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«Ogni anno, l’umanità produce oltre 460 milioni di tonnellate di plastica. Metà è progettata per scopi monouso, usata una volta e gettata via. Entro il 2050, potrebbe esserci più plastica nell’oceano che pesce». (Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu)


Il termine Plasticene, riportato fra i neologismi dalla Treccani, si riferisce all’epoca iniziata negli anni Cinquanta del Novecento e caratterizzata dall’inquinamento da plastica non biodegradabile.

Anno dopo anno, una grande quantità di queste plastiche finisce in mare. L’80% di esse viene portato dai fiumi e – contrariamente a quanto si è creduto per molto tempo – soprattutto da moltissimi fiumi medio-piccoli.

I paesi che contribuiscono di più all’inquinamento si trovano nel Sud-est asiatico e hanno un gran numero di città affacciate sul Pacifico; le Filippine sono al primo posto e riversano in mare il 36% della plastica marina totale.

Le ragioni di questa situazione sono la mala gestione dei rifiuti, la presenza di molte isole con numerosi fiumi e le forti piogge.

Oltre alle bottiglie di plastica e ai loro tappi, agli spessi flaconi tipo shampoo e alle pellicole alimentari, vanno tenute presenti le microplastiche e le nanoplastiche derivate dalla loro degradazione. Sono proprio queste ultime che ritroviamo nei pesci, nei gamberi, nelle cozze, ma anche nel sale, nella birra e nel miele. Trovarle persino nell’acqua in bottiglia è una surreale chiusura del cerchio.

Le microplastiche sono state rinvenute nell’organismo umano (fegato e reni), nella placenta e nel liquido seminale. Uno studio recente le ha trovate anche nel nostro cervello.

In che modo possiamo salvarci?

Dal 2022 in poi, fra gli stati membri dell’Onu si sono svolti numerosi cicli di incontri multilaterali sul tema; un ulteriore e forse risolutivo incontro è previsto a Busan, in Corea del Sud, dal 25 novembre al 1° dicembre 2024.  Speriamo.

Nel frattempo, c’è chi ha deciso di rimboccarsi le maniche e darsi da fare: Diego Saldanha, un cittadino brasiliano preoccupato dai rifiuti di plastica che intasano i fiumi di Rio de Janeiro.

Con materiali riciclati, Diego ha costruito una eco-barriera per bloccare i rifiuti e, da solo, ha rimosso più di 15 tonnellate di rifiuti da un fiume. Seguendo il suo esempio, la comunità locale ha collaborato con impegno e ora numerosi volontari lo aiutano regolarmente.

Grazie alla semplicità e al basso costo, il progetto è replicabile ovunque ed è perfetto per comunità con poche risorse.

L’azione di Diego dimostra che una sola persona può fare la differenza, e anche che l’esempio coinvolge la gente più di ogni discorso astratto.

Guardate l’impegno e la creatività di Diego Saldanha e della gente che lo aiuta.

(Grazie a Romina Braggion per avermi inviato notizie di Diego Saldanha)

Silvia Treves

Fonti

https://www.geopop.it/l80-di-tutta-la-plastica-nei-mari-proviene-dai-fiumi/

https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/tools-della-salute/glossario/inquinamento-da-plastiche-e-microplastiche?


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