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Riccardo Muzi
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Il boscaiolo Takumi e sua figlia Hana conducono una vita semplice nel villaggio di Mizubiki, vicino a Tokyo. I cicli della natura scandiscono la loro quotidianità fino all’arrivo di Takahashi e Mayuzumi, due rappresentanti di un’azienda che vorrebbe costruire un glamping nel bosco. Accettare questa proposta potrebbe cambiare drasticamente la vita della piccola comunità.


Takumi è un boscaiolo che conduce assieme alla figlioletta Hana una vita semplice a Mizubiki, un paesino nella prefettura di Nagano immerso nella natura. Un giorno, da Tokyo giungono Takahashi e Mayuzumi, i rappresentanti di un’azienda che vorrebbe costruire un glamping nel bosco, a pochi passi da casa di Takumi, un’offerta che se accettata potrebbe alterare in maniera drastica il suo stile di vita e quello degli altri abitanti.

Se “Il male non è esiste”, cos’è quella cosa che noi chiamiamo “male”? Ryūsuke Hamaguchi, regista giapponese, risponde con un film splendidamente introspettivo partendo da una dicotomia di fondo. Anzi, probabilmente la pellicola si avvale di più dicotomie o forse è sempre la stessa ma con diverse manifestazioni.

Non stiamo nel campo dell’eterna lotta fra il bene e il male ma in quella più realistica fra capitalismo e socialismo. Nel film lo scontro non è così esplicito come appena riportato dall’autore di questo articolo: la tessitura narrativa della pellicola si avvale di vari registri e, per illustrare il suddetto conflitto politico sociale, si insinua nelle dinamiche delle piccole realtà per rapportale a quelle grandi e discettare così sull’universale.

La piccola realtà che Hamaguchi porta in scena con il suo cinema riflessivo è una comunità montana vicino Tokio. La minuscola società sembra vivere in autosussistenza e in equilibrio con la bellissima natura circostante; ritmi blandi e condivisione del quotidiano caratterizzano i dinamismi degli abitanti del posto. Un piccolo paradiso che deve confrontarsi suo malgrado con il Capitale che si presenta sotto forma di glamping, e che vuole commercializzare quei luoghi incantevoli.

L’incontro fra i due mondi ha risvolti inaspettati: perché chi è venuto per contaminare, viene contaminato. chi è deputato a convincere la comunità ad accettare l’offerta dell’implementazione di un campeggio per ricchi mediante strategie di comunicazione e marketing si ritrova ad essere messo in difficoltà dagli abitanti del luogo forti di una morale che sembra superiore, ma è semplicemente umana. 

La caotica vita delle città del business mostra le sue tragedie di fronte alla vita di montagna. Ma non solo perché si respira aria buona. Qualcosa si sgretola nell’animo di chi si prodiga nell’opera di asservimento perché l’umanità delle relazioni fa riaffiorare i limiti della società capitalista e la sua diffusa disumanizzazione.

Un umile boscaiolo, con alcuni misteri al seguito, diventa una gigante al cospetto dei rappresentanti della civiltà del commercio e del profitto. Il male non esiste, esiste però il capitalismo. L’umanità non è cattiva, non è incline al male, ma fa delle scelte; che siano giuste o sbagliate non è strettamente il core business della pellicola, ad Hamaguchi sembra interessare di più l’analisi di quelle scelte che ci rendono inconsapevolmente schiavi e apparentemente felici.

Si insinua il dubbio che se gli emissari della multinazionale non si fossero imbattuti in quella comunità, le loro scialbe vite dedite al business sarebbero andate avanti senza alcuna esitazione. Il confronto con la realtà, quella vera, impone un cambio mentre ci si accomoda nella virtualità della società dei consumi con una vita individualista, effimera e distaccata.

Nel film la contrapposizione fra socialismo e capitalismo non si esplicita esclusivamente attraverso la contrapposizione fra bene e male, piuttosto si materializza con scontro fra umano e disumano, fra fragilità e freddezza, fra animo e ragione.

Il regista giapponese non prova a fornire definizioni assolute: è un osservatore dei comportamenti dell’uomo e della natura. La sua opera sembra iniziare dalla fine e la fine sembra il principio: una circolarità, un equilibrio fra inizio e fine che è il terreno sul quale si erge il castello immaginifico di Hamaguchi.

“Il male non esiste” è una delle possibili risposte alla fatidica domanda: socialismo o barbarie?

Riccardo Muzi
Crediti:

Titolo originale: 悪は存在しない (Aku wa sonzai shinai); paese di produzione: Giappone; anno: 2023; durata: 106 minuti; regia: Ryūsuke Hamaguchi; Soggetto: Eiko Ishibashi, Ryūsuke Hamaguchi; Sceneggiatura: Ryūsuke Hamaguchi.

Cast: Hitoshi Omika: Takumi; Ryō Nishikawa: Hana; Ryūji Kosaka: Takahashi; Ayaka Shibutani: Mayuzumi

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