Il 23 ottobre 2022 la redazione di Solarpunk Italia è stata ospite del Dramelay Talk, canale youtube e pagina Facebook di Paul D. Dramelay, pseudonimo anglosassone ma personaggio italianissimo, che si muove nell’ambito della fantascienza.
La tavola rotonda si è prolungata dalle 18 alle 20,30 e ha toccato una serie di argomenti in relazione con il solarpunk.
Hanno partecipato, oltre al moderatore, Romina Braggion, Silvia Treves (per una traccia dei loro interventi, rimandiamo al post Solarpunk: la parola, la visione, la letteratura), Riccardo Muzi, Antonio Ippolito e Marco Melis.
Di seguito trovate i loro interventi, e il link al videoclip su Youtube.
Riccardo Muzi
Cultura dell’immaginazione Vs cinema mainstream
Si narra che H.G. Wells, nei primi del ‘900, durante una conferenza intitolata “Inventare il futuro”, spiegò che l’umanità è composta principalmente da due grandi gruppi: quello che è orientato verso il passato e quello governato da ciò che è accaduto nel passato. Aggiunse però che esiste anche un gruppo meno nutrito di persone, ma non per questo meno importante, che ritiene che le proprie azioni influenzino il futuro.
Se consideriamo fondamentale la dimensione immaginativa per la progettazione del futuro, si dovrebbe far in modo che l’immaginazione possa alimentarsi in maniera sana ed eterogenea. Attualmente, invece, la diagnosi è di una situazione di sofferenza: poco ossigeno e poco calore “solare”.
Come siamo arrivati a questo punto?
Ultimamente Il cinema fantascientifico si è polarizzato su distopia, cyberpunk e post apocalittico. Generi ovviamente rispettabili ai quali appartengono pellicole di assoluto valore, ma negli ultimi anni hanno di fatto espropriato il campo della narrazione sci- fi. Da “Hunger Games” in poi, questo tipo di fantascienza ha assunto caratteristiche mainstream, da grande pubblico, diventando così un punto di partenza produttivo quasi imprescindibile per le opere audio-visive di stampo fantascientifico. La nostra immaginazione e quella degli autori sci-fi sembra monopolizzata.
Si rende necessario sottrarsi alle modalità narrative egemoni se vogliamo contribuire a migliorare il nostro futuro, perché quello che ci è stato descritto finora, sotto forma di opere audiovisive (film + serie tv) conduce a un destino tetro, senza speranza. Un destino talmente ribadito che ha assunto nel tempo la peculiarità della inevitabilità.
La possibilità di emanciparsi da narrazioni mainstream con ambientazioni distopiche preconfezionate, è rappresentata dal Solarpunk. Il potere immaginifico, con il Solarpunk, gode di maggiore libertà e riprende finalmente a respirare aria pulita.
È un percorso tutto da costruire, perché un cinema “Solare” ancora non esiste. Ma mentre siamo “under construction” possiamo individuare e valorizzare le tracce Solarpunk che già brillano in alcune opere del cinema moderno e contemporaneo.
Fra i film che presentano significative tracce Solarpunk, citiamo:
- 2002: la seconda odissea
- 2067. battaglia per il futuro
- ll pianeta verde
- Nausicaä della valle del tempo
- Arrival –
Postilla: non tutto il cinema attuale con un’ambientazione distopica/post apocalittica è mainstream. Esistono anche pellicole che hanno un evidente piglio autoriale come:
- Light of my life scritto e diretto da Casey Affleck (2019)
- It comes at night scritto e diretto da Trey Edward Shults (2017)
Antonio Ippolito
La fantascienza ha sempre avuto la tendenza catastrofista e quella utopista; la prima forse più frequentemente anche perché dà più facilmente lo spunto per narrazioni intensamente conflittuali e drammatiche, pensiamo al genere catastrofico degli anni ‘70, o al postatomico degli anni ‘50 e ‘80. Fino a The Road di McCarthy
La divisione della fantascienza in generi e sottogeneri può indurre il pubblico in qualche confusione. Lo stesso termine “fantascienza” viene a volte sostituito con “narrativa di anticipazione”, quando se ne vuole sottolineare il contenuto più umano e sociale che scientifico.
Il solarpunk rischia di essere confuso con generi contigui, due in particolare: il cyberpunk e l’utopia. Non è il caso di cavillare troppo sulle suddivisioni per genere, perché la fantasia degli scrittori spesso li travalica, ma è utile dare indicazioni ai lettori perché possano orientare i loro interessi.
