Non hai idea di cosa stanno scoprendo in quel laboratorio di biogenetica
Scaricalo qui: Fenice citoplasmatica, Delos Digital
Se vi immaginate il futuro come una civiltà uniforme — la distopia di un soffocante controllo totale, oppure l’utopia sostenibile in cui non esistono più conflitti — siete lontani dalla verità. C’è la revolución verde, certamente, con le intuizioni floreali della bioarchitettura, ma c’è anche l’incidente alla centrale nucleare di Bushehr sul Golfo Persico, e le mutazioni genetiche che ha provocato sulle creature viventi. Andrea ha studiato e collaborato con le migliori menti della biotecnologia, cervelli da premio Nobel, e adesso ha accettato un lavoro in una divisione all’avanguardia della ricerca medica a Teheran, nella Seconda Repubblica Islamica. Ma tutte le sue conoscenze e relazioni, e tutti i mezzi dell’ingegneria genetica avanzata sembrano impotenti contro il cancro che sta per mangiare viva sua figlia. Qual è la soluzione, quale la via della speranza? Chi lo aiuterà? L’autraliano Jack King, che lavora nella zona radioattiva di Bushehr? I risultati sull’embriogenesi raggiunti da Rosselli alla Kromanthea, l’azienda biogenetica chiusa trent’anni fa? La sua ex insegnante Ricci, che si dice lavori sull’Alzheimer e il Parkinson, e sulle cui ricerche l’amico Ivano, il genio della neurologia, sopravvissuto a un coma, si è lasciato scappare: “Tu non hai idea di…”?
Genetica, medicina, terapia nel futuro prossimo nel racconto lungo di una delle promesse della fantascienza italiana
The fourth issue of Atlantis – collection of italian solarpunk, is the novelette Citoplasmic Phoenix by Irene Drago
You have no idea what they’re discovering in that biogenetics lab. If you imagine the future as a uniform civilization – the dystopia of a suffocating total control, or asustainable utopia in which there are no more conflicts – you are far from the truth. There is the revolución verde, of course, with its floral intuitions of bio-architecture, but there is also the accident at the Bushehr nuclear power plant in the Persian Gulf, and the genetic mutations it caused on living creatures. Andrea studied and collaborated with the best minds in biotechnology, Nobel prize-winning brains, and has now accepted a job in a cutting-edge division of medical research in Tehran, in the Second Islamic Republic. But all his knowledge and relationships, and all the means of advanced genetic engineering, seem powerless against the cancer that is about to eat his daughter alive. What is the solution, is there a hope? Who will help him? His Australian friend Jack King, who works in the Bushehr radioactive zone? The results on embryogenesis achieved by Rosselli at Kromanthea, the biogenetic company closed thirty years ago? His former teacher Ricci, who is said to work on Alzheimer’s and Parkinson’s, and on whose research his friend Ivano, the genius of neurology, who survived a coma, whispered: “You have no idea …”?
Genetics, medicine, therapy in the near future, in the novelette of one of the promises of Italian science fiction.
Le quatrième numéro d’ATLANTIS – collection de solarpunk italien, est le roman court PHÉNIX CYTOPLASMIQUE de Irene Drago
Vous n’avez aucune idée de ce qu’ils découvrent dans ce laboratoire de biogénétique. Si vous imaginez l’avenir comme une civilisation uniforme – la dystopie du contrôle total étouffant, ou l’utopie durable dans laquelle il n’y a plus de conflits – vous êtes loin de la vérité. Il y a bien sûr la revolución verde avec ses intuitions florales de la bio-architecture, mais il y a aussi l’accident de la centrale nucléaire de Bushehr dans le golfe Persique, et les mutations génétiques qu’il a provoquées sur les êtres vivants. Andrea, qui a étudié et collaboré avec les meilleurs esprits de la biotechnologie, des cerveaux récompensés par le prix Nobel, a maintenant accepté de rtavailler dans une division de pointe de la recherche médicale à Téhéran, deuxième République islamique. Mais toutes ses connaissances et relations, et tous les moyens du génie génétique avancé semblent impuissants face au cancer qui est sur le point de dévorer sa fille. Quelle est la solution, quelle est la voie de l’espoir? Qui va l’aider? L’australien Jack King, qui travaille dans la zone radioactive de Bushehr? Les résultats sur l’embryogenèse obtenus par Rosselli chez Kromanthea, la société biogénétique fermée il y a trente ans? Son ancien prof Ricci, dont on dit qu’elle travaille sur la maladie d’Alzheimer et de Parkinson, et sur les recherches de qui son ami Ivano, le génie de la neurologie, qui a survécu au coma, a laissé échapper: “Vous n’avez aucune idée …”.
Génétique, médecine, thérapie dans un futur proche dans la longue histoire de l’une des promesses de la science-fiction italienne.
