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Riccardo Muzi

Trama: In una una piccola chiesa dello stato di New York un pastore, ex cappellano militare, mentre affronta i suoi fantasmi (la morte del figlio e la separazione dalla moglie) incontra una donna incinta, moglie di un ambientalista radicale.

Commento: C’è una canzone in First Reformed che riempie un vuoto che nel film sembra incolmabile  

Protect the wild, tomorrow’s child
Protect the land from the greed of man
Take out the dams, stand up to oil
Protect the plants and renew the soil

… Who’s gonna stand up and save the Earth?
Who’s gonna say that she’s had enough?
Who’s gonna take on the big machine?
Who’s gonna stand up and save the Earth?

È un brano di Neil Young con liriche estremante chiare: viene descritto ciò che ci sarebbe da fare “senza se e senza ma” e in più vi si trova un breve questionario esistenziale che somministra domande cruciali; esattamente le mancate risposte a quelle domande rappresentano il fulcro narrativo del film.

I più attenti al cinema di Paul Schrader dicono che le sue intenzioni artistiche sono sempre rivolte alla riflessione, all’approfondimento di alcune tematiche come la fede, la superbia e la grazia, e raramente si sono soffermate sulla ricerca di risposte; anche First Reformed sembra rispettare questo atteggiamento, ma fino ad un certo punto.

La pellicola si aggira dalle parti della disperazione e riflette sull’assenza di speranza di  un futuro migliore. Drammi umani si incrociano e si sovrappongono: da un parte un pastore protestante che non riesce più a pregare, con alle spalle la perdita di un figlio e la conseguente separazione dalla moglie, dall’altra un giovane attivista ambientalista che, invece, non vuole che la compagna dia alla luce il loro bambino perché destinato a vivere in un mondo ormai indirizzato inesorabilmente verso la catastrofe climatica.

Due figure che potrebbero provare a camminare su una linea comune di mutuo soccorso, uno bisognoso dell’altro, come se le loro tragedie personali fossero complementari. La vicenda però si avvolge soprattutto sul pastore che non riesce a collocare nel suo animo la distrazione di un Dio incurante dello sfascio ambientale sulla Terra, la sua creatura.

A chi possiamo affidare le nostre speranze? A Dio? Eppure lascia che il mondo venga distrutto. All’umanità? Eppure “i potenti” sono incuranti delle devastanti conseguenze dovute all’inquinamento e alle scelleratezze di un sistema economico predatorio. Inoltre, “i non potenti” sono in balia delle loro beghe quotidiane e non mostrano interesse. Chi è preoccupato per il destino della Terra e commette azioni di disturbo per segnalare il precipizio dietro l’angolo sembra un pazzo, uno che è andato fuori di senno, un terrorista.

Allora, come si sfugge alla disperazione?

Il finale, onestamente non all’altezza del resto dell’intreccio, suggerisce una soluzione troppo romantica. Così facendo il regista tradisce un po’ se stesso e il pathos accumulato non riesce a detonare completamente.

Invece la domanda rimane e continua a pesare sull’animo dello spettatore.

First Reformed parla di grandi e quasi insanabili solitudini, racconta come l’isolamento dal resto della comunità è il germe dal quale può proliferare l’assenza di speranza e mostra come il contatto con l’altro può allontanare la disperazione, ma anche farla esplodere. Non siamo nel banale campo “dell’unione fa la forza”, ma di una profonda riflessione sulle relazioni umane capaci di sprigionare innumerevoli e variegate imprese, non ultima quella di arricchire il nostro esistere, rendendoci anche più consapevoli sul da farsi per affrontare il futuro, anche quello più tetro.

Crediti: Paese di produzione: Stati Uniti d’America; Anno: 2017; Durata: 108 minuti; Regia, soggetto e sceneggiatura: Paul Schrader. Cast: Ethan Hawke, Amanda Seyfried,  Cedric Kyles, Victoria Hill, Philip Ettinger.

Nota sul regista: Paul Schrader viene considerato uno dei registi e sceneggiatori più rappresentativi della Nuova Hollywood, periodo cinematografico di stampo statunitense che ebbe inizio alla fine degli anni ’60 con film come “Il Laureto” e “Easy Rider”. Sceneggiatore di “Taxi Driver”, Schrader in veste di regista firma pellicole del calibro di “Hardcore”, “American Gigolo” e “Affliction”.

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