Dopo l’apocalisse provocato dallo sfruttamento dissennato delle risorse naturali, la Decrescita Felice ha preso il potere in tutto il mondo. Ma è un’utopia ambigua?
Scaricalo qui: Il nostro seme inquieto, Delos Digital
Il nostro seme inquieto racconta un futuro prossimo governato da un potere autoritario, il Nuovo Progresso, ma con livelli di decisione fortemente decentralizzati, che gode del sostegno anche di alcuni dei protagonisti che lo considerano il male minore. È un’ideologia che pratica un’economia rurale di sussistenza, anche se sono diffusi oggetti tecnologici avanzati come telefoni e computer. Per limitare le possibilità di una catastrofe mondiale, uno dei dogmi più rigidi del Nuovo Progresso è la decrescita della popolazione, come modalità per incidere il minimo possibile sull’ambiente: di conseguenza, è permesso procreare solo prima dei vent’anni, e un secondo figlio viene fortemente disapprovato. In una famiglia molto unita ma già per definizione anomala (sono presenti due sorelle), un adolescente si ribella e decide di fuggire dal “paradiso” del Nuovo Progresso, distorto secondo lui in una nuova conformità conservatrice. «Un’ambigua utopia» sarebbe il titolo ideale per questo racconto misurato e geniale, che costruisce con grande economia espressiva (nei dialoghi, nelle descrizioni, nelle informazioni) un mondo che il lettore può scegliere se odiare o auspicare che si concreti nel nostro futuro — mentre non può evitare di amare i suoi protagonisti e il loro dilemma.
Democrazia, sostenibilità, cambiamenti di mentalità, rapporti familiari in un racconto lungo di Giulia Abbate
L’autrice
Editor indipendente, specializzata in scrittura di genere, Giulia Abbate è nata nel 1983 a Roma e attualmente vive a Milano. È cofondatrice di Studio83 – Servizi letterari®, ha pubblicato romanzi, racconti in antologie e un “Manuale di scrittura di fantascienza” (Odoya, con Franco Ricciardiello). Collabora con Delos Digital edizioni, per cui cura la collana “Futuro Presente” (con Elena Di Fazio). Si occupa di fantascienza con articoli per riviste e siti web, ed è tra le fondatrici del portale Solarpunk Italia (https://solarpunk.it/), per cui scrive di letterature, utopie, attivismi.
(biografia tratta dal magazine Treccani)
L’incipit
«Ho l’impressione che mio figlio mi nasconda qualcosa.»
Sara cercò di non dare a vedere che quelle parole l’avevano messa sul chi vive. Finì il suo infuso e posò la tazza sul tavolino di vimini di fronte a loro.
«Sì?» rispose a Silvia.
«Già. E non mi spiego… non so proprio da dove mi venga questa sensazione. Però ogni giorno che passa è sempre più forte.»
«Cosa fa Piero, che ti mette così sul chi vive?»
Silvia la guardò alzando le spalle. « È sfuggente. Non dico che non dovrebbe, ormai ha sedici anni ed è un uomo, non posso starlo a pressare, tanto più che con l’anno nuovo attacca finalmente con il lavoro.»
«Dove l’hanno assegnato?»
Anche Silvia aveva finito di bere e posò la tazza accanto a quella della sorella. «Inizia al lago di Bolsena, con le rilevazioni. Lo addestrano per sei mesi, più o meno, poi si farà la solita trasferta alle paludi ioniche per l’ultimo tirocinio. Anche tuo marito è in partenza, vero? »
Sara guardò l’orologio. Mancava poco all’ultima corriera, che Silvia avrebbe dovuto necessariamente prendere, e non voleva perdere tempo inutilmente. Doveva capire cosa succedeva, avere qualche dato in più dalla sorella.
«Enrico parte domani, ma solo per un controllo alle strutture di emergenza. Va a Perugia, quindi è un affare di poco.»
«Meglio così! E il tuo Luca, invece? Non doveva partire anche lui?»
Una punta di inquietudine la colse di nuovo. «Solo per le vacanze annuali. Ma dimmi di Piero. Dicevi che ti preoccupa.»
Silvia mosse la mano a scacciare i pensieri molesti. «Sorvoliamo. Magari sono solo mie fisse. Lui appena maggiorenne, e io che vado per i trentacinque…» le fece un’ironica alzata di sopracciglia. «Mi vengono le paturnie. Magari è innamorato. Magari sono solo scema.»
L’orologio del paese batté le sei. Era ora di andare e senza aggiungere altro le due si alzarono e uscirono dal patio di Sara sulla strada, dirette alla piazza dalla quale partiva la corriera regionale. Raggiunsero il pullman in silenzio: Sara avvertiva l’inquietudine di Silvia e vi mischiava la propria. Ed era vagamente consapevole che la sorella notava a sua volta quell’atmosfera tesa.
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