di Marco Melis
Credo sia stato il 2019 l’anno in cui la teoria della Terra piatta ha acquisito maggiore popolarità social, almeno nell’ambiente social italiano. Una popolarità negativa, legata più che altro all’ilarità che l’argomento riusciva, e ancora riesce, a suscitare. C’è stato un momento in cui i piccolissimi gruppi di terrapiattisti italiani venivano contattati da youtuber e programmi televisivi per gettarli in pasto a spettatori di tutte le fasce di età, che si domandavano ridendo come si potesse credere a tali teorie.
Non credo di avere mai riso di gusto di questa teoria, che ora riesce persino a farmi tenerezza, e a farsi rimpiangere, insieme a quella dei rettiliani e alla teoria degli antichi astronauti, che venivano divulgata sui blog agli angoli del web da qualche attempato fan di Peter Kolosimo.
Ricordo anche che il me sedicenne del tempo era quasi riuscito a farsi sedurre da quelle teorie che vedevano gli alieni come ospiti fissi e invisibili del pianeta Terra (la mia fame di fantascienza a quanto pare aveva già iniziato a farsi sentire: una volta ero persino entrato in libreria chiedendo un libro di David Icke). Poi tra le tante cose negative internet è riuscito a regalarmi anche un raziocinio che nella vita reale nessuno mi ha mai insegnato, e che oggi scopro essere raro, e anzi è esattamente il salvagente di cui ogni utente social dovrebbe disporre.
Le vecchie teorie del complotto dei blog sono state totalmente divorate dalla propaganda fascista dei social, che ingloba in modo particolare quelle che più si prestano al sistema ideologico che vogliono imporre, come un mostro dalle mille braccia che raccoglie proseliti ovunque sia possibile. Potremmo pensare al fenomeno MAGA, eleggendolo come l’esempio di maggiore successo, ma in verità credo che esistano movimenti di propaganda molto più subdoli e promiscui che subiamo, anche in Italia e a livello europeo, a cui si dovrebbe dare un nome per poterli disinnescare meglio. Il fatto che parliamo così tanto di Charlie Kirk e abbiamo parlato così poco di Melissa Hortman potrebbe essere un segno. Anche il conflitto tra Russia e Ucraina, Israele e Palestina, appaiono molto polarizzati sui social, sicuramente molto più di quanto lo siano nel mondo reale.
La propaganda fascista oggi tiene in pugno almeno un terzo del mondo occidentale. Lo fa pubblicando notizie false o distorte, letture politiche molto fantasiose di accadimenti reali, e soprattutto raffiche di commenti da parte di profili fittizi, acquisto di pagine con un alto numero di utenti per modificarne il contenuto, accordi con i content creator delle piattaforme, in grado di raggiungere e fidelizzare un alto numero di iscritti, soprattutto giovani. Si tratta di bombe silenziose, quotidiane, ma potentissime per le menti di quei naufraghi che viaggiano senza salvagente scrollando quel grande far west che è internet.
Certamente l’estrema destra finora è stata molto più abile nel leggere e manovrare la realtà rispetto alla controparte. Sarà pur sbagliato pensare che la percezione del mondo social sia speculare a quella della società, ma esistono dei luoghi in cui le verità vengono fabbricate, e ora il luogo è il web.
La più grande teoria del complotto è promiscua, frammentata, ibrida, anche perché proviene da fonti diverse, ma la stiamo vivendo ora, con centinaia di milioni di persone che si ingollano ogni tipo di teoria fabbricata su impulso dei mandanti. E non basta affatto restare lontani dai media per disfarsene, perché i mezzi plasmano le persone, i mezzi e le informazioni diventano persone, con il risultato che non è possibile isolarsi in una bolla per rimanere immuni.
È uno di quei fenomeni che mi spingono a mettere in dubbio il concetto di libero arbitrio.
Marco Melis


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