Nella mia famiglia almeno due persone apprezzavano l’opera lirica: mia suocera – che vedeva e rivedeva i dvd delle opere preferite, gustandosi fino all’ultimo particolare delle scenografie e dei costumi – e, soprattutto, mio padre – che aveva una bella voce da tenore ma non continuò gli studi di canto per contribuire a mantenere i fratellini.
Da bambina, lo ascoltavo cantare arie famose con un misto di irritazione (in quei casi sembrava in un altro mondo) e invidia. Doveva esserci un segreto in quelle musiche e parole, pensavo. A distanza di così tanti anni, credo di aver avuto ragione.
Nel mondo evocato da Andrea Franco, che ci attende alla fine di questo secolo, l’opera lirica prospera più che mai ed è frutto, come sempre, di un lavoro collettivo nel quale genio e perfezionismo hanno uguale importanza.
“Uscì al pubblico con un sorriso aperto, sicura, orgogliosa. Fece tutto quello che le era stato detto di fare. Tutto quello che le avevano insegnato. Tutto quello per il quale era nata.
E il pubblico la osannò.
– Rosina! Rosina! Rosina!”
Soprano di incantevole bravura, l’artista è nata davvero per raggiungere la perfezione. È, infatti, il clone – ottenuto grazie alla tecnologia cybo – del soprano Rosa Storchio (1872-1945). Che il pubblico la chiami semplicemente Rosina, omettendo il Ci’ che indica la sua origine, è la prima avvisaglia del tema centrale del racconto.
La vicenda, tutta italiana, si svolge in gran parte nel 2106, pochi anni dopo la legge promossa dal senatore Scanzini che ci regala, almeno nella finzione, un motivo per essere fieri:
Il Regno d’Italia era la prima entità politica a equiparare giuridicamente i cybo agli esseri umani.
Gli amanti dell’opera lirica si fanno guidare soltanto dalla passione e sanno riconoscere in Rosina, al di là delle denominazioni, tutto il cuore e il genio artistico che la rendono umana quanto loro.
Ormai i cybo italiani sono alcuni milioni e occupano anche posti di responsabilità che richiedono grande acume e sensibilità, come Ci’Eleonora, amica, oltre che collaboratrice del Ministro della Ci’Cultura Paolo Mastrilli.
Eppure, molti “umani”, dentro il mondo della lirica e fuori, hanno pregiudizi e paura di essere rimpiazzati. Tra loro il direttore d’orchestra Clemens Zimmermann, un nemico agguerrito che può arrivare molto in alto:
Non ricordava in quale momento storico si era passati dal considerare i cybo una risorsa per il pianeta a entità equiparabili agli esseri umani. Ma quel momento aveva segnato l’inizio di un’involuzione drammatica.
Quindi – nonostante le leggi avanzate e il superamento, conflittuale e pieno di passi indietro, di altre pretese diversità – la domanda, secondo il Ministro Mastrilli, resta la solita:
Le diversità erano un bene anche quando le si stigmatizzava come tali?
La vicenda è ricca di personaggi significativi, come Anna-Lena, moglie di Zimmermann, ambigua e lucida, che conosce il marito più di quanto lui creda:
– Il fatto è che quando ci siamo conosciuti eri un giovane musicista dalla mentalità aperta che ringhiava contro tutti i “vecchi babbioni incancreniti”. Ricordi queste parole?
e come Cecilia Freni, la maestra di canto di Rosina
– La vita non è come un’Opera lirica – raccontò. – Non c’è un atto primo, un atto secondo e un atto conclusivo. Siamo sempre in movimento dal passato al futuro e il presente è sottile e imprevedibile. In sostanza viviamo ogni giorno un atto secondo, la transizione dallo ieri al domani.
La vicenda si snoda negli anni successivi, mostrando che stigmatizzare le differenze invece che sottolineare le somiglianze, non soltanto ci espone al pericolo di conflitti e inevitabili ribellioni ma impoverisce tutti noi nella nostra complessa realtà di persone.
Al di là del tema, per me molto suggestivo, il testo di Andrea Franco mi ha stupito per altre ragioni: le domande che intenzionalmente solleva, l’accuratezza della scrittura – che giunge fino alla scelta motivata dei nomi –, il suo sapore di fantascienza sociale e il coraggio di esplorare ancora un tema sempre attuale come quello dei diritti civili. Perché, come ricorda l’affascinante Ci’Eleonora al Ministro:
– Dovremo provare a smuovere le persone veramente interessate da questi cambiamenti – propose.
– Parli degli artisti?
– Parlo dei cybo, Paolo. Siamo noi la questione in causa. Noi, non l’arte.
Silvias Treves
Andrea Franco, Un bel dì vedremo, Atlantis n. 6, ebook Delos Digital, pagg. 34 (stima) € 1,99
Comments are closed