AA.VV., Recognize Fascism: a science fiction and fantasy anthology. A cura di Crystal M. Huff, 248 pagg., 15,95 USD, World Weaver Press 2020
Usiamo così spesso “fascista” come insulto, che talvolta dimentichiamo che si tratta anche di un’enunciazione, un’etichetta che possiamo e dobbiamo utilizzare con cura se vogliamo evitare di rivivere i più grandi orrori della storia. Recognize Fascism non è soltanto una raccolta di racconti: è un tirocinio teorico per capire quando è tempo di scendere nelle strade.
Cory Doctorow
Una raccolta di racconti come Recognize Fascism non comprende soltanto storie che definiamo in questa rubrica “letture a tema”, ma il fatto che sia pubblicata da World Weaver Press di Sarena Ulibarri, il piccolo editore statunitense più impegnato sul fronte solarpunk, fa sì che molti autori appaiano con racconti che non stonerebbero in un’antologia di genere.
Si tratta di una specie di seconda parte dell’antologia Resist Fascism che Crystal M. Huff ha co-editato per l’editore Crossed Genres nel 2018; i racconti rispondono a una semplice domanda: se mi trovassi faccia a faccia con il fascismo, saprei riconoscerlo?
“Il fascismo sfugge e evolve, così che non si riesce a individuare facilmente, è un obiettivo mobile” scrive la curatrice nell’introduzione. Le storie, che rimangono nell’ambito narrativo della fantascienza e del fantastico, hanno temi e ambientazioni diversissimi, dal futuro prossimo a quello più lontano, e spaziano dall’ambito privato a quello pubblico; spesso è problematico per il lettore riconoscere le situazioni raccontate come anticamera di un ipotetico fascismo, ma dobbiamo ricordare che l’aggettivo nei paesi anglosassoni si riferisce a una casistica molto più ampia di quella in uso nella lingua italiana — il fascismo, modestamente, l’abbiamo inventato noi, ma proprio perché ci siamo troppo vicini, non sempre riusciamo a riconoscerlo.
Ogni racconto è caratterizzato da una o più parole descrittive del contenuto, che servono a “prepararsi emotivamente” per quanto c’è da aspettarsi dalla lettura; qualche esempio di etichetta:
Alcolismo, Ansietà, Bullismo, Droga, Armi, Omofobia, Pedofilia, Razzismo, Xenofobia etc. etc, per un totale di quasi trenta etichette.
“A disease of time and temporal distortion” (Un’infermità e distorsione temporale) di Jennifer Shelby è un interessante racconto in cui la veggente Revekah, che ha il potere di prevedere il futuro e viaggiare tra universi paralleli, decide di proteggere la propria famiglia trasferendola in un mondo, salvo scoprire poi che il colonnello Chitin è destinato a prendere il potere nell’intero sistema solare: decide di tornare indietro nel tempo e tentare di modificarne il corso.
“The scale of defiance” (la taglia della sfida) della finlandese Nina Niskanen è ambientato nell’immaginaria città di Väinölä, dove “come risultato di un pressoché dimenticato incantesimo andato male, i cittadini si ingrandiscono e rimpiccioliscono a seconda dell’umore del momento”. La protagonista convive con un’altra donna, e teme l’avanzare di un movimento demagogico di stampo fascista che, in vista delle imminenti elezioni, miete consensi anche fra i colleghi di lavoro.
“May your government be the center of a smelly dung sandwich” (possa il tuo governo essere il centro di un profumato panino allo sterco) di Justin Short racconta come una singola canzone che circola clandestinamente, e che ha lo stesso titolo del racconto, possa far cambiare istantaneamente idea agli accoliti del regime oppressivo che domina il futuro.
“The company store” (lo spaccio aziendale) di Kiya Nicoll ha per protagonista la cameriera di una caffetteria, in una società futura che non offre alcuna tutela ai lavoratori dipendenti, che riesce a trovare la forza di reagire grazie alla solidarietà di un gruppo di persone.
“Scholar Miaka’s brief summary of memories imbued in memory object exhibit item 132.NW.1” (breve riassunto dello studioso Miaka dei ricordi inclusi nell’oggetto di memoria da esposizione 132.NW.1) di Jaymee Goh è la trascrizione di frammenti di memoria ricavati da un reperto archeologico, una gonna, che restituisce ai ricercatori di un lontano futuro un quadro desolante della condizione femminile nei nostri tempi. Lo stile è forse il più originale dell’antologia.
