Loris Martino
In cosa consiste la natura di un movimento? Vorrei iniziare ponendo questa domanda, poiché proprio sui più recenti si basa la filosofia del mio blog (anche Instagram) e i suoi temi, fra cui il metamodernismo e, appunto, il solarpunk, caratterizzati da una rinnovata sensibilità etica verso l’esistenza umana e l’ambiente in cui si svolge.
Un movimento, in tutte le sue accezioni, deve avere una caratteristica fondamentale per esserlo davvero: qualcosa attraverso cui muoversi. Ora, in fisica, dove si considerano i corpi, questo è ovviamente lo spazio. Parlando del solarpunk, invece, il mezzo attraverso cui si compie la sua essenza cinetica è la cultura, intesa in senso antropologico; quindi la filosofia, l’arte, la scienza, la spiritualità e le loro manifestazioni sociali nella storia. È attraverso di essi che un’idea può evolvere e diffondersi, evitando la staticità di un semplice pensiero qualunque, come ne abbiamo circa 70.000 al giorno.
In particolare, esiste una forma culturale, che poi è una somma di diverse, basata proprio sul volere trasmettere idee in maniera più dinamica possibile: il cinema. Diceva Ennio Flaiano, “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile” (v. “Il cinema per me: nascita ed evoluzione“)
Questa può essere una delle ragioni in grado di spiegare la sua enorme popolarità e influenza raggiunta in poco più di un secolo dalla nascita, confutando la tesi del “padre” Louis Lumière, secondo cui non avrebbe avuto futuro. Si consideri anche la crescita esponenziale negli ultimi decenni di mass-media, globalizzazione e tutto ciò che ha contribuito a creare un mondo sempre più connesso e, appunto, dinamico. I film si configurano quindi come un ottimo strumento al servizio del solarpunk, nonostante non esista attualmente una vasta gamma di opere cinematografiche consapevolmente basate su di esso. Per comparare, la letteratura presenta un filone equivalente più compatto e sviluppato, anche se sempre minoritario, complice forse la nascita molto recente del movimento.
Tra i pochi esempi nel cinema, bisogna citare due anime giapponesi dai toni fantasy, i cui temi vertono particolarmente in tale direzione, ovvero Nausicaä della Valle del vento e Principessa Mononoke di Miyazaki Hayao. Li analizzerò in ordine dei loro diversi anni di produzione, rispettivamente 1984 e 1997, cercando di esprimere la sensibilità solarpunk di cui si fanno portatori, ancora prima che si parlasse in questi termini.
Principessa Mononoke, ambientato in un Giappone del tardo periodo Muromachi versione fantasy, racconta in modo mitico la lotta tra i guardiani sovrannaturali di una foresta e gli umani che, sfruttandone le risorse, la stanno distruggendo. Un giorno Ashitaka, guerriero Emishi, riceve una maledizione dopo aver salvato il suo villaggio dalla furia di Nume cinghiale, impazzito dall’ira. Destinato a morte certa, il giovane abbandona il villaggio per evitare che il maleficio ricada su tutti gli abitanti. Durante il suo viaggio per liberarsi dalla maledizione, si ritroverà immischiato in una guerra tra umani e divinità. È qui che incontrerà le due acerrime nemiche Eboshi, padrona della città del ferro, e San, la principessa spettro. L’umana vuole distruggere il bosco delle divinità, mentre la ragazza lupo cerca di combatterla.
I temi principali del film sono riassumibili nei rapporti di contrasto e armonia instaurati fra l’uomo e la natura, l’uomo e gli altri umani, l’uomo e sé stesso.
Miyazaki è innovativo nel rappresentare la natura come una forza attiva, da non sottovalutare, mentre il progresso cerca di contrastarla. Tuttavia, il conflitto non è inevitabile. Esplicativo di questo è il rapporto tra Ashitaka e San, che concretizza un inizio di risoluzione. Ritorna il tema solarpunk dell’ambientalismo e del futuro sostenibile, interconnesso con la natura a cui aspira.
L’uomo è, poi, insieme protagonista e antagonista assoluto dell’opera, visto l’accordo/disaccordo che si genera fra i vari gruppi umani presenti nella trama, dovuti soprattutto ai diversi metodi di raggiungere i loro obiettivi. Si veda la guerra in “Iron Town” quando l’esercito di Jiko-bô, monaco avido e manipolatore, si rivolta contro le forze di Lady Eboshi, tentando di conquistare la città. Ciò richiama la necessità del transculturalismo, corrente di pensiero associata al solarpunk (v. We must reclaim solarpunk from authoritarian regimes), a favore di una continua interazione fra diverse culture, in opposizione quindi al nazionalismo, con la sua pretesa di imporre una cultura considerata superiore in senso assoluto a scapito delle altre.
