Bruce Sterling, Giorni verdi nel Brunei (Green Days in Brunei, 1985), traduzione di Mirko Tavosanis, eBook Delos Digital 2021, € 2,99
Questo piccolo gioiello dal perfetto meccanismo narrativo anticipa diversi temi che oggi dovrebbero essere all’attenzione di qualsiasi scrittore solarpunk: prima di tutto la decrescita, anche se non si chiama così perché la definizione ancora non era stata inventata nel 1985, quando il romanzo breve fu pubblicato.
Il sultanato Brunei è una piccola nazione incistata nella Malesia, sulla costa nord del Borneo; nel racconto, dopo aver sventato la minaccia di una guerra civile scatenata da estremisti musulmani, il sultano ha sposato l’ideologia isolazionista e antitecnologica del Partai Ekolojasi, il partito verde locale. Nel Brunei non c’è la rete internet, i lavori seguono “tecnologie gentili”, si smantellano le strade asfaltate, ognuno ha pieno controllo sulla propria attività. Ma non è esattamente un paradiso: il fondatore del partito giace in una prigione per detenuti politici, e la figlia del sultano, che si sente stretta nel cerimoniale di corte, ha una relazione con Turner Choi, il protagonista. Turner è un canadese di ascendenza cinese ingaggiato dal Brunei per rimettere in funzione gli obsoleti robot un cantiere navale automatizzato, che funziona con un linguaggio di programmazione ormai desueto.
La prima traduzione nella nostra lingua apparve quasi simultaneamente all’originale, nello stesso 1985, sull’edizione italiana dell’Isaac Asimov SF Magazine; il traduttore Mirko Tavosanis, che compì un ottimo lavoro limitando allo stretto indispensabile la libera interpretazione, per rendere il ritmo anche saltellante dei dialoghi, ha rivisto il suo lavoro per questa nuova edizione.
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