“Just an old grouch” (proprio un vecchio brontolone) di Laura Jane Swanson presenta l’immaginaria cittadina di Appleville in cui tutti gli abitanti sono felici e realizzati, ma periodicamente si assiste all’elezione di un “vecchio brontolone” che forse serve a bilanciare la felicità generale; quando il sindaco candida Norm, l’uomo non sembra voglia lasciarsi convincere.
“A brilliant light, an unreachable dawn” (una luce brillante, un’alba irranggiungibile) di Phoebe Barton è ambientato in una comunità stellare di diversi pianeti abitati da razze differenti; scopo del protagonista è lasciare il suo soffocante pianeta natale.
“Octobers/october” (gli ottobre/l’ottobre) del medico cileno Leonardo Espinoza Benavides prende spunto dalle manifestazioni popolari di massa dell’ottobre 2019 in Cile, immaginando che si ripetano indefinitamente lo stesso mese di ogni anno per reclamare democrazia.
“That time I got demon doxxed while smuggling contraband to the Red States” (quella volta che sono stato hackerato da un demone mentre contrabbandavo con gli Stati Rossi) ha per protagonista un attivista antifascista in un mondo futuro diviso tra Stati Blu e Stati Rossi; mentre cerca di contrabbandare materiale tecnologico, viene “posseduto” da un software adattativo che si impossessa anche dei suoi oggetti di uso comune.
“Go dancing to your Gods” (balla per i tuoi dèi) del canadese Blake Jessop è un racconto di non facile lettura, che per protagonisti una giovane donna e il drone-killer incaricato di ucciderla.
“Brooklyn” di Johathan Shipley è ambientato in un futuro in cui la precarietà è l’anticamera dell’esclusione sociale, e da questa alla reclusione in campi di lavoro il passo è breve; ma forse c’è un’alternativa, l’emigrazione su un pianeta alieno.
“Sacred chords” (accordi sacri) di Alexei Collier è ambientato in un paese controllato da un feroce dogmatismo di stampo religioso, applicato però alla musica: la deviazione da una serie di accordi definiti “sacri” comporta l’accusa di eresia e la condanna a morte.
“The three Magi” (i tre Magi) della ceca Lucie Lukačovičová è ambientato in una Praga futura, in seguito a una guerra civile tra moravi e boemi, in cui il potere è assunto da individui in grado di operare magie.
“The body politic” (La politica del corpo) della neozelandese Octavia Cade paragona un’organizzazione statale al corpo di una donna.
“In her eye’s mind” (nella mente del suo occhio) di Selene dePackh racconta l’arresto di una ragazzina che si ritrova faccia a faccia con una IA del sistema carcerario, la quale si rivela molto diversa da quello che i suoi stessi costruttori immaginano.
“What eyes can see” (ciò che gli occhi sanno vedere) di Lauren Ring è ambientato in un soffocante e paternalistico stato del futuro, nel quale la protagonista trova nella storia dei suoi antenati ebrei la forza di pensare autonomamente.
“We all know the melody” (tutti conosciamo la melodia) di Brandon O’Brien, di Trinidad e Tobago, racconta il tentativo di organizzare una resistenza all’ingiustizia a partire dal coinvolgimento personale, quando i protagonisti decidono che non è giusto chiudere gli occhi per continuare una vita tranquilla.
In “Chicken time” (l’ora dei polli) di Hal Y. Zhang un governo totalitario abolisce l’uso degli orologi, costringendo a misurare il tempo… con il canto del gallo; ma i protagonisti hanno salvato dalle requisizioni un orologino da polso Disney.
“Notes on the supply of raw material in the body market” (note sul rifornimento di materie prime nel mercato dei corpi) del cileno Rodrigo Juri è ambientato in un Cile distopico, in cui il protagonista Bayron è stato trasformato in un cyborg.
“The Sisterhood of the Eagle Lion” (la sorellanza del leone-aquila) di Sam J. Miller è la storia della piccola rivolta di un gruppo di amiche contro l’influenza e le capricciose imposizioni di una di loro.
“The turnip Golem” (il golem rapa) di Dianne M. Williams è una breve fantasia intorno a un essere nato dalla buccia delle rape.
“Today is the first day of the rest of your life” (oggi è il primo giorno del resto della tua vita) di Meridel Newton racconta di una coppia di artisti LGBT che riesce a evitare l’arruolamento nell’esercito di una Terra retta da un governo militarista che ha colonizzato anche altri pianeti.
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