Il cyberpunk è un genere molto noto, soprattutto per chi ha più di 40 anni: ha caratterizzato pervasivamente l’immaginario a cavallo tra anni ’80 e ’90, suscitando reazioni molto contrastanti, e arrivando a descrivere così bene la realtà in cui stavamo entrando, da perdere presto il suo aspetto futuribile. Come dice il nome, si trattava di un movimento di rivolta (da qui l’importante suffisso -punk) contro la cibernetica che entrava di prepotenza nella vita sociale; erano gli anni della diffusione di massa del pc e della prima internet, della prima realtà virtuale anche nei bar, sullo sfondo di un’incertezza globale in cui gli entusiasmi per la caduta del Muro di Berlino e la fine delle paure per una Terza guerra mondiale si smorzavano presto in una lunga recessione, accompagnata da nuove e più subdole paure: instabilità finanziaria, globalizzazione che sconvolgeva i rapporti di lavoro, multinazionali dal potere più oscuro e pervasivo. Anticipati da Blade runner con la sua Tyrell Corporation che produce schiavi sacrificabili e dove la tecnologia informatica è già pervasiva, i racconti di William Gibson raccolti in La notte che bruciammo Chrome ci portano in un mondo dominato da multinazionali come la Ono-Sendai, dedite a traffici biologici e alla trasformazione dell’umano in cyborg; la fantascienza, da sempre impegnata ad ampliare lo spazio fisico dell’umanità attraverso la conquista di altri pianeti, ripiega sul cyberspazio, interiore e virtuale (nell’opera più nota del genere, Neuromante, c’è un viaggio orbitale: ma non ha nulla del fascino del classico viaggio nello spazio). Bruce Sterling propose invece una società di lavoratori informatici nomadi: erano i tempi in cui l’informatica si identificava in giganti come IBM, HP, Compaq, DEC: oggi la sua visione è diventata in gran parte realtà. “Punk” vuol dire ribellione, ma quella del cyberpunk è ribellione di eroi solitari, spesso votati alla sconfitta: discendenti degli eroi del giallo “hard boiled”, i Philip Marlowe e Sam Spade cinici e romantici che non speravano di migliorare una società marcia, ma tutt’al più di salvare un innocente e un po’ di dignità personale.
Il solarpunk invece crede in azioni collettive mirate a trasformare la società, smantellando i meccanismi di alienazione e sfruttamento; crede in un futuro più umano, come è evidente anche dalla sua iconografia: l’esatto opposto delle città buie e piovose del cyberpunk.
Questo tipo di atmosfera, che esprime un’armonia ritrovata con la natura, si può trovare in opere utopiche, che descrivono società dove i problemi di sfruttamento, sessismo, ecc. non esistono: possiamo citare Sempre la valle di LeGuin, in parte Female Man di Joanna Russ, Ammonite di Nicola Griffith. È possibile che queste opere descrivano società che sono l’obiettivo del movimento solarpunk, ma anche qui manca un elemento importante: il conflitto. La tecnologia alienante (nell’utopia di LeGuin), oppure l’intero genere maschile (negli altri due romanzi) sono stati eliminati nel lontano passato; i protagonisti vivono conflitti caratteristici delle loro società, molto diversi dai nostri.
Il solarpunk, per essere tale, richiede quindi sia la positività verso il futuro, sia un conflitto simile a quelli che potremmo vivere oggi, per superare problemi comparabili con i nostri. Uno degli scrittori più vicini a questo genere è Kim Stanley Robinson, la cui Trilogia Marziana per esempio descrive una colonizzazione e terraformazione del pianeta rosso, in cui gli interessi delle “transnazionali” si scontrano con quelli di movimenti di base socialisti e anarchici. Robinson, anche se non è uno scrittore dell’ultima generazione, è uno dei più attenti ai temi ambientali e sociali, e il suo Il Ministero per il futuro diventerà probabilmente un riferimento nel genere. Personalmente mi piace ricordare il suo New York 2140, per lo stile più brillante ma soprattutto perché attacca uno dei mostri sacri dei nostri tempi, la Finanza: un potere che come altri poteri del passato si nasconde dietro formule e termini ermetici, ma che può essere smitizzato.
Marco Melis
A differenza di altri sottogeneri del fantastico e della fantascienza, che portino o meno il suffisso punk, il solarpunk ha iniziato a radicare all’interno web. Nel 2008 il termine compare nel blog Republic of the Bees in onore del viaggio inaugurale del MS Beluga Skysails, una nave cargo tedesca ibrida che combinava la propulsione di un grande aquilone computerizzato con quello del motore, consentendo al veicolo di risparmiare il 20% del carburante. Da allora il termine iniziò a circolare, ma bisogna aspettare il 2012 per vedere il termine approdare per la prima volta in un’opera di narrativa.
Solarpunk – Histórias ecológicas e fantásticas em um mundo sustentável è la prima antologia in assoluto ad aver utilizzato per la prima volta il termine solarpunk. Pubblicata dall’editoriale Draco nel 2012 in Brasile, è stata portata in traduzione nel 2021 in Italia dalla casa editrice Le Mezzelane col titolo Solarpunk: Storie di ecologia fantastica in un mondo sostenibile. La raccolta di Gerson Lodi-Ribeiro faceva da capitolo conclusivo alla triantologia composta dagli altri: Vaporpunk e Dieselpunk. Da quel momento in poi, altri editori in tutto il mondo iniziarono a utilizzare il termine solarpunk per curare antologie fantascientifiche con al centro fonti di energia sostenibile, come il solare, l’eolico o il nucleare.
