvicina all’utopia. Questa tensione non è mai esplicita, ma certe opere come “Red Shores of the Second Moon”, “Caves of Tau Ceti”, “Three Degrees of Freedom” e “Seclusion in Green and Amber” secondo me rappresentano un “senso del meraviglioso utopico”.
Artur: Grazie, vedo che conosci molto bene il mio lavoro. Penso che tu abbia interpretato le mie immagini come le ho immaginave. Come ho detto prima, sì, mi piace pensare che potremmo vivere in un’utopia in futuro, ma sono anche realista e so che probabilmente non accadrà perché non è nella natura umana. Almeno non per il prossimo futuro. Ma almeno possiamo raggiungere un equilibrio, e non sarebbe male. E questa potrebbe essere la tensione che percepisci, perché l’equilibrio implica l’oscillazione tra due stati e quindi una certa tensione.
Franco: Raramente la figura umana è protagonista nelle tue immagini: la maggior parte delle volte ha dimensioni minime, come se fosse un’unità di misura delle incommensurabili grandezze del paesaggio. Ho anche l’impressione che i tuoi uomini e le tue donne svolgano la funzione che in letteratura si definisce “punto di vista”: non un protagonista dell’immagine, ma gli occhi attraverso i quali lo spettatore vede la scena. Ad esempio, la bella sequenza di “The reading place” ha come protagonista la natura, non il bambino che legge un libro.
Artur: Sì, hai ragione. Per me la figura umana è accessoria a un paesaggio. Il luogo è l’elemento importante, la figura umana può essere presente o meno, è quasi irrilevante. Gli umani hanno una breve presenza, sono solo un bip in un luogo che possiede una sua vasta scala temporale. Un umano è per un luogo ciò che una mosca è per un umano: solo un insetto insignificante e breve che vola e scompare in un attimo. Non parlo solo di luoghi naturali, parlo anche di luoghi costruiti dall’uomo.
Quindi, sì, la maggior parte delle volte gli umani che uso nelle mie immagini sono un po’ come “comparse” in un film, quelle persone sullo sfondo che sono lì solo per fornire una prospettiva e un’atmosfera. Sono lì per trasmettere un senso di scala e per consentire agli spettatori di identificarsi meglio con il luogo, per fornire un punto di vista, come dici tu.
Ma non sempre: in molte delle mie immagini, gli esseri umani svolgono un ruolo importante o simbolico, anche se possono essere fisicamente piccoli. È interessante notare che i bambini nelle mie immagini di solito giocano un ruolo più importante degli adulti. Quando creo immagini con i bambini, vedo il luogo attraverso i loro occhi e questo mi ispira perché i bambini non hanno le restrizioni autoimposte che hanno gli adulti.
Franco: Grazie per l’intervista, e per le magnifiche sensazioni che ci regali. Solarpunk Italia è contenta di aver trovato in te un “compagno di viaggio”. Continueremo a seguire il tuo lavoro.
Artur: Grazie per avermi ospitato, è stato un vero onore!
Intervista e traduzione di Franco Ricciardiello
Cos’è il solarpunk: il nostro manifesto
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