Marco Melis
Inauguriamo una serie di segnalazioni di libri a tema. Naturalmente non si tratta di letture esclusivamente solarpunk, impresa impossibile e fine a se stessa, ma di libri sul cambiamento climatico e culturale in corso, e su come reagire. Alterneremo saggistica e fiction.
Edward O. Wilson, Metà della Terra. Salvare il futuro della vita (Half-Earth: Our Planet’s Fight for Life, 2016), traduzione di Simonetta Frediani, € 21,00, Codice edizioni, 2016
Esiste ancora un’infinitudine di organismi viventi nella Terra di cui non conosciamo il nome. Si tratta di un patrimonio inestimabile, che rischia di scomparire ancor prima di essere conosciuto. Sono stati troppo timidi e inefficaci i tentativi di salvaguardare la biosfera sino ad ora, così il famoso biologo e divulgatore Edward Osborne Wilson (doppio premio Pulitzer, e coniatore dei termini biodiversità e biofilìa), ha deciso di dare vita al progetto Half Earth. Il concetto sembra semplice: destinare metà delle terre e delle acque a noi, e metà a un’immensa e inviolabile riserva naturale per milioni di altre specie. Prima ancora, il progetto si occupa di mappare la biodiversità nel mondo, in modo da individuare gli ecosistemi in cui si possono proteggere il maggior numero di specie. Non è un’utopia secondo Wilson, che dedica buona parte del libro a spiegare cosa fare e soprattutto dove farlo: dalle alture della Mongolia al Congo, dall’Amazzonia alla Papua Nuova Guinea.
Barbara Mazzolai, La natura geniale, € 18,00, Longanesi, 2019
Cosa hanno da insegnarci organismi apparentemente tanto diversi da noi come una quercia, una pianta rampicante o un polpo? Quali dei loro segreti potrebbero aiutarci a costruire un futuro migliore e meno fosco di quello che oggi iniziamo a intravedere? La tecnologia sarà mai in grado di riprodurre la potenza nascosta e pulita del mondo vegetale? La risposta a tutte queste domande è racchiusa nel lavoro pionieristico della donna che ha inventato il primo robot della storia ispirato al mondo delle piante.
Perfettamente adattate al loro habitat, le piante rappresentano un’alternativa evolutiva quasi speculare a quella del mondo animale: mentre uomini e animali si sono evoluti privilegiando caratteristiche legate al movimento e alla velocità, il mondo vegetale ha fatto della lentezza l’origine della propria resilienza. Se fino a ieri non avevamo dubbi su quale tra le due fosse la strategia di maggior successo, oggi qualche dubbio c’è, sollevato dalla crisi ecologica globale che abbiamo scatenato. Dal suo osservatorio di protagonista della rivoluzione tecnologica in atto Barbara Mazzolai ci conduce, con rigore scientifico e facilità divulgativa, in un’esplorazione della natura, tra bizzarri animali, piante dalle capacità misteriose, enigmi naturali che ancora oggi arrovellano gli scienziati. Il suo libro offre spunti e riflessioni illuminanti per capire meglio il presente, e un valido aiuto per iniziare a immaginare il futuro del nostro bel «pianeta azzurro».
Claude Lévi-Strauss, Tristi tropici (Tristes tropiques, 1955), traduzione di Bianca Garufi, € 24,00, Il Saggiatore, 2015
Nel 1934, quando arrivò a São Paulo per ricoprire la cattedra di Sociologia all’università, Lévi-Strauss nutriva per l’antropologia una passione ancora vaga, non completamente definita. In Brasile, però, la curiosità per le culture indigene e il desiderio di visitare un paese in gran parte inesplorato lo spinsero a organizzare una serie di ricerche «sul campo»: è il primo contatto con le tribù autoctone, delle quali poté conoscere direttamente usanze e vita quotidiana. Quando tornò in Francia, impiegò quindici anni per decidersi a raccontare ciò che aveva vissuto. Vivendo a contatto con le tribù Nambikwara, Bororo, Caduvei, Tupi, già in decadenza da allora, Lévi-Strauss cercò di comprendere la lingua, i miti, le relazioni di parentela e la logica di pensiero di queste popolazioni. Un’umanità multiforme accomunata dallo sforzo di sopravvivere in un ambiente estremo. Anche se forse non sarebbe mai riuscito a comprenderle del tutto, gli permisero di riflettere sul rapporto tra l’Occidente e “l’altro”, e sull’abbattimento della diversità che porterà il mondo alla “monocoltura”.
“L’umanità si cristallizza nella monocultura, si prepara a produrre la civiltà in massa, come la barbabietola. La sua mensa non offrirà ormai più che questa vivanda.”
Un testo in parte saggio, in parte memoriale e in parte racconto vivo ed emozionante in cui si intrecciano descrizioni degli uomini e della natura, aneddoti, considerazioni filosofiche e disavventure di ogni giorno.
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