Gli autori e le autrici parlano del loro racconto presente nell’antologia “Assalto al Sole”
Il libro di Flora è un racconto solare in un’ambientazione distopica: solare perché si chiude con una nota di ottimismo, dove la moralità dell’azione nasce dal diritto universale di resistere all’oppressione. Ma in questa storia c’è molto di più: ci sono alcuni tra i tópoi immortali della fantascienza, c’è un personaggio che amerete, c’è azione e c’è filosofia, tanto che il testo sembra la punta di una montagna sepolta nella capacità d’immaginazione dell’autrice.
Franco Ricciardiello, Introduzione a “Assalto al sole“, Delos Digital
La protagonista della storia è una scienziata ed è stata cooptata per una missione che riguarda la colonizzazione di Marte. Ma lei, come tutte le altre donne, sono in realtà il risultato di una strategia governativa ben precisa: fin da bambine le donne vengono strappate alla loro infanzia e “addestrate” alla scienza per servire il regime distopico che governa l’Italia. Ma qualcosa sta cambiando, un gruppo di ribelli sta prendendo sempre più vigore, grazie anche ad un libro clandestino, denominato Il libro di Eva, che incita per l’appunto alla rivolta e ad un cambiamento radicale della società
Carmine Treanni, Delos Science Fiction n. 220
Giulia Abbate ci porta in una realtà dove lo sfruttamento e la prevaricazione, specialmente sulle donne, vengono usati per fare di Marte il luogo dove coltivare le piante per garantire cibo a pochi eletti. Un’inversione netta di tendenza, da parte degli autori, che scelgono una letteratura politica, schierata e militante per un mondo più etico, equilibrato e autosufficiente, dove la giustizia sociale, l’allargamento dei diritti e la parità effettiva uomo/donna non siano un optional ma uno stato di cose consolidato.
Roberto Sturm, da Pulp Libri
Certo la matrice internazionalista del solarpunk rende le istanze socio-politiche narrate collocabili ovunque, concentrate come sono sulla critica al capitalismo. Però almeno nel racconto di Giulia Abbate, Il libro di Flora, è degna di nota la descrizione di alcuni elementi paesaggistici legati a luoghi reali. Quelle rovine della Villa di Tiberio, in provincia di Latina, a Sperlonga, che confina con Fondi ed è visibile da Monte San Biagio, sepolte in “un mondo organico che riprendeva spazio”, simbolo di un impero ormai passato e riassorbito dalla Terra, e la sottostante Grotta Azzurra, trasformata in un budello dall’innalzamento del livello delle acque. Suggestioni geografiche che potrebbero aprire a future articolazioni di un solarpunk più legato ai territori e ad una loro riscoperta nell’ambito di un turismo culturalmente sostenibile. Le metafore della fantascienza al servizio di un respiro glocal.
Valerio Pellegrini, Quaderni d’altri tempi
Questo è il lato “solare”, “ottimista”, del solarpunk: la malattia è sotto gli occhi di tutti, ma non fermiamoci a condannare le cause, troviamo la cura! Certo, la cura suggerita non è sempre indolore. Quella avanzata da Giulia Abbate, per esempio, è davvero drastica, al limite del terrorismo, una sorta di guerra partigiana necessaria al cambiamento. Però, il viaggio verso il cambiamento “presuppone l’esistenza di aiutanti e donatori inaspettati”. La cura, a volte, è la letteratura stessa.
Sergio Beccaria, da B-Sides Magazine
Se precedentemente mi ero fatta l’idea del solarpunk come un sottogenere un po’ noioso, e perfino deprimente, leggendo questa raccolta mi sono completamente ricreduta. La gamma di temi e di situazioni che gli autori hanno messo in scena è un bell’esempio di creatività. Giulia Abbate ha scelto di situare la sua storia (Il libro di Flora) nel momento di passaggio da una società distopica a una società alternativa attraverso un atto rivoluzionario, cosa che non le ha impedito di arricchire il racconto con gustose suggestioni paesaggistiche e naturalistiche.
Giovanna Repetto, Il Paradiso degli Orchi
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