Maja Lunde, La storia delle api, (Bienes Historie, 2015), traduzione di Giovanna Paterniti, Marsilio 2017, Universale Economica Feltrinelli 2019, pp. 430 € 12,00
Questo romanzo della scrittrice norvegese Maja Lunde, diventato in seguito il primo volume di una quadrilogia con protagonisti e situazioni diverse, che racconta le conseguenze dei cambiamenti climatici sulla vita degli esseri viventi, è stato tradotto in 35 lingue (in alcuni casi è apparso prima ancora che nell’originale norvegese), contribuendo più di articoli e trattati scientifici a sensibilizzare il pubblico sulla catastrofe agricolo-ecologica che sarebbe innescata da una moria generalizzata delle api.
Nella home page del sito della scrittrice, si legge che Maja Lunde è “tra le più importanti sostenitrici della causa climatica nel paese”. La moria delle api, o “sindrome dello spopolamento degli alveari”, ha avuto inizio negli anni Settanta negli USA; è la conseguenza dei cambiamenti climatici, della perdita di biodiversità nelle monocolture agricole e dell’inquinamento da pesticidi.
Dopo la pubblicazione di La storia della api, Lunde decise di proseguire con i suoi libri di impegno ecologico-civile, fino alla composizione di un Climate Quartet: quattro romanzi sul tema, il cui secondo episodio è La storia dell’acqua di cui già abbiamo scritto su questo sito, il terzo Gli ultimi della steppa, e l’ultimo è ancora in lavorazione.
La trama di La storia delle api è articolata su tre vicende che procedono in parallelo: la prima, nel passato, è ambientata nel 1852 in Hertfordshire, Inghilterra, e vede come protagonista il biologo William Savage, che dopo un prolungato esaurimento nervoso si riscatta mettendo a punto un intelligente modello di arnia per recuperare manualmente il miele senza danneggiare gli insetti. William fa produrre la sua arnia da un esperto falegname, fornendogli una serie di disegni-modello molto dettagliati.
La seconda trama, nel presente, racconta la storia dell’apicultore George Savage, che vive in Ohio e lavora secondo metodi tradizionali tramandati dalla famiglia: si costruisce da sé le arnie, per esempio, e tende a non espandere troppo l’attività anche se è pronto a viaggiare con le sue api anche in altri Stati, dove viene chiamato per favorire l’impollinazione delle colture agricole. Purtroppo, anche la sua azienda, come migliaia di altre, viene pesantemente colpita dalla moria delle api di inizio millennio.
L’ultima trama è ambientata nel futuro, il 2098, in un distretto agricolo dell’immaginaria Shirong, nella regione del Sìchuān in Cina. La protagonista Tao lavora insieme al marito Kuan come bracciante nell’agricoltura, in particolare nell’impollinazione manuale — cioè con l’ausilio di piume — degli alberi da frutto, resasi indispensabile a causa della totale scomparsa di insetti impollinatori, prime fra tutti le api. Ciò ha provocato una devastante crisi alimentare, da cui carestia e spopolamento di interi continenti; in questa situazione la Cina è avvantaggiata rispetto, per esempio, all’Europa, dal momento che in certe zone occidentali già oggi esiste una pratica tradizionale di impollinazione agevolata. Il mondo futuro che Lunde ci presenta è desolante, terribilmente impoverito non solo nella vita quotidiana, ma soprattutto nelle prospettive per il futuro: una civiltà stagnante, anzi in declino.
Ma il romanzo non si esaurisce in questo conflitto, rappresentato su tre piani temporali:
Chi pensa che il romanzo di Maja Lunde La storia delle api riguardi l’apicoltura e l’incombenti catastrofi di natura ecologica dovrebbe essere immediatamente informato che questo è solo quello che appare in superficie. Ciò che guida questa storia è più profondo e più potente. Sebbene molte api ronzino in questo libro, il brusio di sottofondo che lo rende un grande romanzo deriva da un’altra fonte, più vicina a quella della vita stessa… Tre voci in una conversazione avvincente, tre fili intrecciati in un racconto epico che fa ruota principalmente attorno al sovvertimento della natura, ma attorno a profonde passioni umane. Maja Lunde ha una visione insolitamente chiara degli intricati rapporti tra esseri umani, specialmente all’interno delle quattro mura della famiglia. Sa molto su genitori che amano i loro figli più che se stessi e sul peso dei drammi a tre che spesso ne conseguono… La storia delle api è complessa e straordinariamente ben scritta, e inoltre eccitante come un romanzo giallo.
Svenska Dagbladet
Infatti, in ognuna delle tre linee narrative, oltre al tema del rapporto “utilitaristico” con le colonie di api (raccontato con profusione di dettagli tecnici e particolari interessanti), c’è anche un conflitto/contrapposizione tra due generazioni, padri (o madri) e figli (o figlie), che simboleggia il rapporto tra tradizione e innovazione. Ciò che è nuovo per una generazione di contestatori, diventa istituzionale quando questa raggiunge la maturità.
La storia delle api è un romanzo eccezionale e avvincente, con poca condiscendenza verso l’aspetto melodrammatico, senza compromessi con un facile ottimismo: tuttavia, ognuna delle storie raccontate apre, a modo suo, a una prospettiva di uscita dalla situazione sociale/personale/umana, senza fornire una risposta di comodo, ma nella piena consapevolezza che la riparazione del rapporto infranto con la natura sarebbe infinitamente più costosa rispetto a un rimedio posto in essere ora, qui e adesso, non dopodomani e neppure domani.
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