Emmi Itäranta, La memoria dell’acqua, (Teemestarin kirja, 2012) Frassinelli 2015, pp. 368 € 9,20
Ambientato in un imprecisato futuro nel quale, a causa della catastrofe climatica, l’acqua è diventata una risorsa rara e preziosa, “La memoria dell’acqua” ha per protagonista una ragazza di nome Noria Kaitio. La storia è ambientata nella Finlandia settentrionale, che a differenza dei nostri giorni ha un clima caldo e arido; fa parte di uno Stato chiamato Nuovo Quian, che sembra possedere molte caratteristiche dell’impero giapponese durante la Seconda guerra mondiale, e che si estende presumibilmente fino all’Asia.
Il padre di Noria è un Maestro del tè, una persona che organizza cerimonie per clienti privati, sulla base di un riconoscimento pubblico conferito da una sorta di gilda. Per un Maestro del tè, naturalmente, la gestione dell’acqua è di primario interesse; per questo, il segreto di una fonte sotterranea purissima viene tramandato di padre in figlio, insieme al titolo. Il maestro Kaitio però ha solo una figlia femmina, ed è a lei che sceglie di insegnare i gesti della tradizione, anche se ciò è in contrasto con una regola non scritta per cui tutti i cerimonieri del tè sono maschi.
Noria viene portata a conoscenza anche della fonte segreta sotterranea, che sfrutta con parsimonia, ma la disponibilità d’acqua di ottima qualità insospettisce il governo militare del Quian. Nella regione arriva il comandante Taro, un nuovo ufficiale addetto alla repressione del consumo eccessivo di acqua; il controllo si fa capillare, oppressivo, e contro i trasgressori, che sono soprattutto persone deboli, bambini, anziani, malati, si applica il pugno di ferro, arrivando all’esecuzione capitale.
Noria e la sua migliore amica, Sanja, frugano periodicamente nella gigantesca discarica di manufatti dell’era industriale, soprattutto oggetti in plastica che non si sono degradati malgrado il passare dei secoli; Sanja è in grado di riparare e recuperare manufatti tecnologici, e un giorno mette in funzione un apparecchio per riprodurre compact disc. In questo modo le due ragazzine ascoltano il racconto di una spedizione organizzata decenni prima da ricercatori nella parte occidentale della penisola scandinava, Svezia e Norvegia, che si credevano contaminate da residui radioattivi, e dove invece pare che le fonti d’acqua siano rigenerate.
Ma cosa accadrebbe se i militari mettessero le mani anche su queste risorse?
Itäranta ha uno stile semplice e schietto, molto naturale, efficace nel rendere espliciti i pensieri e le emozioni della protagonista Noria, che è anche il punto-di-vista della storia. L’angoscia per la drammatica carenza d’acqua è palpabile, e fa capire quanto la nostra civiltà, il nostro benessere e persino lo stato della nostra democrazia, dipendano dal rapporto con il pianeta, dall’accessibilità alle risorse primarie.
L’aumento della temperatura media della Terra, a causa della catastrofe climatica di origine umana, sta desertificando intere regioni, mentre altre sono devastate da eventi atmosferici estremi. Le classi dirigenti e i potentati economici che si mantengono nell’immobilità rispetto alla catastrofe, che rifiutano e rimandano le drastiche decisioni necessarie per rallentare e fermare ciò che è “quasi” inevitabile, sono gli antenati oggi dei governi militari di domani.
Se lasciamo che il pianeta precipiti nel pozzo del disastro ecologico, non riusciremo più a risalire alla superficie.
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