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Idee per scrivere Solarpunk

Questa rubrica periodica raccoglie idee da riviste e pubblicazioni scientifiche, un archivio a disposizione di chi vuole scrivere letteratura solarpunk, ma anche semi per chi ama la lettura e per chiunque si interessi a ciò che può cambiare in meglio il nostro futuro.

di Silvia Treves

L’industria del cemento ha un’impronta di carbonio tra le più pesanti del mondo e getta in atmosfera quasi tre miliardi di tonnellate di CO2 ogni anno. È ovvio che molti gruppi di ricerca stiano studiando come renderla più sostenibile.

Tra questi studi, due sono molto interessanti e potrebbero ridisegnare le città in maniera decisamente più green.

Al Worcester Polytechnic Institute (WPI), del Massachusetts un team di ricerca guidato da Nima Rahbar ha creato un tipo di calcestruzzo capace di autorigenerarsi riparando le crepe con la COatmosferica.

Il calcestruzzo è il materiale da costruzione artificiale più usato al mondo, un componente che si trova ovunque, dai ponti ai grattacieli, dai marciapiedi ai parcheggi. A suo modo è fragile, sensibile agli sbalzi termici, alla salsedine, all’esposizione all’acqua. La sua integrità strutturale va  (o andrebbe, come testimoniano avvenimenti italiani recenti) monitorata continuamente, e  riparata.

I ricercatori del WPI stanno utilizzando un enzima presente nei globuli rossi per creare un calcestruzzo  quattro volte più durevole di quello tradizionale.

Se le piccole crepe possono essere riparate automaticamente al primo avvio, non si trasformeranno in problemi più grandi che necessitano di riparazione o sostituzione” spiega Rahbar. Il suo team ha scelto una soluzione quasi fantastica: l’autorigenerazione. Per centrare l’obiettivo ha utilizzato l’anidrasi carbonica,  un enzima presente nei globuli rossi che trasferisce rapidamente la CO2 dalle cellule al flusso sanguigno.

L’anidrasi carbonica viene aggiunto al calcestruzzo in polvere, prima che venga miscelato. Fino a che la struttura resta integra, rimane  silente, ma quando si forma una crepa, l’enzima viene a contatto con la CO2 atmosferica e la induce a formare cristalli di carbonato di calcio simili alla matrice del calcestruzzo, che riempiono la crepa e la riparano, sigillando il materiale. Le crepe su scala millimetrica vengono riparate in 24 ore.

Fonte: WPI Journal

Anche il secondo studio, condotto  da Respyre  e rilanciato negli ultimi giorni da diverse testate italiane che si occupano di sostenibilità,  è molto suggestivo e, dopo un periodo di rodaggio ormai giunto al termine,  potrebbe cambiare il volto delle nostre città.

Il lavoro si concentra su un “ecocemento bio-ricettivo” che potrebbe dare una spinta ulteriore all’uso, non sempre possibile, di installare verde pensile e giardini sui tetti per scongiurare il pericolo delle isole di calore cittadine.

Il progetto ha accoppiato due insiemi dalle caratteristiche  molto promettenti: quelle del calcestruzzo e quelle del muschio.

È necessario un calcestruzzo con adeguate caratteristiche di porosità, ritenzione di umidità, acidità e, questo è molto importante, di nutrienti inclusi nella miscela. Il muschio, dal canto suo,  è adattissimo per creare facciate verdi: mentre i rampicanti forniti di radici  sono invasivi e  richiedono molte sostanze all’ambiente su cui crescono, il muschio è privo di radici e possiede rizoidi che servono soprattutto da adesivo, mantenendo le facciate perfettamente integre.

Secondo Rinnovabili.it, la miscela elaborata da Respyre può essere applicata su una superficie esistente o incorporata direttamente in un nuovo prodotto. Dopo l’indurimento, il calcestruzzo bio-ricettivo crea uno strato superficiale particolarmente adatto alla crescita del muschio.

Una volta applicato sulla superficie, il biocemento facilita la crescita del muschio senza particolari accorgimenti e, in un paio di mesi, l’intera superficie del calcestruzzo sarà coperta di verde. L’intera facciata dello stabile  si trasformerà  in un prato verticale che si alimenterà poi da solo, con le piogge. Con l’aggiunta di sostanze nutritive si può anche accelerare il processo e tutto senza sistemi di ancoraggio, necessari invece per i giardini pensili.

Fonte: Rinnovabili.it e Respyre 

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