El cuarto número de ATLANTIS – colección eBook de solarpunk italiano, es la novela corta Fénix citoplasmático de Irene Drago
No tienes idea de lo que están descubriendo en ese laboratorio de biogenética. Si imaginas el futuro como una civilización uniforme, distopía de asfixiante control total o utopía sostenible en la que no hay más conflictos, estás lejos de la verdad. Está la revolución verde, por supuesto, con las intuiciones florales de la bioarquitectura, pero también está el accidente de la central nuclear de Bushehr en el Golfo Pérsico, y las mutaciones genéticas que provocó en los seres vivos. Andrea estudió y colaboró con las mejores mentes en biotecnología, cerebros ganadores del premio Nobel, y ahora ha aceptado un trabajo en una división de investigación médica de vanguardia en Teherán, en la Segunda República Islámica. Pero todos sus conocimientos y relaciones, y todos los medios de la ingeniería genética avanzada parecen impotentes contra el cáncer que está a punto de devorar viva a su hija. ¿Cuál es la solución, cuál es el camino de la esperanza? ¿Quién lo ayudará? ¿El australiano Jack King, que trabaja en la zona radiactiva de Bushehr? ¿Los resultados sobre embriogénesis logrados por Rosselli en Kromanthea, la empresa biogenética que cerró hace treinta años? Su antigua maestra Ricci, de quien se dice que trabaja en Alzheimer y Parkinson, y en cuya investigación su amigo Ivano, el genio de la neurología, que sobrevivió a un coma, se le escapó: “¿No tienes idea …”?
Genética, medicina, terapia en elfuturo próximo en la novela de una de las promesas de la ciencia ficción italiana.
L’autrice
Irene Drago è nata a Genova nel 1990. Ha iniziato a scrivere da adolescente, con articoli per il giornalino del liceo “Andrea D’Oria”, Dragut. Ha pubblicato per La Ponga Edizioni e Altrimedia Edizioni, mentre sotto lo pseudonimo di Oskar Felix Drago ha scritto racconti per Cordero Editore, Delmiglio Editore, Liberodiscrivere, Edizioni Tabula Fati. Sempre sotto pseudonimo ha collaborato a Guida alla letteratura fantastica e Guida alla letteratura esoterica (Odoya Edizioni), entrambe a cura di Claudio Asciuti, e a Io Scrivo per Voi, iniziativa dello scrittore Andrea Franco dedicata alle popolazioni colpite dal terremoto del 24 agosto 2016, alle quali sono stati devoluti tutti i fondi raccolti. Con il suo vero nome, infine, collabora con Thrillernord e PULP Libri. Medico, vive a Genova con quattro gatti.
L’incipit
Ricordo questi stanzoni, all’Istituto, lunghissimi fossili di vecchi ospedali a padiglioni; tavoli di metallo, formica sgretolata, letti, attacchi per l’ossigeno, cassetti delle scrivanie che straripavano di pinzatrici rotte, prontuari, rubriche ancora scritte a mano, con i numeri quasi cancellati, e i telefoni che suonavano a vuoto. A girare da solo, per quei corridoi, saliva lungo la schiena un brivido irrazionale: le scarpe guagnolavano sulle piastrelle, ti perdevi nel seguire le crepe dell’intonaco che cadeva a pezzi e dopo qualche tempo potevi giurare di sentire un’eco distorta, alle tue spalle, oltre l’angolo che avevi appena svoltato, tra i busti dei vecchi professori e le targhe commemorative di qualche ricercatore meritevole e dimenticato. Di notte era un posto tetro, deserto, soprattutto gli ultimi anni: quando io finivo il master, già non si accettavano più post-doc e pure gli specializzandi venivano smistati altrove fin da subito. La migrazione verso la nuova sede del Dipartimento passò attraverso un limbo di neon di merda, computer impallati ogni tre per due, microonde rubati dalla vicina Microbiologia: ebbi la grande sfortuna di vivermeli tutti, quei piccoli morsi alla carcassa dell’Istituto… piccole cose, manutenzioni mai eseguite, uffici dislocati, inaugurazioni di bioarchitetture prestigiose che facevano bella mostra di sé nei curriculum dei nuovi archi-star, mentre quella che era stata casa mia s’ingrigiva, la vernice delle imposte si scrostava, sfarinata sui davanzali disegnati dal muschio e le finestre erano solo orbite vuote.
«Andrea?» Nello scheletro di cemento armato, le pareti di cartongesso erano le membrane sottili di un vecchio anfibio e lei non aveva neanche bisogno di alzare la voce, per chiamarmi.
«Dimmi, prof». Andavo lì ogni tanto, giusto per mantenere un piede all’Università, anche se Teheran non vedeva la cosa di buon occhio.
«Parti o arrivi?» Lasciai la borsa in un angolo e feci capolino dalla mia stanza: la sua porta era sempre socchiusa e a volte, in controluce, avrei potuto giurare di vedere il fumo della sigaretta farsi strada lungo il corridoio.
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