Oltre ad affrontare i due aspetti già delineati, riconducibili all’alterità, il singolo deve vedersela con il proprio sé, riportando qui una dicotomia che penso sia superata ma rende l’idea. È quasi un truismo, soprattutto riflettendo nell’epoca attuale, la presenza di lotte all’interno di ogni individuo, le quali condizionano le nostre interazioni con il mondo esterno. I personaggi principali di Principessa Mononoke non fanno eccezione. Ashitaka combatte contro la maledizione che cresce nutrendosi di rabbia; San è divisa fra il suo essere umana e l’odio verso i simili dovuto al legame con la natura, minacciata dagli uomini. Alla fine, entrambi trovano una risoluzione ai loro drammi interiori, anche se parziale: San non riesce a perdonare del tutto gli uomini, ad esempio.
In un’ottica solarpunk, il tema appena descritto (un altro dei fondamenti del mio blog) è declinabile nel rifiuto del pessimismo: creare un ambiente umano via via migliore, sia esso personale o sociale, è possibile, senza cadere nella trappola di mirare a livelli utopici, e perciò fissi e prematuri. Accettando la nostra condizione odierna e impegnandoci a migliorarla, infatti, è possibile gestirne le componenti negative, affinché esistano in misura minore o diversa domani.
Nausicaä della Valle del vento invece ci parla di un futuro in cui, a seguito di un cataclisma che ha sconvolto il pianeta, una foresta tossica ne ha ricoperto la maggior parte della superficie. Come se non fosse già abbastanza apocalittica la situazione, una nuova guerra sta per esplodere fra le varie nazioni sopravvissute. Il regno della Valle del Vento, governato da Jihl, padre della Principessa Nausicaä, è una delle poche zone ancora popolate. La Principessa, grazie alla stima della sua gente e alla conoscenza della natura, cercherà di riconciliare l’umanità e la Terra, nonché gli umani.
Vengono esplorate nuovamente le tematiche ambientaliste ed esistenzialiste individuate nell’anime precedente, con le dovute differenze di forma (più che di contenuto). Forse per trovarne di differenti bisognerebbe ricercare molto più approfonditamente, ed esulare dal contesto in cui vorrei rimanere. Perciò la mia analisi verterà su ulteriori significati comuni ad entrambi i film, sempre relativi al solarpunk, con riferimenti questa volta alle scene del secondo.
Una fonte da consultare per ottenere le informazioni mancanti è il saggio di Gwendolyn Morgan intitolato Apocalyptic Environmental Visions in Miyazaki’s Nausicaä of the Valley of the Wind and Princess Mononoke. Fra le sue pagine troviamo il concetto, citato precedentemente, della spiritualità. Una spiritualità, quella espressa da Miyazaki, non affiliata in particolare a nessuna religione, e allo stesso tempo in grado di estrapolare riferimenti dalle più svariate tradizioni. Nausicaä si sacrifica per salvare un cucciolo di Ohmu (grandi insetti della foresta), restaurando l’armonia fra la natura e l’umano grazie al suo intervento quasi da messia e martire cristiana.
Spirituale non è però solo ciò che richiama le religioni, ma anche il rapporto di noi tutti con il mondo (v. l’articolo scritto da altrə due solarpunker che conosco, pubblicato sul mio sito). Dietro alle azioni di Nausicaä c’è proprio il desiderio di ripristinare questo equilibrio, evidentemente spostato verso l’individuo nella società occidentale moderna, nella quale l’agentività e la vitalità del non-umano viene negata a favore di un antropocentrismo sconsiderato.
Il resto del saggio discute la relazione di mutua dipendenza tra la nostra specie e la natura: se si distrugge quest’ultima, tanto peggio per la prima. Semplice. Tuttavia la direzione presa dalla civiltà ci avvicina sempre più alla “mezzanotte”. Solo la consapevolezza della situazione può salvarci, unita a un intervento mirato a uscire dalla nostra zona di comfort e a sfidare lo status quo.
Esemplificativa è la somiglianza della foresta tossica alle città del Giappone bombardate dagli ordigni nucleari, simbolo di un ingegno umano spintosi troppo oltre, e che ora fatica a rimediare.
Concluderò con alcuni pareri personali. In generale non ho visto molti anime, preferisco gli attori in carne ed ossa e le location realistiche. Però i due film hanno saputo colpirmi in virtù della carica espressiva di alcune scene, soprattutto se al centro vi sono le relazioni fra i personaggi. Ho trovato molto interessanti le questioni sollevate, probabilmente perché combaciano con quanto sento importante e attuale. Più opere simili riusciranno a veicolare tali messaggi, più il movimento solarpunk potrà aggirandosi nel mondo, come il fantasma di due secoli fa, e cambiare in meglio tutto ciò che può.
Loris Martino
Loris Martino è nato a Sanremo (IM) nel 2003, quando la cultura metamoderna si stava appena affermando. Dopo un’infanzia che definisce “mediocre, con qualche esperienza significativa (soprattutto viaggi in giro per il mondo e campi scout, durante il lockdown per la pandemia COVID-19 incomincia a interessarsi alla psicologia e ad altre scienze umane, e si appassiona di cinema. Partecipa a produzioni locali di cortometraggi e matura l’idea di fare l’educatore nella vita e di sviluppare una propria filosofia (a volte attraverso lunghe ed estenuanti ricerche e riflessioni). Attualmente studia Scienze dell’educazione a Torino a studiare scienze dell’educazione, e gestisce il blog personale Meta Me.
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