Un anno prima l’uscita dell’antologia originale, nel 2011, nasceva tuttavia il progetto Hieroglyph dello scrittore di fantascienza Neal Stephenson, padre di Snow Crash e dell’idea del metaverso. Il progetto era amministrato dal Center for Science and the Imagination dell’Università dell’Arizona. Sia il dipartimento che il progetto in sé, avevano lo scopo di esercitare il potere della fantascienza per immaginare scenari e tecnologie in grado di ispirare le persone a costruire un futuro migliore. Da questo progetto nasce allora un’altra antologia: Hieroglyph: Stories & Visions for a Better Future fatta di nomi illustri, come Cory Doctorow, Bruce Sterling, Vandana Singh… I di quest’ultima autrice racconti li ritroviamo oggi in un’antologia dedicata della Future Fiction, che riprende il nome del suo contributo: Entanglement.
Molte invenzioni fantascientifiche hanno ispirato la ricerca scientifica, ma fino a qualche tempo fa questa caratteristica sembrava riguardare soltanto le opere del passato. In contemporanea alla nascita del solarpunk, in certe parti del mondo si iniziò nuovamente a riconoscere un bel potere della fantascienza, ovvero quello di influenzare la realtà e le invenzioni future. È un tipo di tecno-ottimismo simile a quello che si sta verificando in Cina negli ultimi anni. Anche il governo cinese da qualche anno ha deciso non soltanto di investire maggiormente nella ricerca scientifica, ma anche nella sua divulgazione, e in questo viene riconosciuto un ruolo importante alla fantascienza. È così che la fantascienza cinese sta vedendo una nuova e prima era d’oro, libera anche da tutto il background storico della fantascienza anglosassone.
Non sono ancora tantissime oggi le case editrici a pubblicare opere dichiaratamente solarpunk (il termine non è asceso ancora nell’olimpo del mainstream), negli Stati Uniti c’è però la World Weaver Press di Sarena Ulibarri. È probabilmente una delle CE che si è impegnata maggiormente negli Stati Uniti a diffondere il solarpunk, ed è tuttora una tra le principali case editrici a pubblicare racconti appartenenti al genere, di autori internazionali e in inglese. Alcune antologie note sono quelle della serie Glass and Gardens come Solarpunk Winters e Solarpunk Summers, ma anche Multispecies cities.
È in particolare da queste antologie che sono stati pescati dei racconti, presumibilmente i più convincenti, tradotti e portati in Italia nelle prime antologie in traduzione. Di questo ruolo si è occupata in particolare la casa editrice Future Fiction di Francesco Verso. Nel 2020 arriva la prima: Solarpunk: Come ho imparato ad amare il futuro e nel 2021 la seconda: Solarpunk: Dalla disperazione alla strategia. È giusto precisare comunque che nel 2018 Francesco Verso aveva già pubblicato un’opera solarpunk di suo stesso pugno, ovvero il romanzo I camminatori: Vol1 (I Pulldogs), il primo romanzo solarpunk italiano, a cui al momento è seguito un secondo volume: I camminatori: Vol2 – No/Mad/Land.
In questi ultimi due anni sempre le Future Fiction ha incrementato la pubblicazione di opere solarpunk, producendo anche fumetti, sia dello stesso Francesco Verso, sia in traduzione, ma anche romanzi di altri autori, o meglio di autrici, italiane, come la scrittrice sarda Clelia Farris, il cui ultimo romanzo è proprio I vegumani.
Tornando al 2020, nell’ambito della fantascienza in Italia accadeva un’altra cosa: la pubblicazione dell’antologia Assalto al sole, curata dallo scrittore Franco Ricciardiello, tra l’altro cofondatore di Solarpunk Italia. Assalto al sole è la prima antologia solarpunk di autori italiani. Sebbene in quello stesso anno la Future Fiction avesse iniziato a pubblicare racconti solarpunk in traduzione, e avesse alle spalle già un romanzo solarpunk italiano, l’antologia Assalto al sole ha avuto il pregio di iniziare a creare un collettivo di scrittrici e scrittori (già noti nell’ambiente italiano) che iniziassero a pensare e realizzare delle opere tecno-ottimistiche, oppure speranzose, di rivolta al sistema attuale, di stampo solarpunk. Assalto al sole è pubblicato dalla casa editrice Delos Digital, che insieme allo stesso curatore ha dato vita anche a una collana di racconti digitali, ovvero la Collana Atlantis. Una collana tutta dedicata al solarpunk, che da marzo 2021 pubblica più o meno mensilmente nuovi racconti inediti di autrici e autori italiani. A distanza di circa un anno tali racconti vengono raccolti in antologie cartacee come Ancora il mondo cambierà e Archeologie del basso futuro.
Ad ultimo, si trovano alcuni racconti solarpunk anche all’interno della collana Futuro Presente sempre di Delos Digital, curata da Giulia Abbate ed Elena di Fazio. La prima è cofondatrice di Solarpunk Italia, mentre la seconda ha all’attivo un racconto solarpunk (Sorelle della prateria). I racconti di Futuro Presente ascrivibili al genere (o dichiaratamente tali) sono La compagnia perfetta di Romina Braggion, e Oasi di Marco Melis.
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