La monarca (Danaus plexippus) è una farfalla color arancio intenso, con sfumature gialle e bordi neri; è nativa del continente americano e vive in media da 2 a 6 settimane. In Messico è simbolo di spiritualità e la sua incredibile migrazione è associata al ritorno delle anime dei defunti.
Il ciclo annuale delle monarca si articola in quattro fasi. La fase estiva e riproduttiva si svolge nel nord degli Usa e nel sud del Canada. Quella migratoria dura da agosto a novembre, mentre le monarca volano per più di 4.000 km a sud-ovest, verso il Messico centrale; le farfalle si orientano con gli occhi, che registrano la posizione del sole, con la peluria del capo, che percepisce la direzione e la forza del vento, e con le antenne. Nella terza fase, raggiungono i boschi messicani tra fine ottobre e inizio novembre, e qui svernano fino a metà marzo. Nella quarta fase iniziano a tornare verso Nord; la loro prole raggiungerà i terreni riproduttivi passando attraverso due o tre generazioni durante l’estate. Poi ripartirà.
Queste farfalle sono creature uniche, non soltanto per i loro viaggi eroici e intergenerazionali. Infatti, si cibano di piante Asclepias, tossiche per gli umani e per gli animali, perché bloccano la pompa sodio/potassio cardiaca. Grazie a una mutazione, la pompa delle monarca è immune alla tossina.
Purtroppo, dagli inizi degli anni Novanta, la specie è in declino. Le ipotesi di questo calo sono molte: la diminuzione dell’habitat riproduttivo, la scomparsa delle Asclepias a causa degli erbicidi, il tempo annuale (troppo caldo e secco o freddo e umido), l’aumento della mortalità durante il viaggio e il cambiamento climatico.
Purtroppo, da diversi anni si è affacciato un nuovo nemico: da quando l’avocado è stato segnalato dall’OMS per le sue ottime caratteristiche nutrizionali e la quantità di grassi insaturi, il suo consumo globale è aumentato moltissimo.
Attualmente, il Messico è il principale produttore ed esportatore di avocado (42% del mercato mondiale); nel 2023 gli Usa hanno assorbito l’81% del suo export, per un valore di 2,8 miliardi di $. Nel solo stato del Michoacàn, si coltiva il 75% del raccolto di avocado, giocando su tre aree climatiche per produrre tutto l’anno. Tra il 2000 e il 2020 le piantagioni sono più che raddoppiate, a scapito delle foreste locali.
Ogni ettaro coltivato consuma 100mila litri di acqua al mese, 450mila litri di insetticidi, 900mila tonnellate di fungicidi e 300mila tonnellate di fertilizzanti.
Per coltivare l’avocado, quindi, si toglie alle monarca il terreno montano di svernamento, si abbattono alberi secolari e si impedisce alla popolazione locale di comprare questi frutti, ormai divenuti carissimi, nonostante siano parte delle dieta tradizionale; i lavoratori vengono sfruttati, e vengono violati i diritti dei popoli indigeni e delle comunità locali.
Infine, occorre conteggiare le ingenti emissioni di CO2 e l’enorme quantità di imballaggi dovuta al trasporto dei frutti in Paesi lontani.
Tra il 1990 e il 2015, le aree boscate in Messico si sono ridotte di una superficie pari al Belgio.
Un simile business ha attratto anche gruppi criminali e l’intera filiera del Michoacàn è permeata da violenza e corruzione. Numerosi attivisti hanno perso la vita per difendere le foreste e le farfalle.
Però, se le monarca sono fortunate, possono giungere in un piccolo paradiso: la Riserva della biosfera delle farfalle monarca, dal 2008 dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Questo santuario delle farfalle è stato fondato da Homero Gómez Gonzalez, che si è battuto ed è morto per impedirne il disboscamento illegale.
Ma i “semi” non dovrebbero essere fonte di speranza?
Oltre che sperare, occorre impegnarsi: informiamoci sulla provenienza degli avocado acquistati, compriamone pochi e raccontiamo questa storia ad amici, vicini e conoscenti.
Per stare con le monarca e ricordare Homero.
Silvia Treves
Fonti
https://ilmanifesto.it/un-business-che-distrugge-lambiente
Qui il trailer del docufilm dedicato a Homero Gómez Gonzalez
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